Categorie: Attualità

Superbonus, previsto lo stop: “Appartamenti a rischio pignoramento”

Superbonus, il blocco del beneficio ha scaturito vari problemi, mettendo in difficoltò non solo le imprese, ma adesso anche gli appartamenti, che corrono il rischio del pignoramento.

Con una nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze il Governo ha voluto rassicurare sulla questione del blocco del Superbonus.

Il suo stop è stato previsto per tutelare i conti pubblici nel corso del 2023, ma è anche vero che tale previsione mette a rischio non solo le imprese del settore edilizio, ma anche i condomini, chiamati a pagare cifre alte e nel caso in cui il debito non fosse pagato, le loro case sarebbero soggette a pignoramento.

Blocco dei lavori e rischio pignoramento

Il blocco del credito garantito per avviare i lavori di ristrutturazione a costo zero, ha sollevato parecchi problemi non solo alle aziende (50 mila rischiano il fallimento), ma anche per le famiglie che adesso si ritrovano in difficoltà nel trovare la somma necessaria per affrontare gli oneri dei costi.

Le famiglie che hanno deciso di intraprendere i lavori di ristrutturazione per gli immobili, usufruendo del superbonus 110%, adesso non hanno i soldi necessari per pagare l’ eventuale debito che non pensavano di dover contrarre, proprio perché coperti dal superbonus.

Lo scenario futuro, se non si trovano soluzioni da attuare adesso, è spaventoso, perché molti proprietari, già da settembre del 2023, rischiano il pignoramento delle proprie case, che potranno finire all’asta. La beffa è che tale perdita sarà dovuta alla fiducia che i cittadini hanno riposto nello Stato.

La situazione attuale mette – ha detto l’architetto Giulia Latessa– a serio rischio la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano. Cantieri interrotti che rischiano di non ripartire mai più, insieme a progetti presentati e non più realizzabili, ci restituiscono una visione futura del tessuto urbano ben peggiore di quella che avremmo dovuto, e voluto, consegnare ai nostri figli“.

Le imprese che hanno avviato le dovute procedure legali sono già migliaia e si stima che almeno 50mila di esse rischiano di perdere 500mila posti di lavoro.

 

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