Spostandosi da una città italiana all’altra, da un ateneo all’altro, si apprende di diverse leggende metropolitane e superstizioni studentesche, tutte parecchio curiose. Si racconta che da determinati comportamenti possa dipendere il buon esito di un esame o persino il conseguimento della laurea. Quali? Ecco i “riti” più o meno bizzarri, magari non credibili ma ben noti agli studenti delle diverse università della Penisola.
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Non bastano gli appunti, non sono sufficienti le sottolineature, le mappe concettuali e le continue ripetizioni. Nel corso degli anni d’università, alcuni studenti seguono con scrupolo un proprio rito scaramantico, convinti che questo possa influire, per esempio, sull’esito di un esame. Ma esistono superstizioni e leggende che legano un’intera comunità accademica. E poco importa quanto risultino credibili, questi racconti finiscono per identificare un ateneo ed imporsi, più in generale, in ciascuna città.
Da Milano a Catania, passando per Bologna, Firenze e Napoli: ecco cosa si vociferi porti sfortuna o fortuna agli universitari.
Fin dai primi giorni di lezione, a qualsiasi matricola viene riferito del più celebre rito scaramantico: quello nato e sopravvissuto all’interno dell’università, ritenuto sempre fondamentale per la “sopravvivenza”.
I nuovi studenti della Statale di Milano, per esempio, apprendono bene presto che non è bene passare dalla porta di mezzo del cortile del Filarete e incrociare lo sguardo della statua di Minerva.
Frequentare l’Università “Luigi Bocconi” significa ricevere disposizioni diverse. Con l’obiettivo di scansare la sfortuna, a questi studenti viene sconsigliato di accedere alla sede vecchia, in Via Sarfatti, passando in mezzo alle due statue di leoni che fiancheggiano l’ingresso centrale.
Altra credenza legata all’attraversamento di alcuni spazi è riservata agli iscritti all’Università Cattolica del Sacro Cuore: questi sarebbero tenuti a non passare tra le colonne dell’ingresso principale, almeno fino al giorno della laurea.
Si resti in Lombardia, per riferire delle superstizioni tutte universitarie da collegare a Brescia, dunque all’ateneo della città. Qui agli studenti, evidentemente scaramantici al pari di altri, si raccomanda di non attraversare l’arco di Corso Zanardelli per non esser colpiti dalla sfortuna.
Spostiamoci in Emilia-Romagna, più nello specifico a Bologna, per scoprire altri riti scaramantici noti agli universitari. In questo caso gli studenti devono star bene attenti a come si muovono in città. Mentre qualsiasi turista arrivato a Bologna è invitato a salire i ben 498 scalini interni alla Torre degli Asinelli per godere di una vista unica, gli studenti che desiderano portare a termine il proprio percorso di studi devono assolutamente evitare di visitarla. Di fatto la leggenda vuole che salire sulla Torre degli Asinelli voglia dire rinunciare ad indossare la corona d’alloro.
Ma non solo. Risulta essere uno “scaccia laurea” anche la scelta di attraversare in diagonale la celebre piazza Maggiore.
Il divieto di visita ad un monumento-simbolo della città in cui si studia non sarebbe appannaggio esclusivo della città di Bologna. A Torino si racconta che gli universitari desiderosi di diventare dei laureati non dovrebbero mai salire sulla Mole Antonelliana prima della data della proclamazione.
Conta un ricco repertorio di superstizioni studentesche anche la città di Padova. Nel resto d’Italia forse non si sa che chi sceglie di intraprendere un percorso di studi qui dovrebbe stare ben lontano dalla colorata Cappella degli Scrovegni: secondo una tradizione consolidata, una capatina prima della laurea porterebbe sfortuna agli studenti.
Altra leggenda vuole che la laurea resti soltanto un sogno nel cassetto per quanti, almeno una volta, hanno saltato la catena del Bo dell’ingresso centrale dell’ateneo.
I più attenti alla media dovranno, infine, tenere bene a mente un detto: “Chi guarda il Brenta non prende trenta!“.
Non meno superstiziosi gli studenti dell’università di Firenze. In questo caso le principali raccomandazioni sono rivolte ai laureandi, ad un passo dall’agognato traguardo. Se non si vuol rischiare di non discutere la propria tesi, bisognerà stare alla larga dal campanile di Giotto. Secondo la leggenda, l’inaccessibilità andrebbe collegata al fatto che il maestro per primo non riuscì a portarne a termine il progetto, a c’entrare il proprio obiettivo.
Allontanerebbe il giorno della laurea anche la visita al Duomo, più in particolare quella della vetta della cupola per chi ha scelto di studiare Architettura.
Leggende che accolgono la parola “studenti” aleggiano anche sulla città di Pisa. Una di queste vuole che gli studenti non debbano passare sotto l’arco che collega piazza dei Cavalieri a Via Dalmazia/Via Martiri.
Ma non è tutto. Si vocifera anche che salire sulla nota Torre inclinata “trasformerebbe” in studenti fuori corso. Quanto ritardo comporterebbe questo scellerato gesto? Tanti anni quanti sono i giri da compiere prima di arrivare in cima alla torre!
Eppure sarebbe sempre possibile rimediare, rovesciare l’epilogo del proprio percorso di studi apparentemente segnato. Si consiglia ai poveri ignari che hanno inconsapevolmente compiuto una di queste azioni di accarezzare il basso rilievo in bronzo raffigurante una lucertola che “abita” la porta centrale della Cattedrale cittadina e a cui si affidano anche i maturandi.
In alternativa è possibile raggiungere la fontanella del “gobbino”, in piazza dei Cavalieri, e toccare appunto la gobba. In tal modo, secondo la leggenda, lo spettro della sfortuna cederà il passo alla certezza di ottimi risultati accademici.
E poi, ancora, Siena: città celebre, tanto in Italia quanto all’estero per il tradizionale palio, ma in cui c’è spazio anche per racconti e riti scaramantici. Lo sanno bene gli studenti.
Secondo una leggenda, uno degli archetti ospitati da piazza del Campo è destinato a non far indossare la corona d’alloro. In realtà nessuno saprebbe con certezza quale sia l’archetto da non “attraversare” per nessun motivo al mondo: per non rischiare, dunque, si consiglia agli studenti universitari di star molto lontani da tutti quelli presenti in piazza.
Anche all’interno delle sedi degli atenei della capitale si tramandano riti scaramantici da osservare con rigore. Per esempio, a detta degli studenti dell’Università “La Sapienza” di Roma, studiare non basterebbe a superare un esame. Prima di affrontare docenti e assistenti, bisogna anche aver cura di non rivolgere lo sguardo alla statua della Minerva (nel cortile interno). Si vocifera, di fatto, che farlo porti sfortuna.
Anche a Napoli quotidianamente gli studenti fanno i conti con esami. Come superarli? Al generale consiglio di seguire le lezioni e passare ore sui libri, si affianca la raccomandazione di non visitare il Cristo Velato, la scultura ad opera di Giuseppe Sanmartino che si trova all’interno del Museo Cappella Sansevero. Anche in questo caso, le superstizioni si scagliano contro quelle tappe previste da ogni itinerario turistico che si rispetti.
Luoghi diversi, stessi riti. Anche a Bari è presente una statua di Minerva che tutti coloro che studiano dovrebbero temere, o almeno evitare.
Sebbene stavolta la statua sorga nell’atrio della sede del Dipartimento di Giurisprudenza, la “regola” da seguire resta identica a quella valida per gli studenti di Roma: mai guardala negli occhi… ne vale la laurea!
Resta da chiedersi se il capoluogo etneo resti estraneo a questi curiosi riti, a tali bizzarre ma affascinanti leggende. Tutt’altro: lo sguardo rassicurante dell’Elefante di piazza Duomo non basterebbe da solo a proteggere da insidie e sfortuna. Ne sono consapevoli gli studenti che, dunque tendono l’orecchio alle leggende metropolitane, e seguono riti scaramantici che variano da Dipartimento a Dipartimento. Per citarne due:
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