Metà degli studenti italiani affronta gli esami di maturità con scarse conoscenze matematiche. Di seguito i dati Istat relativi all'anno scolastico 2021/22.
I due anni che ogni cittadino ha alle spalle saranno ricordati per il resto della propria vita. Lockdown, pandemia, mascherine, tamponi e ospedali saranno sempre impressi nella mente di ognuno di noi. Il Covid ha portato molte sfortune sia economiche che umane e anche tra gli studenti italiani non sono mancate pecche importanti che hanno aggravato la situazione scolastica di alcuni di loro.
Infatti, l’Istat si è espresso sul crollo post Covid sul fronte delle competenze alfabetiche e matematiche dei nostri studenti. All’interno del Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, redatto dall’Istituto nazionale di statistica, risulta che nell’anno scolastico 2021/2022, la quota di ragazzi della quinta classe della scuola secondaria di secondo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente è stata del 48,5%, stabile rispetto all’anno precedente (48,2%) ma ancora distante dai risultati pre-pandemia, considerando il 35,7% registrato nell’anno scolastico 2018/2019.
Lo scorso luglio, dopo la fine degli esami di maturità, anche l’Invalsi era giunto a conclusioni simili. Infatti, Roberto Ricci, Direttore dell’Istituto Nazionale di Valutazione, ha rilevato, esaminando i compiti degli studenti che almeno “uno studente su due si diploma con scarse conoscenze matematiche”.
Infatti, il 49,9% non raggiunge i livelli minimi. Ancora l’Istat rileva che si tratta di percentuali allineate all’anno scolastico precedente (50,3%) ma anche in questo caso decisamente più alte rispetto ai livelli raggiunti nell’anno scolastico precedente alla pandemia (39,3% nel 2018/2019).
Sempre dall’Istat giungono buone notizie riguardante la dispersione scolastica. Infatti, quest’ultima pian piano si sta riducendo e la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica si è fermata al 12,7%, quindi in riduzione rispetto all’anno precedente, quando era del 14,2%.
Permangono, tuttavia, forti differenze tra i territori, con province del Sud ed in particolare delle Isole maggiori che continuano a fare ravvisare percentuali tre volte superiori alla media nazionale.
Una differenza importante, sempre secondo i dati Istat, si riscontra sui posti disponibili nei servizi per la prima infanzia pubblici e privati sul territorio italiano. In media, nell’anno educativo 2020/2021 hanno coperto in media solo il 27,2% dei posti per i bambini fino a 2 anni compiuti, con zone dell’Emilia Romagna che sfiorano ormai il 50%, mentre in diverse aree del Meridione non frequenta il nido nemmeno un bambino ogni dieci
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