Ogni anno, giorno 2 aprile, ricorre la giornata mondiale dell'autismo. Molti sono i bambini, adolescenti e adulti colpiti da tale patologia. La redazione di LiveUnict ha parlato del disturbo con la Dott.ssa Sciacca, esperta in questo campo.
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Dal 2008, ogni 2 aprile dell’anno ricorre la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, un giorno riconosciuto ufficialmente dall’ONU, in cui gli Stati membri delle Nazioni Unite possano lavorare sul tema per la cura, la ricerca e la diagnosi. Si tratta di una patologia che, specialmente nel corso degli ultimi anni, ha colpito numerosi bambini in età infantile. Come si riconosce questa sintomatologia?
Conosciuto anche come Disturbo dello Scettro Autistico (DSA), l’autismo si riferisce a un disturbo del neuro-sviluppo, caratterizzato dalla perdita di contatto nel relazionarsi con gli altri, da una mancata comunicazione e dal linguaggio. Le principali relazioni affettive e sociali comportano una rigidità negli affetti a questa sindrome, le cui forme variano dalle più lievi a quelle più gravi.
Per l’occasione, abbiamo parlato di questo tema con la Dottoressa Manuela Rosa Sciacca, logopedista, indicando l’età infantile più colpita, i principali disturbi legati alle forme lievi o gravi, fino ad arrivare alle reazioni suscitate tanto dai bambini quanto dai genitori.
I primi segnali allarmanti si possono già mostrare nei primi 6 mesi di vita fino ad arrivare in maniera più evidente ai 2-3 anni di vita. “È un’età in cui il bambino dovrebbe già essere in grado di comunicare e relazionarsi con gli adulti e i pari in maniera efficace” – afferma la Dottoressa Sciacca.
“L’entità e la gravità dei sintomi che spingono i genitori a rivolgersi agli specialisti sono: il ritardo del linguaggio o alterazioni dello stesso (ripetizioni continue di parole, movimenti di parti del corpo come sfarfallamenti delle mani); l’assenza di contatto oculare impedisce al bambino di rispondere se chiamato per nome; gioca da solo e in modo non funzionale; ha uno scarso o nullo interesse a relazionarsi con i propri coetanei”.
Si tratta di un disturbo che negli ultimi anni è aumentato del 10%, tuttavia il suo incremento è ancora sconosciuto ai neuro-scienziati. “Le varie ipotesi – dichiara la dottoressa – sono orientate verso una predisposizione genetica coadiuvata da fattori ambientali. Tutt’oggi non è stata ancora trovata una connessione diretta tra genoma umano e autismo; quindi, non è stato ancora individuato il gene responsabile. La ricerca è costantemente al lavoro per trovare una risposta a questi quesiti”.
Alla sintomatologia autistica sono collegata diverse forme di disturbo. Non è facile fare una distinzione, né tantomeno possono essere spiegate in poche righe. Tuttavia, per la definizione delle diagnosi, psicologi, medici e psichiatri si servono del DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), indentificando tre livelli di autismo: lieve, moderato e grave.
“Un livello di gravità 1 può essere ritenuto una forma di autismo lieve che necessita sicuramente di attenzione e risposte educative – commenta la Dottoressa -. Un esempio può essere la Sindrome di Asperger. L’individuo presenta schemi di comportamento ripetitivi, rigidi, legati alla routine, solitamente ha interessi ristretti e specifici e non mostra ritardi o limitazioni a livello cognitivo e di linguaggio: il livello intellettivo è infatti solitamente nella media o addirittura superiore”.
“Il terzo livello è la forma più grave di disturbo dello spettro autistico, in cui si osservano gravi deficit nelle abilità di comunicazione sociale verbale e non verbale. Una persona può conoscere poche parole, inizia poca interazione e, quando lo fa, utilizza approcci insoliti per soddisfare solo i bisogni e risponde solo ad approcci sociali molto diretti”.
“Altra caratteristica è l’inflessibilità del comportamento, l’estrema difficoltà ad affrontare il cambiamento o altri comportamenti limitati e ripetitivi interferiscono notevolmente con il funzionamento in tutti gli ambiti. Queste persone spesso lottano con eventi imprevisti che creano in loro una forte frustrazione e angoscia. Possono essere eccessivamente ipersensibili a particolari input sensoriali”.
“In generale – riflette la Dottoressa – si osserva la medesima sintomatologia in tutti i livelli ma la classificazione distingue i casi in lieve medio e grave in funzione dell’impatto che la sintomatologia ha sulla qualità di vita”.
Le esperienze e le problematiche dipendono dalla situazione e dalla gravità presentata dai bambini affetti dall’autismo. Molto spesso le reazioni non sono delle migliori, specialmente per i genitori. La stessa Dott.ssa Sciacca ha dichiarato che “tutti hanno un momento di sconforto e frustrazione, dovuto anche alla delusione delle proprie aspettative sulla vita dei propri figli oltre che la paura di come affrontare tutto”.
“Sono i bambini coloro che non hanno piena consapevolezza della loro condizione, oppure solo parziale, ma sicuramente risentono dell’ambiente in cui vivono e degli stati d’animo e della loro capacità di far fronte alle situazioni che si presentano, che potrebbero influenzare sia in positivo che in negativo l’andamento dello sviluppo del disturbo”.
“Si parla pur sempre di bambini, le cui condizioni sono definite speciali. L’ideale sarebbe avere sempre a disposizione dei professionisti che possano guidare bambini e genitori lungo il percorso della propria vita in tutti gli ambiti della società”.
Non esiste una vera e propria cura per l’autismo, “ma – conclude la Dottoressa – attraverso la terapia cognitivo comportamentale, la terapia logopedica, neuro psicomotoria e psicologica il bambino trarrà enormi benefici nel controllo dei propri sintomi migliorando la propria qualità di vita”.
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