In Sicilia tornano le processioni religiose. Si chiede, al contrario, di evitare fuochi d'artificio: ecco la ragione.
Anche in Sicilia tornano, seppur gradualmente, azioni e momenti tipici della situazione pre-pandemica. Dopo due anni di stop e alla luce della revoca dello stato di emergenza, a partire dalla domenica delle Palme, nell’Isola i cittadini dovrebbero poter di nuovo prender parte alle processioni religiose.
A sottolinearlo sono gli stessi vescovi di Sicilia che, al termine dei lavori della sessione primaverile della Conferenza episcopale siciliana. I dettagli sono stati esplicitati all’interno di una nota pastorale, indirizzata dagli stessi vescovi alle 1.053 confraternite presenti nell’Isola.
Il vertice della Chiesa siciliana ha sottolineato “l’urgenza dell’evangelizzazione” e l’obbligo di accogliere tra i propri membri persone che “non appartengono ad associazioni di tipo mafioso, non sono contrarie ai valori evangelici e non si sono rese colpevoli di delitti disonorevoli”.
Per coniugare il momento culturale con gli impegni della vita cristiana, le ConfrSiaternite “devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo, e la testimonianza di fede all’interno della comunità ecclesiale e nella vita quotidiana”.
Se le processioni dovrebbero, già a breve, tornare ad animare piccoli e grandi Centri siciliani, al momento si invita tutti a rinunciare ai fuochi d’artificio.
Dietro questo semplice gesto si cela un importante significato: i Vescovi chiedono di fare a meno di fuochi e “bombe pirotecniche” per le prossime feste (sia per la Domenica delle Palme che a Pasqua) per manifestare una generale compassione nei confronti del popolo ucraino.
“Non si potranno sparare i fuochi d’artificio mentre uomini e donne, anziani e, specialmente, bambini sono atterriti dal suono delle sirene e uccisi dalle bombe belliche – si legge nella nota pastorale – . In segno concreto di solidarietà, si invita a convertire il corrispettivo dei fuochi pirotecnici in aiuti umanitari ai profughi che saranno accolti nelle nostre Diocesi e nelle nostre Città”.
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