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Super Green Pass, niente cinema e ristoranti per i no vax: le ipotesi al vaglio

Super Green Pass: cos'è? L'Italia valuta il modello tedesco delle 2G, una doppia linea di certificazione: per chi è vaccinato e per chi non lo è. Le ipotesi.

Stretta sui non vaccinati per contenere la quarta ondata in Europa con il Super Green Pass. Questa la linea di molti paesi del continente e quella che presto potrà prevalere anche in Italia stando alle ultime notizie trapelate dal Governo. Proprie nelle prossime ore il Consiglio dei ministri varerà un nuovo decreto con tutte le misure per evitare nuove chiusure a ridosso del Natale. Un’eventualità che potrebbe causare il blocco della ripresa economica e pesare sul turismo.

Super Green Pass: le previsioni da Palazzo Chigi

I tecnici del Governo Draghi stanno lavorando per scrivere il nuovo provvedimento, ma l’impianto base è già tutto delineato, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che sarebbe ormai determinato a seguire il modello tedesco delle 2G, vale a dire il doppio binario per il certificato verde:

  1. un super green pass per vaccinati e guariti, che potranno accedere a ristoranti, cinema, teatri, piscine, palestre, stadi;
  2. un pass per chi ha scelto di non immunizzarsi, ottenibile con un tampone antigenico o molecolare, che consentirà di accedere solo ai luoghi di lavoro e ai servizi essenziali come supermercati e farmacie, oltre che a treni ed aerei.

Non ci possiamo più permettere – dice il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelminidi tornare alla stagione dei lockdown e dei ristori“. Una linea condivisa da quasi tutti i presidenti di Regione – alle critiche del governatore delle Marche Francesco Acquaroli si sono aggiunte quello del presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio secondo il quale “è inefficace e crea false aspettative” – e dalla maggioranza dei ministri, da Speranza a Franceschini, da Bonetti a Brunetta.

Chi non vuole vaccinarsi – ribadisce il titolare della Pubblica Amministrazione – dovrà fare casa e lavoro perché altrimenti metterebbe in pericolo gli altri“. Non si sono finora pronunciati i ministri leghisti e lo stesso Matteo Salvini, al termine dell’incontro con i governatori del Carroccio, ha mantenuto una posizione attendista, senza però dire no alla stretta e ribadendo il suo “secco no” al green pass per gli under 12 anni. “Si lavora con il governo con buonsenso, per evitare chiusure, eccessive complicazioni per gli italiani e messaggi allarmistici“.

Il dibattito intergovernativo: due nodi da sciogliere

Restano però aperte alcune questioni su cui il dibattito delle prossime ore dovrà prendere una chiara decisione. Il Consiglio dei ministri dovrà sciogliere sostanzialmente due nodi:

  1. da quando scattano le nuove misure;
  2. a partire da quale fascia di colore si applica il cosiddetto “super green pass.

Per quanto riguarda l’entrata in vigore, due sono le date sul tavolo: lunedì 29 novembre, quindi lunedì prossimo, o il primo fine settimana di dicembre. In entrambi i casi, comunque, le misure sarebbero già operative per la festa dell’Immacolata, con milioni di italiani che in quei giorni si sposteranno nelle località sciistiche. Quanto alle fasce in cui si applicherà il super green pass, l’ala rigorista del governo e buona parte delle Regioni vorrebbe che scattasse fin dalla zona bianca.

In sostanza, il doppio binario dovrebbe esserci a prescindere dalla situazione in cui si trova la Regione. Altri governatori e parte del governo ritengono invece che le misure debbano scattare dalla zona gialla. In ogni caso servirà una modifica della norma sul sistema dei colori per collegarla al super green pass, altrimenti al superamento di determinati parametri le limitazioni scatterebbero comunque. Sarà Draghi a fare la sintesi delle diverse posizioni.

Le decisioni già prese

Sarebbero stati invece sciolti i nodi politici sulle altre due misure che verranno introdotte con il nuovo decreto:

  1. la riduzione della durata del green pass, che passerà da 12 a 9 mesi;
  2. l’introduzione dell’obbligo della terza dose per i sanitari e il personale che lavora nelle Residenze sanitarie assistite.

Non ci dovrebbero quindi essere almeno per il momento né l’obbligo vaccinale per altre categorie, a partire da quelle più a contatto con il pubblico (forze di polizia, dipendenti della pubblica amministrazione e professori), né una riduzione della durata dei tamponi antigenici da 48 a 24 ore e dei test molecolari da 72 a 48 ore, interventi entrambi di cui si discute da giorni nella comunità scientifica.

Quanto all’obbligo della mascherina all’aperto, dovrebbe rimanere a partire dalla zona gialla, anche se a livello locale governatori e sindaci si stanno già muovendo: lo ha deciso l’Alto Adige, la ha stabilito il sindaco di Padova per il centro storico della città e lo sta valutando il primo cittadino di Firenze Dario Nardella.

I dati Agenas

L’andamento della curva epidemica registra ormai una piena quarta ondata in cui si trovano molti dei paesi europei, anche se l’Italia al momento non è particolarmente critica. I dati dell’Agenas registrano che in otto regioni sale la percentuale dei posti letto occupati nei reparti ordinari dai pazienti Covid e in sei aumenta quella delle terapie intensive. Il Friuli Venezia Giulia, con l’incidenza di 317 ogni 100mila abitanti, le rianimazioni al 15% e i ricoveri al 17%, ha superato tutti i parametri che fanno scattare la zona gialla.

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