L'Università di Catania vanta una storia unica: nonostante molti documenti siano andati perduti, è possibile consultarne alcuni online. Come? Di seguito tutte le curiosità e le informazioni utili.
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L’Università di Catania non solo è la più antica università della Sicilia, ma lo è anche tra le più antiche in Europa. È stata fondata, infatti, il 19 ottobre 1434, quando Alfonso d’Aragona diede il Placet alla sua creazione: tuttavia, le attività iniziarono soltanto nel luglio del 1445. Molti dei documenti originali sulla storia di questa università sono andati perduti, ma sapevate che online è possibile consultare dei volumi manoscritti sulla sua fondazione?
Gli “Statuta et privilegia almae Universitatis Catanae” sono tre manoscritti, cartacei e con copertina pergamenacea, che rappresentano il testimonio istituzionale più autorevole della storia dell’Ateneo, dalle sue origini fino all’inizio dell’età contemporanea. Questi manoscritti furono dati per dispersi per lungo tempo, fino al ritrovamento nell’anno 2001 avvenuto grazie al lavoro dello staff dell’Archivio Storico, frutto del Progetto Catania-Lecce. Oggi sono conservati nell’archivio storico dell’Università, ma di cosa si tratta?
Gli “Statuta et privilegia almae Universitatis Catanae” sono l’equivalente dei “libri rossi”, ossia libri in cui i comuni facevano trascrivere in bella copia gli atti più notevoli della loro storia, con lo scopo di costituire dei corpora prestigiosi di norme come illustrazione della propria storia.
La raccolta dell’Università di Catania, dunque, vuole costituire la summa delle norme dello Studio, selezionando queste per aree tematiche: statuti, riforme, finanziamenti, elezione dei lettori, e così via. In particolare, il filo rosso della raccolta è la cosiddetta “privativa”, ossia l’esclusività di rilascio delle lauree nel Regno di Sicilia. Per molto tempo, infatti, l’Università di Catania fu un importantissimo centro per tutto il Regno proprio per questo motivo.
Questo diritto di “privativa” venne affidato alla città di Catania in quanto re Alfonso voleva premiarla per la sua fedeltà agli aragonesi e risarcirla per il declino economico ed il prestigio perduto a causa del trasferimento della corte a Palermo. Ovviamente, questo privilegio fu molto invidiato da Messina e Palermo, in quanto anch’esse ambivano ad avere uno Studium generale.
I volumi di questa raccolta sono tre, tutti preceduti da fogli di guardia di recente introduzione. Il primo volume è quasi interamente occupato dalla trascrizione degli statuti dell’Universitas Scholarium di Bologna, che sono evidentemente considerati parte integrante degli statuti dello Studium di Catania. L’ordinamento dello Studio bolognese, infatti, nel periodo di compilazione degli “Statuta et privilegia almae Universitatis Catanae”, era un riferimento normativo per quello dello Studio di Catania.
Tuttavia, i documenti più importanti sono quelli relativi alla fondazione dello Studium e al suo finanziamento, riportati nel primo e nel secondo volume della raccolta. Il terzo volume, infine, contiene tutte le informazioni inerenti alla “privativa” dello Studium.
Grazie ad alcuni professori e dipendenti dell’Università di Catania, oggi è possibile consultare l’edizione elettronica di questi interessanti volumi. Chiunque sia interessato a informarsi meglio e vedere con i propri occhi le pagine della raccolta degli Statuta et privilegia almae Universitatis Catanae, dunque, può farlo: basterà accedere all’indirizzo iplab.dmi.unict.it.
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