È la Giornata internazionale delle Lingue dei Segni ed il modo migliore per festeggiarla è porre attenzione alla vita delle persone sorde, tante anche a Catania. Quanti e quali sono gli ostacoli da queste affrontati? LiveUnict lo ha chiesto alle giovani donne a capo del CGSI Catania, ovvero la Sezione Provinciale di Catania del Comitato Giovani Sordi Italiani.
Oggi, 23 settembre, ricorre la Giornata internazionale delle Lingue dei Segni. Celebrata per la prima volta nel 2018, è una ricorrenza importante perché volta alla salvaguardia ed alla promozione dell’identità linguistica e della diversità culturale di tutte le persone sorde e dei segnanti più in generale.
Tale occasione, che si inserisce all’interno della Settimana Internazionale del Sordo, può facilmente convertirsi in un momento da riservare alla riflessione sulle condizioni e le esigenze di chi costituisce la comunità sorda, ampia anche in Italia. Una riflessione che LiveUnict ha scelto di intraprendere, puntando lo sguardo sul territorio circostante, insieme alle donne che stanno a capo della Sezione Provinciale di Catania del Comitato Giovani Sordi Italiani, nata il 15 febbraio 2004: la Presidente Elisa Agata Arena, la Vicepresidente Beatrice Balsamo e la Consigliere Vanessa Parasiliti Caprino.
Come vivono le persone non udenti nel capoluogo etneo? Chiarimenti a riguardo giungono dalle ragazze del CGSI Catania che ben conoscono tanto tale condizione quanto il territorio. Oggi guidano una tra le più grosse sezioni provinciali in Italia del Comitato Giovani Sordi Italiani, istituito il 14 maggio 1994 in Valle D’Aosta per volontà dei giovani sordi italiani e sotto l’egida dell’Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordi ONLUS (ENS).
Il Comitato in questione, osservando i principi ispiratori dell’ENS e in conformità alle attività istituzionali di quest’ultimo, propone e promuove le attività per i giovani sordi partecipando ad iniziative nazionali ed internazionali in favore dei giovani. E nella stessa direzione si muove il CGSI Catania.
“Il CGSI Catania opera in tutto il territorio etneo, stimola, propone e promuove l’inclusione sociale dei giovani sordi in ogni aspetto della vita civile; organizza momenti di incontro e di confronto tra i giovani sordi, attività ricreativa, di studio e di approfondimento delle problematiche della vita sociale dei giovani sordi”: precisano il Presidente. Vicepresidente e Consigliere provinciale. Resta da chiedersi quali siano le problematiche a cui si fa riferimento.
“Un giovane sordo a Catania non vive in completa serenità, ma esistono servizi che sono essenziali– spiegano, ricordando come a tal proposito il CGSI abbia attuato diverse proposte a favore dei sordi -. Molti servizi che esistono in varie città d’Italia qua sono inesistenti. Manca l’interprete nei luoghi pubblici, ad esempio dal medico, in ospedale o presso gli sportelli postali. Nonostante ciò si è fatto un passo in avanti con la presenza dell’interprete all’interno del palazzo dove risiede l’Inps provinciale”.
Uno dei primi luoghi a cui si accede nel corso della vita, si sa, è la scuola. Qui alcuni passi sono stati già compiuti con lo scopo di agevolare l’esistenza dei giovanissimi sordi. Al tempo stesso, però, vige una consapevolezza: tanto altro bisogna ancora fare.
“C’è poca informazione anche nell’ambito scolastico riguardo gli ausili – ammettono le giovani donne del CGSI Catania – , ma grazie all’ENS che ha organizzato un seminario sul PEI all’interno della scuola si sono risolti molti dubbi”.
Occorre precisare che con l’acronimo PEI si fa riferimento al “Piano Educativo Individualizzato”, lo strumento per mezzo del quale ogni consiglio di classe è chiamato a costruire una didattica davvero inclusiva. Un progetto educativo, questo, calibrato sulle esigenze del singolo alunno con disabilità certificata e che può davvero fare la differenza nella gestione di un gruppo di studenti. E se questi ultimi hanno qualche anno in più e hanno scelto di frequentare l’università? Tale ambiente sembrerebbe non riservare loro analoga attenzione.
“Essendo cresciuta bilingue e stando a contatto sempre con due mondi, sono abituata a gestire il contesto universitario – dichiara Vanessa Parasiliti Caprino, Consigliere Provinciale del CGSI Catania – , ma questo non è pienamente inclusivo come nel caso della scuola. L’università non ha il PEI individualizzato a seconda dei bisogni dello studente. Inoltre il servizio di interpretariato da noi non è a tempo pieno e questo ci causa non poche difficoltà se il professore si gira spesso o se le aule sono piene”
La sordità è un deficit, da distinguere da un ritardo cognitivo, “invisibile” perché riconoscibile soltanto quando si interagisce, si comunica con gli altri. Se è vero che la conoscenza poco diffusa della LIS (la Lingua italiana dei segni) comportava anche prima fraintendimenti e conseguente isolamento dei sordi, le novità apportate dallo scoppio della pandemia non hanno potuto che accrescere le loro difficoltà.
“In questo particolare periodo storico ci siamo trovati parecchio in difficoltà, forse più degli altri – ammettono ancora le tre giovani – , a causa delle mascherine che coprono il labiale, la cosa più importante per noi se dobbiamo seguire qualcosa senza la presenza dell’interprete di LIS”.
Secondo quanto ancora da loro riportato, di fronte a questo ennesimo ostacolo è stato necessario sensibilizzare le varie autorità, per esempio i dirigenti scolastici: sono state, così, distribuite mascherine trasparenti “in modo da rendere chiara la comunicazione”.
Le persone sorde fanno quotidianamente i conti con alcune problematiche “vecchie” ed altre “nuove”, tutte comunque ugualmente importanti.
“Quotidianamente non ci facciamo caso, ma nelle situazioni di maggior difficoltà ne risentiamo –si precisa – . Il nostro lavoro è anche quello di aiutare i giovani sordi nel caso abbiano difficoltà e l’ENS ci è di grande aiuto in questo”.
E dietro molti di questi ostacoli si celano spesso comprensione ed empatia ridotte, o persino inesistenti, da parte di chi non fa parte di questo mondo. Un mondo soltanto un po’ più silenzioso ma non per questo incomprensibile o inaccessibile.
“Avremmo bisogno di più consapevolezza da parte degli altri per poter comunicare e sentirci inclusi al meglio – concludono le ragazze a capo del CGSI Catania – , perché ora, anche dopo tanti anni, ci sono delle discriminazioni”.
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