Donne e parità di genere nel Pnrr: come verranno spesi i fondi

Nelle scorse ore la Commissione europea ha approvato ufficialmente il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, che prevede importanti finanziamenti e un corposo pacchetto di misure. Raggiungere un'autentica parità di genere sembra essere uno degli obiettivi fondamentali del Pnrr ma quanto spazio all'interno del testo c'è per le donne? Ecco i finanziamenti e le misure previste.

Nelle scorse ore, la presidente Ursula von der Leyen è giunta in Italia con l’obiettivo di ufficializzare l’approvazione da parte della Commissione Europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Ad accoglierla, il premier Mario Draghi, che di lì a poco avrebbe manifestato la sua soddisfazione pubblicamente e in conferenza stampa.

A cosa si fa riferimento con “Pnrr”? Il documento, che si organizza in sei “missioni”, chiarisce in che modo l’Italia intende spendere soprattutto i 191, 5 miliardi che arriveranno dall’Unione Europea tramite il Next Generation EU, strumento temporaneo per la ripresa da 750 miliardi di euro. Di certo, uno degli obiettivi è quello di risollevare un’economia duramente piegata dall’avvento della pandemia. Ma c’è anche altro.

Secondo quanto recentemente esplicitato, l’Italia dovrebbe ricevere i primi 24,9 miliardi di euro entro luglio ma prima il Piano dovrà esser approvato dal Consiglio.

Prima dell’approvazione era stato presentata l’ottima “pagella” riservata dalla stessa Commissione Europea al Pnrr: questa, di fatto, conta ben dieci A, ovvero il massimo dei voti, ed una sola B che riguarda i costi dello stesso piano.

Pnrr: parità di genere tra gli obiettivi

Sono numerosi i problemi affrontati all’interno del testo, altrettante le soluzioni da attuare per rendere migliore la vita di ciascuno. In questo ambito, quanto spazio acquistano le donne e gli aspetti della loro vita? Il Governo si dice consapevole dell’esistenza di disparità di genere in più contesti ma, al tempo stesso, deciso a contrastarle.

“Ogni giorno milioni di ragazze si trovano a dover imparare, a proprie spese, che non possono realizzare i propri sogni – ha dichiarato il Premier Draghi intervenendo al ‘Women Political Leaders Summit 2021’ – .  Devono subire discriminazioni, a volte anche violente. Devono accettare anziché scegliere, devono obbedire anziché inventare. Solo perché sono donne. Questa situazione non solo risulta immorale ed ingiusta, ma rappresenta anche un atteggiamento miope“.

Si punterebbe a scalare di cinque punti, entro il 2026, la classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality, all’interno della quale attualmente l’Italia occupa solo il  14° posto e totalizza un punteggio di 63,5 punti su 100 (inferiore di 4,4 punti alla media UE).  Ma come far sì che ciò avvenga?

Donne e parità di genere: cosa c’è nel testo?

Tra le 190 misure (di cui 58 riforme e 132 investimenti) previste, si scorgono anche quelle riservate alle donne e con il raggiungimento di un’autentica parità di genere come obiettivo: ciò non potrebbe che passare per l’attuazione di determinate politiche per il lavoro, di cui si tratta nel terzo capitolo della cosiddetta “Missione 5”.

L’obiettivo esplicitato in questa sezione del testo reso pubblico è quello di “realizzare la piena emancipazione economica e sociale della donna nel mercato del lavoro, prevedendo una sistematizzazione e ristrutturazione degli attuali strumenti d i sostegno, con una visione più aderente ai fabbisogni delle donne”.

Come? Per quanto riguarda investimenti di carattere finanziario, ammonta a 400 milioni di euro, sui quasi totali 6,7 miliardi riservati più in generale al lavoro, le risorse che dovrebbero servire a far crescere l’imprenditoria femminile, a far sì che questa possa prender fiato.

Si tratta di una cifra importante, certo, ma davvero sufficiente? Per rispondere occorrerebbe anche ripercorrere con la memoria notizie e report destinati a testimoniare quanto le carriere professionali delle donne, molto più di quelle degli uomini, siano state penalizzate dalla crisi ancora in atto.

Basti pensare che a febbraio, da un report Istat, era emerso come a dicembre 2020 ben 99 mila donne avessero perso il proprio impiego: quasi la totalità di fronte ai nuovi 101 disoccupati registrati totalmente dall’Italia.

Sempre in relazione all’ambito lavorativo, all’interno del testo del Pnrr si legge anche di un “Fondo imprese donna” da far nascere e di un “Fondo per l’imprenditoria femminile”, incluso nella legge di Bilancio 2021, da definire meglio e sostenere. Inoltre, si punterebbe ad attivare già dal 2022 un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere: questo dovrà incentivare le imprese “ad adottare policy adeguate a ridurre il gap di genere in tutte le aree maggiormente ‘critiche’ “.

Con tale sistema, dunque, si ambirebbe a rendere punti come la parità salariale e di mansioni, o la tutela della maternità, normalità in più contesti lavorativi.

Altre note positive sarebbero rappresentata dallo stanziamento di un ulteriore miliardo  “per la promozione delle competenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse” e dalla clausola di condizionalità che dovrebbe riservare il 30% dei posti messi nei bandi legati al Pnrr  proprio alle donne, oltre che ai più giovani.

Pnrr: per la parità di genere 7 miliardi su oltre 200

Una somma molto più consistente, al contrario, verrà assegnata ad asili nido (3,6 miliardi) e scuole dell’infanzia (1 miliardo).  Questi ultimi stanziamenti dovrebbero , sì, rappresentare un aiuto per le donne con figli e carriera ma sembrerebbero avere come principale destinatario il nucleo familiare, più che il singolo. Andrà ricordato, poi, che “donna” non è sempre sinonimo di “famiglia”.

Negli scorsi giorni, sempre nel corso del “Women Leaders Political Summit 2021”, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha indicato un più generale obiettivo: investire “almeno 7 miliardi entro il 2026 per la promozione dell’uguaglianza di genere”

Si tratta di un intento che, se giudicato da solo, appare certamente ambizioso. Al contrario, il giudizio comune su questo rischia di cambiare se si valuta che questa cifra è una parte davvero minima rispetto agli oltre 200 miliardi (ai 191,5 miliardi del Recovery andranno aggiunti i 13 miliardi del programma React Eu) che il PNRR trascina con sé.

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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