Sfruttamento lavorativo, mancato rispetto delle normative ambientali e cattivo stato delle strutture: è quanto emerso da alcuni controlli effettuati in diversi autolavaggi del capoluogo etneo.
Nel corso degli scorsi giorni, la polizia ha effettuato diversi controlli, grazie ai quali è emerso come il fenomeno dello sfruttamento del lavoro sia ancora ben radicato, anche a Catania.
Sono soprattutto minorenni e cittadini stranieri che, per necessità, acconsentono a svolgere un impiego dietro corrispettivi miseri ed in condizioni inadeguate.
I commissariati di Borgo Ognina e di Librino hanno individuato due attività di autolavaggio, i cui esercenti traevano profitto dallo sfruttamento lavorativo di categorie di lavoratori bisognosi: commessi, inoltre, illeciti anche in materia di tutela ambientale.
In particolare, gli agenti hanno denunciato per il reato di sfruttamento del lavoro, il titolare di un autolavaggio di viale Ulisse. Il controllo di polizia, effettuato con la collaborazione del Dipartimento di Prevenzione dell’Asp Catania e dell’Ispettorato del Lavoro, ha consentito di mettere alla luce la grave situazione di sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori impiegati nell’autolavaggio, tutti di nazionalità straniera ed ingaggiati in nero.
Gli extracomunitari erano, infatti, costretti a effettuare turni di ben 10 ore di lavoro, ricevendo come corrispettivo un compenso di appena due euro e cinquanta centesimi l’ora.
Inoltre l’autolavaggio, la cui struttura si presentava in pessimo stato di manutenzione, non rispettava la normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, creando così un serio e concreto pericolo per l’incolumità fisica degli avventori e degli stessi lavoratori, i quali si trovavano costretti a lavorare sprovvisti di qualunque dispositivo di protezione individuale.
Per via di queste irregolarità, sono state inflitte sanzioni pecuniarie ed è stato emesso un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale.
I controlli non sono stati riservati solo agli autolavaggi di viale Ulisse. I poliziotti del commissariato Librino, di fatto, ne hanno effettuato di altri a San Cristoforo.
In questo caso l’attività eseguita nel rione in questione, ha visto un pregiudicato di anni 40 indagato per i reati di sfruttamento del lavoro minorile e stato di bisogno del lavoratore, nonché per lo scarico illegale delle acque reflue nel sottosuolo ed altre violazioni in materia di sicurezza e salubrità sui luoghi di lavoro.
Il quarantenne era titolare di un’attività di autolavaggio totalmente abusiva, con scarico illegale delle acque sporche e dei fanghi nel sottosuolo. Inoltre, l’unico lavoratore presente era un minorenne senza contratto di lavoro intento a lavorare in condizioni non idonee.
Nell’ambito della più ampia attività eseguita, durante cui sono stati controllati altri autolavaggi, uno dei quali privo di autorizzazione amministrativa, sono state accertate gravi violazioni da cui si evince un reale sfruttamento delle persone che, pur di lavorare, si accontentano di sottostare ad umilianti condizioni come percepire 2 euro circa l’ora, senza riposi e ferie, quindi senza alcun rispetto della normativa prevista dagli accordi nazionali di categoria. I luoghi di lavoro erano insicuri e insalubri, senza spogliatoi e armadietti, locali privi di servizio igienico, con rischio caduta dall’alto di oggetti e dislivelli nel pavimento con rischio inciampo, impianto elettrico non a norma.
In un caso, al fine di verificare il potenziale danno all’ambiente e alle falde acquifere, in una zona molto popolosa e densamente abitata, sono state ispezionate le grate realizzate dentro l’autolavaggio e convergenti nel sottosuolo, dove effettivamente sono stati rinvenuti i liquami derivanti dall’attività, tra cui olii esausti da pulizia di motori. Per evitare il reiterarsi della suindicata condotta, si è proceduto al sequestro penale della struttura, anche priva di contratto di locazione, e delle relative attrezzature. Il titolare è stato sanzionato anche per violazione normativa Covid-19.
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