L’opzione di una seduta di laurea in presenza si fa sempre più concreta ma è accolta positivamente da qualsiasi candidato? LiveUnict ha chiesto dei pareri in merito a delle laureande dell'Università degli Studi di Catania.
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Risale alla fine di aprile la notizia del ritorno alle lauree in presenza già da questa estate, dopo mesi di proclamazioni vissute da dietro uno schermo. La novità, paradossalmente coincidente con un ritorno al già noto, è stata annunciata da Maria Cristina Messa, ministra dell’Università.
Pochi giorni dopo, l’Università degli Studi di Catania ha confermato tale possibilità. L’ateneo, nello specifico, ha dato l’ok alle lauree in presenza ma ricordando ai propri studenti che l’emergenza sanitaria è ancora in atto: per tale ragione, risulterà necessario continuare a rispettare alcune regole e fornire libertà limitate. LiveUnict ha chiesto ad alcune studentesse pronte ad esser proclamate dottoresse di commentare la notizia.
Lo scorso 4 maggio, alla luce della deliberazione del Comitato Regionale Universitario della Sicilia (CRUS) risalente al giorno precedente ed avvenuta in via telematica, Francesco Priolo, Rettore dell’Università degli Studi di Catania, e Giovanni La Via, Direttore Generale, hanno emanato una circolare attesa da numerosi studenti immatricolati. Con questa, dal titolo “Misure per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica”, ancora una volta cambia l’organizzazione delle attività didattiche e curriculari.
Le novità non riguardano soltanto gli esami, che potranno svolgersi nuovamente in presenza ma sempre garantendo alcune imprescindibili condizioni di sicurezza, ma anche le sessioni di laurea. Di fatto, si legge che “le lauree si svolgeranno preferibilmente in presenza”.
Se è vero che ciò non escluderebbe del tutto la possibilità per i vari dipartimenti catanesi di continuare ad organizzare le sedute di laurea in modalità telematica, non si può che ammettere che tali disposizioni profumino di pieno ritorno alla normalità, o quasi.
Gli studenti coinvolti in questo nuova probabile svolta sono numerosi ma non accomunati da stessi giudizi o reazioni. Nella gran parte dei casi si sogna già ad occhi aperti e si manifesta l’entusiasmo tipico di chi, se davvero le lauree in presenza divenissero una certezza, si riterrebbe più fortunato di tanti altri.
In effetti, non andrà dimenticato che Coronavirus e restrizioni hanno reso davvero elevato il numero di studenti costretti a vivere uno degli eventi più importanti della vita quasi in piena solitudine.
“Laurearmi in presenza per me significa riassaporare un po’ di quella normalità a cui abbiamo dovuto rinunciare in questo anno e mezzo circa – dichiara Serena, studentessa del Corso di Laurea in Lettere e laureanda per la sessione di giugno – . Il Monastero dei Benedettini è un luogo importante in cui sono cresciuta e maturata come persona e come studentessa e sono felicissima di concludere lì il mio percorso”.
Tuttavia, alcune parole inserite all’interno del testo con le nuove disposizioni, reso pubblico anche sul sito dell’Università di Catania, hanno costretto i laureandi a gioire, sì, ma con cautela.
Di fatto, si precisa che ad ogni candidato sarà riservata la possibilità di scegliere soltanto cinque ospiti esterni: a questi pochi fortunati sarà concesso di assistere alla seduta.
Si tratterebbe, in sintesi, di una conquista a metà. Le numerose ore spese sui libri, le lezioni infinite ed ogni altro sacrificio fatto non potrà essere ancora ripagato con la presenza delle tante persone a cui si vuole bene. Le parole d’ordine restano ancora “rinuncia” e “selezione”.
L’11 gennaio 2020, di fronte alla crescita esponenziale dei contagi da Coronavirus e alla luce dell’ordinanza firmata solo tre giorni prima dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, l’ateneo catanese sceglieva di correre ai ripari disponendo che lauree, esami e lezioni venissero svolti a distanza.
Numerosi mesi dopo, si accetta con una certa rassegnazione ciò che in quel momento appariva davvero assurdo. Alcuni laureandi guardano, poi, con altro occhio alle origini ed alcune categorie come i fuori sede non nascondono i disagi che il ritorno a queste potrebbe comportare.
“Ho accolto l’idea del ritorno alle lauree di presenza abbastanza negativamente – ammette Floriana, che con le altre condivide la condizione di laureanda – il dovermi spostare dalla mia città per andare a Catania tutto il giorno (probabilmente caldo) con una mascherina ed essere proclamata in presenza solo perché l’università possa dire ‘Sì, siamo ripartiti’.
Non riesco ancora a giudicare questa decisione come positiva, per non parlare del ‘preferibilmente’ che sicuramente non riguarda le preferenze di noi laureandi, i primi in causa – continua la studentessa – . Oltre al fatto che le decisioni vengono sempre prese all’ultimo, le persone non hanno tempo di organizzarsi, e si aggiunge ansia su ansia”.
L’idea di spiazzali ricolmi di amici e parenti impegnati a festeggiare ciascun laureato appare ormai lontano e ancora improbabile. Il Coronavirus ha inevitabilmente modificato gli scenari ma, secondo alcuni, anche da questa esperienza negativa sarebbe possibile ricavare qualcosa di prezioso.
“Spero che da queste restrizioni necessarie per contenere il virus – conclude Serena – ne possa beneficiare l’organizzazione generale in modo da rendere le lauree in presenza più ordinate”.
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