Continua lo stop alla pratica e alle competizioni sportive dilettantistiche. Sono tante le lamentele che coinvolgono sia maestri che allievi, che ormai non si allenano più da mesi.
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Sono tempi sempre più duri per gli amanti e i praticanti dello sport dilettantistico. Il Covid-19, da un anno a questa parte, ha messo in ginocchio interi comparti sportivi.
Da troppo tempo i centri sportivi, le palestre e le piscine non vedono la luce e se nel tempo si sono susseguiti una moltitudine di DPCM, la chiusura di tali strutture ne ha rappresentato una amara costante. Oltre il danno la beffa, dato che la decisione è giunta addirittura dopo i numerosi investimenti che i gestori hanno messo a punto, su richiesta del Governo, per garantire un adeguato accesso agli impianti e poter proseguire l’attività. Ci si è adattati a misure quali distanziamento, sanificazione e predisposizione di gel sanificante all’interno di ogni struttura.
“Un disastro economico per tutti settori sportivi. Sembra un vero e proprio accanimento nei nostri confronti – afferma Mirella, responsabile di una scuola di Danza di Catania -. A settembre ci hanno dato il via libera per la riapertura e ci siamo attrezzati e adeguati in ogni modo, predisponendo diverse misure di sicurezza, sanificazione dei locali, divisione dello spazio nelle sale, mascherine, sanificatori per le mani e termometro. Abbiamo seguito alla lettera le indicazioni governative per poi essere nuovamente chiusi nel mese di ottobre“.
Impianti chiusi e competizioni annullate fanno, quindi, da sfondo a una situazione già complicata e incerta. La pandemia continua a mietere le sue vittime, ma quello dello sport non è un problema da sottovalutare, per la rilevanza che costituisce per la vita e per la salute delle persone.
“Non trovo giusto che i ragazzi possano andare a scuola e non possano frequentare un’attività ricreativa pomeridiana. I giovani non hanno più uno scopo, in queste condizioni sono lasciati allo sbando“. E conclude Mirella: “La legge è uguale per tutti! Sarebbe giusto far riaprire le categorie che sono state massacrate con le dovute precauzioni“.
Continuano, invece, a disputarsi gli eventi e le competizioni di livello agonistico cosiddetti di interesse nazionale. Si tratta di tutti quelli ricompresi nell’arco temporale dello stato di emergenza, che siano stati programmati e fissati con sufficiente anticipo nei calendari agonistici, con date e luoghi certi, dalle Federazioni Sportive Nazionale, dalle Discipline Sportive Associate, dagli Enti di Promozione Sportiva ovvero dagli Organismi Sportivi Internazionali.
Una decisione non certamente condivisa da tutti, come nel caso di Aisha, praticante danzatrice di una scuola di Catania, che afferma: “Non riesco a capire il motivo di questa differenza con gli atleti agonisti. Siamo tutti giovani con lo stesso diritto di fare quello che ci piace e ci fa star bene. Credo che, rispettando le loro stesse regole e con nuove misure, anche noi potremmo ricominciare a fare sport”.
“Eravamo abituate a continue a continue lezioni e gare ma il Coronavirus ci ha privato improvvisamente anche delle nostre passioni. – e conclude – All’inizio ero fiduciosa, ma dopo mesi di chiusura, non credo che le riapertura delle scuole di danza possa avvenire presto. Non guardo al futuro con ottimismo ed ora sono quasi rassegnata: questa situazione non è bella ma non è più una novità“.
Riguardo gli allenamenti, in zona rossa sono consentiti gli allenamenti degli atleti agonisti che devono partecipare a competizioni ed eventi di preminente interesse nazionale consentiti ai sensi dell’art. 18 del DPCM del 2 marzo 2021.
Resta consentito svolgere attività sportiva, anche amatoriale, o attività motoria solo all’aperto, in forma individuale nei pressi della propria abitazione e anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove siano accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza sociale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per la semplice attività motoria, sempre che non sia necessaria la presenza di un accompagnatore per i minorenni o per le persone non completamente autosufficienti.
È questo il caso di Emanuele, calciatore presso una scuola di Tremestieri Etneo, in provincia di Catania, che racconta il forte impatto che il Covid-19 ha avuto sulla sua disciplina sportiva, da quando nel mese di novembre la struttura ha dovuto chiudere i battenti.
“Essendo lo sport una valvola di sfogo sono ovvie le ripercussioni psicologiche, ma anche fisiche che a lungo andare ha causato lo stop delle attività. Non tutti fanno attività fisica individuale ed è facile sprofondare in una routine sedentaria. Cerco di reagire a questa situazione impiegando il tempo libero tenendomi in forma per un eventuale rientro in campo, integrando diversi tipi di esercizi, che svolgo in forma individuale“.
Le attività motorie e di sport di base possono essere svolte presso centri sportivi e circoli esclusivamente all’aperto, sempre operando il rispetto del distanziamento e senza assembramenti. Sempre all’aperto, sarà possibile solo svolgere a livello individuale gli allenamenti e le attività sportive da contatto. Gli allenamenti per sport di squadra potranno allo stesso modo svolgersi in forma individuale, all’aperto e previo rispetto del distanziamento.
Negli scenari di massima gravità legati alle zone rosse, sono sospesi anche gli allenamenti svolti nei centri sportivi e circoli all’aperto.
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