Università in pillole

Università, il 45% degli studenti italiani poco fiducioso sulle prospettive future

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Pubblicato il Chegg.org Global Student Survey, gli studenti italiani tra quelli che hanno studiato di più durante il lockdown, ma sono tra i meno fiduciosi sulle proprie finanze future.

Solo il 45% degli studenti italiani si sente fiducioso riguardo alle proprie finanze future, un dato molto basso che solo il Giappone supera (31%). In Cina e Kenya invece i dati più alti, l’84% degli studenti si dichiara fiducioso. Un altro dato singolare degli studenti italiani è la scarsa propensione a debiti o prestiti legati agli studi universitari, solo il 6% (primato condiviso con la Russia).

I dati emergono dai sondaggi di opinione di quasi 17.000 studenti universitari (di cui 700 in Italia) tra i 18 e i 21 anni in 21 paesi di tutto il mondo pubblicati oggi da Chegg.org. Gli studenti italiani affermano di aver dedicato in media 27 ore a settimana allo studio durante il lockdown anti-Covid 19, un dato molto più alto di tutti gli altri paesi intervistati, pari a Germania e Messico.

Quasi la metà degli studenti universitari italiani (47%) dichiara di aver dedicato più tempo allo studio durante il lockdown rispetto a prima, il 23% invece dichiara di avervi dedicato meno ore. Singolare anche il fatto che solo il 25% degli studenti italiani ha affermato che la propria salute mentale ha sofferto durante la pandemia di Covid-19, il dato più basso tra i 21 paesi intervistati.

Il 33% degli studenti pensa che le minoranze etniche siano ben rappresentate nella loro università e 9 su 10 affermano che la loro università ha interrotto l’insegnamento in presenza durante la pandemia, il dato più alto dopo Giappone (96%) e Brasile (93%).

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Gli studenti italiani si trovano sulla stessa lunghezza d’onda dei loro coetanei degli altri 20 paesi riguardo il tema dell’apprendimento online. Dal sondaggio emerge che il 65% di tutti gli intervistati afferma che preferirebbe che la loro università offrisse l’opzione di maggiore insegnamento online se ciò significasse pagare tasse universitarie più basse. In tutti i 21 paesi intervistati, il numero di studenti che preferirebbe che la propria università offrisse l’opzione di maggiore insegnamento online se ciò significasse pagare tasse più basse è significativamente maggiore rispetto agli studenti che non desiderano tale opzione.