Categorie: Università

Professioni Sanitarie, quanto guadagnano i laureati? Il Report AlmaLaurea

Indagare retribuzione dei laureati, differenze retributive di genere e per ripartizione geografica di lavoro, mobilità dei laureati e principali fattori che incidono sulla retribuzione mensile: questo l'obiettivo del nuovo report di AlmaLaurea.

La Giornata Mondiale del malato, istituita l’11 febbraio, offre ad AlmaLaurea lo spunto per presentare la nuova indagine statistica che ha visto intervistati – nel 2019, a un anno dal conseguimento del titolo – 18.249 laureati di primo livello del 2018, afferenti ai corsi di laurea delle 22 professioni sanitarie.

Il Report è stato realizzato, sotto la supervisione di Silvia Ghiselli, da Sara Binassi e Daniela Perozzi del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, con la collaborazione di Angelo Mastrillo, dell’Osservatorio Professioni sanitarie del MIUR.

Indagare gli esiti occupazionali in termini di retribuzioni mensili nette dei laureati nelle professioni sanitarie, inseriti nel mercato del lavoro, è l’obiettivo che AlmaLaurea si è posta con il nuovo approfondimento sulla condizione occupazionale dei laureati triennali in professioni sanitarie. L’indagine ha rilevato che, a differenza degli altri percorsi di laurea triennali, caratterizzati da una quota elevata di quanti proseguono con la formazione universitaria, per le professioni sanitarie il proseguimento naturale è il mercato del lavoro.

Come evidenziato anche nel più recente rapporto di AlmaLaurea presentato a giugno dello scorso anno, si tratta di lauree altamente professionalizzanti che si differenziano dal complesso dei laureati triennali per la spendibilità del titolo e la posizione privilegiata che assumono nell’immediato inserimento nel mercato del lavoro. L’87,8% decide, al termine del percorso triennale, di non iscriversi ad un altro corso di laurea (è solo il 34,9% per il complesso dei laureati di primo livello): tale quota supera il 90% per i laureati del corso in Infermieristica, per quelli in Tecniche Audioprotesiche e per quelli in Igiene Dentale.

Il tema del nuovo focus di AlmaLaurea, è quanto mai attuale vista la situazione emergenziale, dovuta alla crisi pandemica, che ha avuto un impatto rilevante in primis sul settore della sanità. I risultati sono analizzati per genere, per ripartizione geografica di lavoro, distintamente per le 22 professioni sanitarie. Un ulteriore approfondimento, attraverso un modello di regressione lineare, evidenzia, infine, i principali fattori che incidono sulla retribuzione dei laureati nelle professioni sanitarie.

Il focus mostra che nel 2019, a un anno dal conseguimento del titolo, la retribuzione mensile netta dei laureati nelle professioni sanitarie del 2018 è pari, in media, a 1.313 euro. Valore che segna un + 3,7% rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Tuttavia, i segnali di miglioramento evidenziati negli anni più recenti non sono ancora in grado di colmare la perdita retributiva registrata nel periodo più buio della crisi economica. La maggiore retribuzione media mensile del 2019 si osserva nel corso in Igiene Dentale (1.608 euro). A incidere sulle differenze retributive è, tra i vari fattori, anche la diffusione di attività a tempo parziale. A livello complessivo, a un anno dalla laurea, il 27,1% dei laureati nelle professioni sanitarie del 2018 lavora part-time (26,6% per il complesso dei laureati di primo livello).

Quanto alle differenze retributive di genere, la componente femminile prevale a livello complessivo tra le professioni sanitarie. I corsi a vocazione femminile nelle professioni sanitarie sono quelli in Ostetricia, Infermieristica Pediatrica, Logopedia e Terapia della Neuropsicomotricità dell’Età evolutiva.

Ma nonostante tale prevalenza femminile, si evidenziano differenziali retributivi quasi sempre a favore degli uomini. A livello complessivo, infatti, la retribuzione mensile netta è pari, in media, a 1.387 euro per gli uomini e 1.283 euro per le donne (+8,1% a favore dei primi). Tale differenziale è però nettamente inferiore rispetto a quanto rilevato sul complesso dei laureati di primo livello: gli uomini percepiscono il 18,0% in più delle donne (1.334 e 1.131 euro, rispettivamente). Anche a livello di genere incide, almeno in parte, la diffusione del lavoro part-time che coinvolge, complessivamente, il 28,6% delle donne rispetto al 23,6% degli uomini dei corsi nelle professioni sanitarie (rispettivamente 32,0% e 18,3% per il complesso dei laureati triennali).

Per la differenza retributiva rispetto alla ripartizione geografica del lavoro l’approfondimento dimostra alcune differenze territoriali. La retribuzione mensile netta nelle professioni sanitarie – nel 2019 a un anno dalla laurea – è più elevata per coloro che lavorano al Nord: percepiscono infatti, in media, 1.387 euro rispetto ai 1.154 euro di quelli del Sud (+20,1%). Coloro che lavorano all’estero percepiscono, invece, una retribuzione nettamente superiore, pari a 1.763 euro.

A parità delle altre condizioni osservate, infine, ecco alcuni effetti sui differenziali retributivi dei laureati nelle professioni sanitarie. Un effetto determinante sui differenziali retributivi dei laureati è dato, innanzitutto, dai diversi corsi di laurea afferenti alle professioni sanitarie. Inoltre si confermano significative le differenze di genere: il modello stima, infatti, che, a parità di condizioni, gli uomini percepiscono in media, a un anno dalla laurea, 76 euro netti in più al mese. In termini territoriali, rispetto a chi è occupato al Sud, chi lavora al Nord percepisce, in media, 172 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 67 euro in più.

Passando ad analizzare le caratteristiche specifiche del lavoro, è interessante osservare, sempre a parità di altre condizioni, le differenze retributive in funzione della diffusione di attività a tempo pieno e parziale: il modello stima che gli occupati che lavorano a tempo pieno percepiscono quasi 200 euro mensili netti in più rispetto a quanti lavorano part-time. Anche il settore di attività economica incide in maniera significativa sulle retribuzioni dei laureati. Infatti, a parità di ogni altra condizione, rispetto al settore privato, al pubblico impiego corrisponde un vantaggio retributivo stimato pari a 92 euro. Infine chi ritiene di utilizzare nel proprio lavoro le competenze acquisite “in misura elevata” percepisce 174 euro in più rispetto a chi ritiene di non utilizzare per niente tali competenze.

Redazione

Articoli scritti dalla Redazione.

Pubblicato da
Redazione

Articoli recenti

Migliori licei classici di Catania e provincia: la classifica 2024

Migliori licei classici di Catania e provincia: anche quest'anno, puntuale come sempre, Eduscopio ha stilato…

22 Novembre 2024

Catania, privatizzazione porticciolo Ognina: Trantino chiede revoca concessione

Un urgente e immediato intervento in autotutela all’assessorato regionale territorio e ambiente sulla variante alla…

22 Novembre 2024

Concorso Guardia di Finanza: bando per 1634 Allievi

Concorso Guardia di Finanza: indetto bando finalizzato al reclutamento di 1634 Allievi Finanzieri. Possono partecipare militari e…

22 Novembre 2024

Catania, guida contromano in circonvallazione per sfuggire ai controlli: arrestato

Ha cercato ostinatamente di sfuggire ai controlli della Polizia di Stato, scappando per le vie…

22 Novembre 2024

Traffico in tilt sulla A18 Catania-Messina: lavori in corso dopo il maltempo

Non una mattinata facile per chi deve percorrere l'autostrada A18 Catania-Messina oggi. Si segnalano infatti…

22 Novembre 2024

Meteo Sicilia, cali di temperatura in arrivo: le previsioni del weekend

Meteo Sicilia: ultimo vero e proprio weekend di novembre, con il prossimo che sarà a…

22 Novembre 2024