L'Unione Nazionale Consumatori comunica i dati su rincari e ribassi registrati nel corso del 2020. In Sicilia si registrano alcuni tra gli aumenti più alti in Italia.
A fronte di un Paese con la deflazione al -0,2%, alcune città registrano aumenti considerevoli su alcuni gruppi di prodotti, con notevoli disparità territoriali. A Roma, l’1 febbraio 2021, L’Unione Nazionale Consumatori ha pubblicato uno studio stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi del 2020 per i principali beni e servizi, sulla base dell’inflazione media rilevata dall’Istat.
L’Unione Nazionale Consumatori rende chiara ed evidente come la Sicilia e in particolare alcune città della regione stiano attraversando un duro periodo dovuto al Covid, che ha portato a notevoli rincari su prodotti e servizi.
Così, diversi capoluoghi siciliani conquistano i primi posti nella classifica rincari. A Caltanissetta e Trapani si registrano gli aumenti più significativi in Italia sui prodotti alimentari (rispettivamente +4,2% e +3,1%). Messina è al primo posto per i rincari nell’assistenza sociale (+4,6%) e Palermo per tariffe amministrative (+18,6%).
Per i servizi ambulatoriali, ossia visite mediche specialistiche, servizi dentistici e paramedici, come la fisioterapia, la città peggiore in Sicilia e solo al secondo posto in Italia è Trapani, con un aumento dei prezzi del 4,6%.
Limitati, a causa delle varie chiusure e riaperture a singhiozzo, i rincari dei servizi di ristorazione: ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, prodotti di gastronomia e rosticceria, sono tra i più alti a Trapani +3,1%, che nel panorama italiano si posiziona al terzo posto.
Com’era prevedibile, per via del lockdown, alberghi, pensioni, bed and breakfast e villaggi vacanze non hanno potuto fronteggiare il crollo della domanda turistica. Nel capoluogo trapanese i prezzi sono crollati dell’ -8,5%, un risultato negativo secondo solo a Venezia.
Preoccupanti, vista l’emergenza sanitaria, sono i rialzi dell’assistenza sociale, che comprende case di cura per anziani, nidi d’infanzia e servizi di assistenza a domicilio. La città siciliana peggiore è Messina (+4,6%).
Per quanto riguarda la fornitura di acqua e servizi vari connessi all’abitazione, una vera e propria stangata arriva per chi abita a Palermo (+5,6%), mentre stavolta, invece, Trapani è tra le città più risparmiose con un -6,8%.
Infine, i rincari più elevati, addirittura a due cifre, per Altri servizi n.a.c. che comprende tariffe amministrative, servizi legali e servizi funebri sono a Palermo (+18,6%).
I cambiamenti secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori sono dovuti alle caratteristiche delle città. Alcune città d’arte, per esempio, hanno inevitabilmente registrato la deflazione più alta dovuta al crollo del turismo. In altri casi la differenza è dovuta alla maggiore flessione della domanda registrata in alcuni territori più colpiti dalla recessione. I rialzi più rilevanti, invece, sono spesso dipesi dai diversi effetti del lockdown, come la ridotta mobilità dei consumatori. In alcuni casi gli aumenti sono dipesi dalle scelte del Comune, come per acqua e rifiuti, in altri dalla diversa scelta fatta da commercianti ed esercenti di trasferire o meno, sui consumatori finali, i maggiori costi legati al Covid.
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