"Ci sono tante persone che provano questo senso di inadeguatezza": queste sono le parole di una studentessa dell'Università di Catania che ha condiviso con LiveUnict una riflessione sui "fuoricorso" e sulle pressioni dei genitori.
Alessandra, una studentessa dell’Università di Catania ha condiviso con la redazione di LiveUnict una riflessione su un problema molto comune: molto spesso gli studenti fuori corso si sentono inadeguati. Su ciò influiscono anche le pressioni dei genitori e l’ansia di terminare il percorso di studi.
“Spesso in ambito universitario non si dà importanza a come ci sentiamo noi studenti. Prima di essere studenti siamo persone”, esordisce così una studentessa dell’Università di Catania che ha voluto condividere con la redazione di LiveUnict una riflessione che “magari può dare conforto ad alcuni studenti che, come me, si sentono inadeguati per la loro condizione di ‘fuori corso’ “.
“Molti vivono serenamente gli anni dell’Università, per molti altri rappresentano un fardello. Io mi ritrovo in quest’ultima categoria.
“Sono una studentessa fuori corso. Al secondo anno di Università iniziò il mio crollo emotivo: i miei genitori iniziarono a mettermi fretta ed io iniziai ad avere attacchi di panico prima degli esami e andò sempre peggio. Spesso non andavo a lezione e restavo a leggere un libro in macchina. Molte altre volte mi sono presentata all’Università il giorno dell’esame per scappare via dieci minuti prima”. La pressione genitoriale rischia di soffocare le scelte, il percorso individuale e tutto personale dei figli, appesantendoli oltremodo emotivamente.
“Ora ho ventisei anni e sono quasi alla fine del mio percorso universitario – continua la studentessa -. Spesso mi sento una delusione per i miei genitori, perché loro mi hanno permesso di studiare e io sto impiegando più del doppio degli anni previsti per la mia Laurea. Ma noi prima di essere studenti, come dicevo prima, siamo persone. Ognuno la vive a modo proprio, ognuno ha le proprie debolezze e le proprie paure. Ognuno ha bisogno dei propri tempi”.
Le eccessive pressioni dei genitori sul percorso accademico dei loro figli, spesso inducono gli studenti a concepire e vivere lo studio come fosse esente da qualsiasi possibilità di errore o di incertezze al fine di prestare il giusto rispetto al genitore che “fa sacrifici” per consentire ai figli di studiare.
“Quello che vorrei è dire alle persone che si sentono come me che non sono sole e ci sono davvero tante persone che provano questo senso di inadeguatezza. E non è giusto che ci sentiamo così! Non siamo robot senza paure e ansie, siamo umani ed è normale che proviamo emozioni, anche negative. Io ho fatto un percorso con una psicologa per cercare di superare le difficoltà a gestire le mie paure e mi ha aiutato molto.
Non è giusto sentirsi inadeguati se non si ottengono i risultati nei tempi previsti, arriverà anche il momento dei ritardatari. Quindi non buttatevi giù e siate positivi.”
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