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Castello Ursino, i tesori sepolti nei magazzini tornano alla luce [FOTO]

Il Castello Ursino è chiuso, così come gli altri musei. Ma durante la chiusura forzata vengono riorganizzati i tesori conservati nei magazzini dell'edificio. Un'iniziativa che mira al recupero e alla valorizzazione artistica di un patrimonio sepolto.

Dopo la recente illuminazione, che si accompagna a quella di piazza Duomo, il Castello Ursino, luogo carico di significati dal punto di vista storico e artistico, si arricchisce di un ulteriore patrimonio. O meglio, riscopre. La giunta comunale, infatti, ha attivato un percorso di recupero del patrimonio artistico conservato nel magazzino e finalmente tornato alla luce. L’obiettivo è rimettere ordine nei tesori museali da decenni immagazzinati in maniera disorganica per custodirli ordinatamente in vista della loro valorizzazione, ma anche per integrare alle consuete aree espositive gli spazi interni al Castello Ursino, finora sconosciuti al grande pubblico.

Utilizzando il personale comunale solitamente impiegato nei musei cittadini, forzatamente chiusi per l’emergenza sanitaria, l’Amministrazione Comunale da diverse settimane sta compiendo un lavoro di riordino senza precedenti che punta al ricovero ottimale dei reperti, che garantisca efficienza e ne preservi il valore storico e artistico, ma che soprattutto guarda alla prospettiva di ampliamento del museo civico e della rete museale cittadina.

Castello Ursino recuperato: le fasi del lavoro

Con la supervisione di Valentina Noto, i dipendenti comunali hanno smontato tutte le cassettiere che custodiscono stampe antiche della collezione Zappalà Asmundo e le hanno risistemate in un’ala del deposito dedicata alla consultazione di archivio. Il fondo di disegni degli architetti Sebastiano e Stefano Ittar, dopo il lavoro di inventariazione svolto dai funzionari del settore storico artistico della Soprintendenza, saranno avvolti, secondo le prescrizioni; con i fogli di <<carta giapponese>> per una corretta conservazione.

Una seconda fase del lavoro, ancora in corso, vede lo smontaggio di una rastrelliera metallica contenente vasellame e reperti archeologici, attualmente collocata in una zona del deposito di difficile consultazione e pericolante perché usurata dal tempo. L’area verrà risistemata e riorganizzata in maniera da renderla più funzionale per la consultazione, verrà effettuato il riscontro del materiale con l’inventario e riordinato negli appositi spazi.

Nei mesi scorsi la Soprintendenza aveva già lavorato alla suddivisione dei reperti in vista di prossimi restauri e trasferimenti in nuovi spazi museali che il Comune allestirà a breve, dunque grazie a questo lavoro preliminare, il riordino del deposito è più immediato. Nei prossimi mesi saranno completati i locali destinati a deposito presso l’ex Monastero di Santa Chiara, nei quali verranno trasferiti molti reperti attualmente custoditi nei depositi del Museo civico del Castello Ursino, proprio per realizzare un deposito ordinato e visitabile in locali più adeguati. Inoltre sarà allestita a Santa Chiara una sala pinacoteca nella quale esporre i preziosi dipinti ottocenteschi della collezione Civica.

Riordinate anche moltissime riviste edite dai Comuni italiani sin dagli anni ‘30, un patrimonio significativo soprattutto per gli articoli che riguardano i beni artistici di proprietà del Comune di Catania, su cui le notizie sono scarne per via dell’incendio del 1944 di palazzo degli elefanti che mandò a fuoco anche gli archivi storici cittadini. Nella piccola biblioteca del Museo Civico i fascicoli sono stati ordinati e in attesa di una catalogazione organica, potranno essere anche consultati.

Sempre nella biblioteca Castello Ursino sono stati trasferiti e archiviati anche tutti i fascicoli che conservano documentazione amministrativa e storica del Museo Civico, dalla sua istituzione nel 1934 ai giorni nostri, precedentemente raccolti in una sala che nel progetto di allargamento delle sale diverrà sede espositiva. Il piano di riordino prevede anche la revisione delle didascalie di tutti i reperti attualmente esposti, in modo da ristamparle su plexiglass con una immagine coordinata in linea con il grande interesse che Castello Ursino suscita nei visitatori.

Castello Ursino: le dichiarazioni di Pogliese e Mirabella

“Ringrazio l’assessore Barbara Mirabella che tramite il direttore Di Caro e la funzionaria comunale Valentina Noto – ha detto il sindaco Salvo Pogliesesta coordinando questo straordinario lavoro di riordino e valorizzazione del nostro patrimonio artistico. Un obiettivo strategico a cui stanno proficuamente lavorando una quarantina di dipendenti comunali che per la temporanea chiusura dei musei correvano il rischio di rimanere inattivi e che ringrazio per il delicato lavoro che stanno compiendo nell’interesse della Città.

Un impegno che guarda allo sviluppo futuro della città, valorizzando la tradizione e la storia conservate nel Castello Ursino, che dopo i saccheggi dei decenni precedenti rischiavano di rimanere sconosciuti a cittadini e turisti. Un lavoro utilissimo in vista dell’intervento di riqualificazione del Museo, che prevede la sistemazione dei depositi in uno spazio più ridotto, per destinare nuove sale al terzo livello alla fruizione del pubblico, ma anche naturalmente agli spazi espositivi a cui stiamo lavorando, a cominciare dall’ex museo Santa Chiara, proprio nei pressi del maniero federiciano”.

“I depositi delle opere e dei reperti –ha detto l’assessore Barbara Mirabellasono uno strumento essenziale per la conservazione delle opere e dunque indispensabili per la vita di un museo. I locali finora utilizzati per ricoverare le opere che non sono esposte possono attualmente essere definiti magazzini e non dei veri e propri depositi. Il lavoro che abbiamo deciso di intraprendere durante la chiusura del Museo consiste nel trasformare parte di questi locali in deposito più organizzato. Noi siamo costantemente a lavoro, pronti per ripartire con rinnovato entusiasmo, malgrado le restrizioni che il mondo culturale continua a soffire. Un ringraziamento speciale ai dipendenti comunali, che sono impegnati, a dispetto della chiusura dei luoghi della cultura, in una complessa operazione di trasformazione dei locali adibiti a magazzini, in un’area più organizzata e fruibile”.

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