Categorie: Arte

Caravaggio in Sicilia: storia di fughe, accoglienza e grandi opere

Ci chiediamo mai quali grandi personaggi abbiano, in passato, attraversato e ammirato i luoghi a noi più cari? La nostra Isola ha accolto numerosi grandi: tra questi, il Caravaggio. Scopriamo insieme quali città siciliane sono indissolubilmente legate alla vicenda biografica e alla carriera del grande artista.

Per Michelangelo Merisi, passato alla storia come il Caravaggio, la Sicilia non fu mai culla ma, ad un certo punto della sua vita, rifugio e fonte d’ispirazione. In effetti, il rapporto complesso tra la nostra Terra e questo abile uomo non fu mai alimentato da legami di sangue o origini svelate ma affonda radici in un delitto commesso dal pittore.

Di fatto, se Caravaggio fosse stato tanto abile in pittura quando disciplinato nella vita, forse noi oggi non avremmo potuto raccontare questa ancora poco nota storia che inizia nel lontano 1606.

Il 29 maggio di quell’anno a Campo Marzio, l’artista venne ferito e, a sua volta ferì mortalmente un tal Ranuccio Tommasoni da Terni, suo rivale. Dietro l’uccisione, apparentemente innescata da una futile discussione provocata da un fallo nel gioco della pallacorda, potrebbero facilmente celarsi motivazioni più importanti. Ad ogni modo, il delitto valse al Merisi, già più volte arrestato, la condanna alla decapitazione.

Il Caravaggio, probabilmente con l’aiuto del principe Filippo I Colonna, fuggì da Roma e dalla morte: iniziò a peregrinare.

Dopo aver raggiunto per la prima volta Napoli alla fine del 1606 ed essersi spostato a Malta l’anno seguente, l’odissea di Michelangelo Merisi continuò in Sicilia. Quali suoli calpestò, qui, Caravaggio?

Il (dubbio) arrivo a Caltagirone

Secondo quanto indicato in un manoscritto di Francesco Aprile e ricostruito da Alvise Spadaro nel volume “Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito”, il grande pittore avrebbe trascorso un periodo a Cattagiruni, in provincia di Catania. Avete letto bene. L’artista che ha vinto il tempo con il proprio talento potrebbe aver percorso le vie del celebre centro sorto tra tra i monti Erei e gli Iblei ed oggi celebre nel mondo anche per la produzione di ceramica.

Qui, la vicenda biografica del pittore si sarebbe intrecciata a quella di fra Bonaventura Secusio, allora arcivescovo di Messina.  E, in effetti, molte opere realizzate all’interno dell’Isola da Caravaggio avranno destinazione francescana.

Ma cosa potrebbe rendere il poco noto soggiorno calatino un’effettiva realtà?

La Biblioteca Comunale di Caltagirone custodisce una prova preziosa, un manoscritto in cui si racconta di un Michelangelo da Caravaggio che, entrato all’interno della Chiesa di Santa Maria di Gesù, avrebbe ammirato la statua della Madonna della Catena scolpita da Antonello Gagini ed esclamato: “Chi la vuol più bella vada al Cielo”.

Tappa a Siracusa

I libri di Storia dell’Arte non citano facilmente questo episodio ma, al contrario, riportano alcune informazioni sul più certo passaggio dell’artista lombardo per Siracusa.

Dopo esser stato incarcerato a Malta e aver scelto ancora una volta l’evasione nell’ottobre del 1608, secondo molti il pittore si sarebbe spostato in questa città, dove venne forse ospitato da Mario Minniti, conosciuto anni prima a Roma.

Minniti fu artista e amico di Caravaggio, secondo alcuni suo amante, secondo molti altri persino il celebre Ragazzo con canestra di frutta.

A Siracusa Michelangelo Merisi non ebbe soltanto modo di studiare i reperti ellenistici e romani, ma operò anche. Di fatto, egli dipinse e consegnò, probabilmente nel 1608, al Senato cittadino Il Seppellimento di Santa Lucia che, in questo dicembre 2020, torna a far parlare di sé.

Di fatto, si tratta del capolavoro che lo scorso ottobre era stato inviato al Mart di Rovereto per una mostra  e che proprio nelle scorse ore, a circa 412 anni di distanza dalla prima macchia di colore, ha rivisto casa, ha ricominciato a riposare all’interno Basilica di Santa Lucia.

Secondo Roberto Longhi, il dipinto è il più antico tra quelli realizzati dal Caravaggio durante il soggiorno siciliano.  La protagonista è probabilmente raffigurata sullo sfondo della Grotta delle Latomie o all’interno delle buie catacombe sottostanti la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro per cui era stata commissionata questa pala d’altare e dove, secondo la tradizione, sarebbe stata realmente sepolta la martire.

Michelangelo Merisi a Messina

Caravaggio raggiunse poi, probabilmente di soppiatto, Messina. A questa seconda città è legata l’esecuzione di altre due importanti opere, ovvero Resurrezione di Lazzaro e Adorazione dei pastori.

La prima, commissionata dal  mercante genovese Giovanni Battista de’ Lazzari e  destinata alla cappella maggiore della chiesa dei Padri Crociferi, può essere ancora oggi facilmente ammirata dai siciliani: arricchisce, di fatto, la collezione del Museo Regionale di Messina.  Una volta riaperti i musei, dunque, i siciliani potranno ammirare per la prima o ennesima volta un’opera del Caravaggio senza dover necessariamente prendere un aereo, attraversare il mare, percorrere numerosi chilometri.

Probabilmente il pittore decise di trasformarsi in uno dei personaggi dell’episodio rappresentato, tratto dal Vangelo di Giovanni, 11, 1-44: Caravaggio avrebbe, in particolare, prestato il suo volto all’uomo con le mani giunte, raffigurato dietro l’indice puntato di Cristo.

Anche il dipinto dal titolo Adorazione dei pastori si trova oggi all’interno del Museo Regionale di Messina: in questo caso, il Merisi sarebbe stato incaricato dal senato della stessa città, desideroso di adornare l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Concezione con un suo capolavoro.

Tale opera segna la nascita della “Natività povera”, la rappresentazione del Natale secondo un’adesione alla lettera al racconto del Vangelo. Tale nuovo genere sarebbe divenuto celebre nel corso del 1600 che nel 1700.

Caravaggio giunse a Palermo?

Resta da chiedersi se Michelangelo Merisi sia giunto, alla fine di questo suo tormentato peregrinare, nell’attuale capoluogo della Sicilia: Palermo, la cui bellezza è anche frutto del passaggio di altri uomini provenienti da più lontano.

In effetti, se in un primo momento il trafugato olio su tela Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi venne considerato frutto di un soggiorno palermitano (anche sulla base di quanto indicato dal biografo Giovan Pietro Bellori), più recentemente Maurizio Calvesi, Michele Cuppone, Giovanni Mendola e Francesca Curti hanno messo in dubbio tale ipotesi.

Questi studiosi hanno, di fatto, rimesso in campo una suggestione formulata dal Moir (in seguito accolta anche da diversi critici), secondo cui il dipinto sarebbe stato realizzato precedentemente. Nello specifico, la tela andrebbe ricondotta al periodo romano, forse al 1600.

Marzia Gazzo

Marzia Gazzo nasce a Catania il 6 giugno 1998. Laureata in Lettere Moderne, collabora con la testata LiveUnict da maggio 2018. Da dicembre 2020 è coordinatrice della redazione. Ama leggere belle parole, ascoltare voci, raccontare storie.

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