Cosa accadrà in caso di uno studente positivo in classe? Vediamo le linee guida approvate dal Miur per la riapertura a settembre delle scuole.
News scuola. Continua a crescere l’apprensione per l’imminente riapertura delle scuole, dopo i sei mesi di chiusura forzata dall’emergenza sanitaria. La nuova ondata di contagi, in particolare, fa temere per uno slittamento della data d’apertura, ma il rinvio a dopo le elezioni, ipotizzato da alcuni, sarebbe soltanto un’alternativa lontana. La preoccupazione, però, è dovuta soprattutto al grande clima di incertezza, che ancora aleggia su linee guida e comportamenti da seguire in caso di contagi tra gli studenti. Vediamo, quindi, cosa prevedono le disposizioni in caso in cui venga riscontrato un positivo in classe.
Uno dei dubbi che persistono riguardo alla riapertura delle scuole riguarda le procedure da seguire in caso di contagio di uno o più studenti. Se un alunno dovesse risultare positivo, si provvederà alla chiusura dell’istituto scolastico? In una serie di infografiche, il quotidiano laRepubblica ha cercato di spiegare nel dettaglio cosa succederà in presenza di una tale eventualità, dopo aver preso visione di quanto espresso nel protocollo di sicurezza.
Se un alunno dovesse manifestare malessere in classe, occorrerà che il referente scolastico sia avvisato, così da contattare telefonicamente i genitori. Il Protocollo di sicurezza, infatti, prevede che si debba provvedere quanto prima possibile “al ritorno al proprio domicilio” e ad attivare i necessari protocolli sanitari per la sicurezza di tutti. Così si legge nel documento pubblicato dal MI sui propri canali: “in caso di comparsa a scuola in un operatore o in uno studente di sintomi suggestivi di una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, il CTS sottolinea che la persona interessata dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio, per poi seguire il percorso già previsto dalla norma vigente per la gestione di qualsiasi caso sospetto”.
I genitori porteranno a casa il figlio e subito dovranno premurarsi di contattare il medico di famiglia o il pediatra, il quale, a sua volta, dovrà richiedere il tampone all’Asl di competenza. Se la sintomatologia dello studente dovesse iniziare già a casa, ovviamente i genitori non manderanno il figlio a scuola e procederanno a ulteriori controlli.
E se il tampone dovesse risultare positivo? “La presenza di un caso confermato – si legge ancora nel documento pubblicato dal Ministero dell’Istruzione – necessiterà l’attivazione da parte della scuola di un monitoraggio attento da avviare in stretto raccordo con il Dipartimento di prevenzione locale al fine di identificare precocemente la comparsa di possibili altri casi che possano prefigurare l’insorgenza di un focolaio epidemico”.
In questa evenienza si dovrà notificare il caso e procedere alla verifica dei contatti del paziente. Si procederà, inoltre, alla sanificazione dell’istituto, mentre l’aula dovrà essere sanificata immediatamente dopo l’allontanamento dell’alunno. Quindi si procederà a mettere in quarantena per 14 giorni i “contatti stretti” del paziente. Se la classe, o una parte di essa, sarà messa in quarantena, si interverrà con la didattica a distanza. L’Asl potrebbe, inoltre, decidere se fare uno screening medico al personale scolastico.
La scuola, quindi, non sarà chiusa in presenza di uno o pochi casi di contagio, ma si provvederà ad arginare singolarmente i vari casi. L’eventuale chiusura della scuola, così come previsto dal Protocollo di Sicurezza, dovrà essere valutata dal dipartimento in base al numero di casi confermati o nell’eventualità di focolai. L’Asl, inoltre, avrà la possibilità di inviare unità mobili per l’esecuzione di test diagnostici presso la struttura scolastica.
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