Il lockdown ha costretto molti lavoratori meridionali impiegati al Nord a tornare nelle proprie terre. Una volta terminato, Elena Militello ha scelto di non tornare "su". Da qui l'idea di fondare il progetto "South Working".
L’arrivo della pandemia ha cambiato le vite di molti italiani. In pochi mesi si è assistito a molteplici eventi: dagli esodi di massa di lavoratori e universitari verso le proprie città di origine, fino all’avvento dello smart working e della didattica a distanza, mai usati così tanto prima di questo periodo. In questo contesto, inizia la storia, raccontata da Open, di Elena Militello, 27enne siciliana di ritorno all’Isola con l’avanzare della pandemia.
Elena ama profondamente la sua terra; eppure, è costretta a vivervi lontano. L’ha lasciata quando aveva solamente 17 anni: ha scelto di studiare, infatti, Giurisprudenza alla Bocconi di Milano. Una volta terminato il corso di Laurea Magistrale, arriva per Elena il momento del dottorato di ricerca: lo svolge tra Como, gli Stati Uniti e il Lussemburgo. In quest’ultimo paese, infine, viene chiamata per un contratto da ricercatrice e qui vi si trasferisce fino al ritorno causa Covid.
Una volta tornata a casa, inizia come tutti lo smart working. Ma con l’avanzare del tempo e l’abbassarsi del rischio contagio, con conseguente ritorno a quelle attività da poter svolgere, se possibile, di presenza, Elena comprende una cosa molto importante: vuole rimanere in Sicilia. E da lì, prende la decisione definitiva. A sottolineare questa sua decisione, spiega ad Open: “si può lavorare bene anche da qui, dalla mia terra, non è necessaria la presenza in ufficio e poi, stando vicino ai miei affetti, mi sento più motivata, più concentrata e quindi rendo meglio”.
“È un desiderio che covavo da anni – continua Elena – non ho visto crescere nemmeno il mio fratellino. Avevo bisogno del contatto dei miei familiari, dei miei amici. Non è vero, dunque, che cala la produttività, bastano un pc e una connessione a internet”. Questa decisione la spinge a fondare un progetto: South Working – Lavorare dal Sud.
Sono molteplici gli obiettivi di South Working. Ad esempio, come spiegato in un post sulla pagina Facebook, si vuol studiare “il fenomeno dello smart working localizzato […] in particolare dal Sud Italia, con i suoi pro e contro; aiutare lavoratori che vogliano intraprendere questa modalità di lavoro; formulare delle proposte di policy in questo campo”. Non solo, a lungo termine si vuol “stimolare l’economia del Sud, aumentare la coesione territoriale tra le varie regioni d’Italia e d’Europa e creare un terreno fertile per le innovazioni e la crescita al Sud”.
Inoltre, come spiegato da Elena, “viene chiesto alle aziende, laddove possibile, di permettere ai propri lavoratori di non spostarsi da una città all’altra senza motivo, privandoli dei loro affetti più cari. Magari per andarsi a rinchiudere in piccole stanze, di pochi metri quadrati, costosissime e a migliaia di chilometri di distanza dalla propria famiglia”.
Un progetto molto importante, dunque, per le migliaia di lavoratori che ogni anno lasciano la propria terra in cerca di un impiego migliore. La buona riuscita di South Working cambierebbe, e di molto, la vita dei più. L’idea di Elena è dunque una vera e propria sfida, rivoluzionaria sulla scia di un anno caratterizzato da numerosi cambiamenti.
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