Almalaurea 2020: sono stati pubblicate, come di consueto, le statistiche annuali riguardanti le università italiane. Tra di esse, è possibile analizzare le rilevazioni in merito ai laureati del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Ateneo catanese.
Almalaurea 2020: sono state rese note le rilevazioni che il Consorzio Interuniversitario raccoglie, di anno accademico in anno, per fare il punto sulla situazione degli atenei italiani. Tra questi dati, è possibile trovare una perfetta costruzione del profilo dei laureati provenienti dalle suddette università, delineandone anche il percorso post-laurea.
Scorrendo le centinaia di dati raccolti durante l’indagine di Almalaurea, si potrà notare come sia possibile consultare i singoli dati per ogni facoltà. Si prendano ad esempio allora, in questo caso, i numeri raccolti sulla base dei dati forniti da 452 dei 488 studenti laureatisi al Dipartimento di Scienze della Formazione a Catania, durante lo scorso anno accademico, 2018/2019.
Il primo dato che si può evidenziare è il grande divario tra uomini e donne: quest’ultime sono ben l’88,7%, contro il ridottissimo 11,3% maschile. In media, gli studenti in Scienze della Formazione ottengono il diploma di laurea a 25,2 anni: il 35,2%, dato tra i più alti, arriva all’ambito obiettivo tra i 23 e i 24 anni.
Il punteggio ottenuto al sostenimento degli esami è in media 27,2 su 30; per quanto riguarda, invece, il voto finale di laurea, esso è equivalente a 102, 6. Il lasso di tempo, in media, in cui si terminano gli studi è di circa 4,8 anni: sebbene il 44,3% si laurei in corso, il 26% arriva alla fine del proprio percorso dopo un anno, il 12,1% dopo due, il 10,7% dopo più di 5 anni.
Sono moltissimi gli studenti che, una volta terminato il percorso universitario, sia di primo che di secondo livello, hanno scelto di partecipare ad un’attività formativa post-laurea. La maggior parte, sono coloro che hanno conseguito il diploma di Laurea Magistrale biennale: sono ben il 78,4%, a fronte del 26,8% dei laureati appartenenti al triennio.
Sebbene le scelte di formazione post-laurea siano molteplici, si possono rilevare diverse preferenze a seconda del diploma di laurea ottenuto. Ad esempio, la percentuale maggiore di laureati al triennio (il 10,8%) si applica agli stage in azienda; il 56% dei laureati di secondo livello, invece, si dedica al tirocinio o al praticantato, mentre l’11,9% e il 17,9% scelgono rispettivamente un altro tipo di master o, di nuovo, uno stage all’interno di un’azienda.
Per quanto riguarda il fronte lavorativo, il 30,4% dei laureati al triennio di Scienze della Formazione ha un’occupazione. La maggioranza, 49%, non ha un impiego e non ne ricerca uno, ma di essi, il 44,8% si trova impegnato in un tirocinio o un praticantato; vi è infine un 20,6% di disoccupati che però cercano un lavoro.
Le percentuali cambiano per i laureati alla magistrale. Il 38,1%, infatti, ha attualmente un impiego, solamente il 19,4% non lavora e non ne è alla ricerca (il cui 10,4% si trova attualmente all’interno di un programma di tirocinio o praticantato); il 42,5%, la maggioranza, si trova invece momentaneamente disoccupata, alla ricerca di un’occupazione.
Si può notare dai dati come vi sia una parità di generi sul fronte lavorativo, almeno tra i laureati al triennio: gli uomini occupati sono il 30,6%, le donne il 30,4%. Un divario leggermente più evidente vi è tra i laureati alla magistrale: le donne sono ben il 39,3%, mentre gli uomini il 25%.
Altissime, invece, le percentuali riguardanti le esperienze di lavoro post-laurea: il 54,9% dei laureati al triennio non ha mai lavorato dopo aver ottenuto l’ambito diploma, a fronte del 14,7% che invece è riuscito a trovare un impiego. Le cifre non cambiano di molto per i laureati magistrali: il 48,5% non ha mai lavorato dopo la laurea, mentre il 13,4% sì.
In totale, dunque, vi è una parità tra i tassi di occupazione e disoccupazione per i laureati magistrali: rispettivamente il 41,8% e il 41,1%. Una maggiore disparità vi è, invece, tra il tasso di occupazione e quello di disoccupazione per coloro che hanno terminato il percorso universitario di primo livello: il 32,4% contro il 23,3%.
Tra gli occupati sopracitati, per quanto riguarda i laureati alla triennale, vi è un grande divario tra il 35,5% che prosegue il lavoro iniziato prima della laurea e il 52,7% che invece ha iniziato ha lavorare dopo aver ottenuto l’ambito titolo; l’11,8%, invece, non prosegue più il lavoro iniziato prima di laurearsi. Nei riguardi della magistrale, non vi è molta discrepanza tra chi ha continuato il proprio impiego e chi l’ha trovato dopo la laurea: il 49% contro il 43,1%, mentre è solo il 7,8% a non proseguire il lavoro trovato prima di laurearsi.
È questione di pochi mesi, invece, per i disoccupati sopracitati, il periodo di tempo che passa tra la laurea e il primo impiego. Per i laureati al triennio, infatti, in meno di un mese comincia la ricerca: essa può durare in media 3,7 mesi fino al reperimento del primo lavoro, facendo così passare in media dalla laurea all’arrivo del primo lavoro circa 4,5 mesi. Una volta laureatisi, anche gli studenti della magistrale iniziano la propria ricerca in meno di un mese: in media, si trova lavoro in tempi più lunghi (4,2 mesi), portando il tempo totale della ricerca a 5,1 mesi.
Una volta trovata la propria occupazione, sia la maggioranza dei possessori del diploma di laurea triennale (68,8%) che di laurea magistrale (60,8%), lavorano nel settore privato. Il ramo di attività economica scelto dai primi varia dal commercio (28%) all’istruzione e ricerca (20,4%), infine per altri servizi (30,1%). Anche la maggioranza dei laureati magistrali si trova impegnata in altri servizi (39,2%), oppure nel settore dell’istruzione e della ricerca (27,5%). L’area geografica di lavoro, sia per laureati triennali (81,7%) che magistrali (90,2%), è perlopiù circoscritta alle Isole.
Si passi ora alla retribuzione: vi è molta discrepanza sia tra i salari medi di donne e uomini laureati al triennio (695 euro contro 807) che laureati alla magistrale (693 euro contro 876). Chi lavorava già prima della laurea, ha notato un miglioramento nel proprio impiego dopo l’ottenimento del diploma di triennio ( 33,3%) o di biennio (20%).
Il 40,9% dei laureati al triennio utilizza in maniera ridotta le competenze ottenute con la laurea; al contrario, il 45,1% dei laureati al biennio utilizza in misura elevata le competenze ottenute durante gli studi. Questi dati opposti derivano anche dall’affermazione da parte del 49,5% dei primi di aver trovato poco adeguata la formazione professionale acquisita durante gli studi, contraria a quella da parte del 45,1% dei secondi, che invece ha trovato molto adeguata la formazione acquisita durante il periodo universitario.
Nonostante questo, la maggioranza dei laureati di primo (40%) e secondo livello (54,9%) trovano molto efficace il possesso del diploma di laurea nel proprio lavoro. L’indice di gradimento della propria occupazione passa però da 7,7 su 10 (triennio) a 6,7 su 10 (biennio). In percentuale, perciò, il 45,2% dei laureati di primo livello e il 47,1% dei laureati di secondo livello sta cercando lavoro, nonostante la propria occupazione.
I disoccupati in cerca di impiego, sono 63 in questa raccolta dati per quanto riguarda la laurea triennale e 57 per la laurea biennale. Per entrambi i livelli, la maggioranza ha tentato di reperire un lavoro entro 15 giorni (il 49,2% dei laureati al triennio e il 56,1% dei laureati al biennio). In questa raccolta dati, infine, sono 150 i laureati di primo livello disoccupati non alla ricerca di lavoro, mentre sono 26 i dottori magistrali. In entrambi i casi, la stragrande maggioranza, però, non ricerca per motivi di studio: l’88,7% dei primi e il 76,9% dei secondi. Per questi ultimi, infine, si sottolinei che l’11,5% non cerca in quanto in attesa di chiamata da parte del datore di lavoro.
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