Tra vecchi e nuovi media, come sta cambiando il panorama dell’informazione in Italia? Cosa cerchiamo quando vogliamo informarci? I dati Censis e We Are Social ci danno la fotografia dell’Italia del primo ventennio del XXI secolo.
È stato stilato il 16° rapporto Censis sulla comunicazione, “I media e la costruzione dell’identità”. Per il 49% degli italiani giornali, riviste e libri sono destinati all’estinzione. Già all’inizio di quest’anno si prevedeva che la maggior parte delle attività sarebbero state svolte tramite internet (67,4%). Il digitale domina, anche se il 57% degli intervistati anziani sente di non possedere la dimestichezza necessaria all’utilizzo dei dispositivi digitali.
I Tg si confermano la principale fonte di informazione, segue Facebook al secondo posto. Ma chi vince la sfida tra vecchi media e nuovi dispositivi digitali? Sembrerebbe che, quando si tratta di informarsi, i primi prevalgano sui secondi, essendo ritenuti i media tradizionali come le fonti più affidabili. Generalmente la tendenza ad affidarsi ai “vecchi media” aumenta con l’aumentare dell’età, infatti se tra gli over 65 la percentuale è del 72,9%, tra i più giovani è del 40%.
Quando si vuole costruire una piramide dell’utilizzo dei media bisogna innanzitutto distinguere gli utenti più giovani dai più anziani, infatti per questi ultimi al primo posto si posiziona la televisione (96,5%), seguita dai quotidiani (54,6%), i periodici (52,2%). Tra i gradini più bassi internet (42%) e gli smartphone (38,2%).
Le cose cambiano per i giovani tra 14 e 29 anni: internet ha la maggior parte dei consensi (90%), ma è evidente in questa fascia di popolazione la forte ibridazione tra vecchi e nuovi media, dal momento che quasi alla pari con internet segue la televisione con l’ 89,9% dei consensi, insieme a smartphone (89,8%) e social media (86,9%).
Nel 2009 il 15% della popolazione utilizzava lo smartphone, mentre oggi il dato sale al 75,7%. Merito del boom dei social network, tra i quali la corona va a YouTube (56,7%), seguito da Facebook (55,2%), Instagram (35,9%, percentuale che arriva al 65,6% tra gli under 30). Posto di rilievo viene assegnato a WhatsApp, utilizzata dal 71% degli italiani. Tutto questo ha fatto sì che venisse quadruplicata – nell’arco del decennio – la spesa impiegata per l’acquisto di telefoni, mentre è crollata a picco quella dedicata a libri e giornali (-37,8%).
Nel palinsesto della dieta mediale degli italiani non può mancare l’informazione sulla politica nazionale, preferita dal 42,4% della popolazione, superando le notizie di sport (29,4%), cronaca nera (26,1%), rosa (18,2%), economia (15,3%) e politica estera (10,5%).
Secondo il Report Digitale della creative agency We are social 2020 in Italia le persone online sono quasi 50 milioni, e 35 milioni sono attive sui social. In media sei ore della nostra giornata sono dedicate all’attività online e quasi due vengono spese sui social media. Anche da questo report è emersa la preferenza degli italiani per YouTube, Facebook, WhatsApp e instagram. Si passano circa tre ore guardando la tv, un’ora ascoltando musica e poco meno di un’ora utilizzando i videogames.
Quali sono i siti web più visitati? Nella top ten si trova una gran varietà di ricerche che vanno dal social (Facebook), all’e-commerce (Amazon), alle news (Repubblica) a siti per adulti (Pornhub).
Ma, in sintesi, cosa è cambiato nell’ultimo decennio? I mezzi si sono moltiplicati e la fruizione dei contenuti è diventata personale, ognuno tende a cercare quello che vuole quando vuole. L’informazione mainstream ha insomma perso l’esclusività.
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