Il professore Roberto Burioni ha oggi pubblicato sul sito Medical Facts un documento firmato da un team di scienziati che propone una risposta scientifica al fine di riaprire l’Italia dopo le misure restrittive attuate dagli ultimi decreti legislativi.
Le attuali misure restrittive dell’ultimo decreto (Dpcm 10 aprile 2020), hanno prolungato di fatto le restrizioni alla circolazione individuale fino al 3 maggio prossimo. Il dopo risulta ancora incerto e sfumato dalle diverse voci che in questi giorni si rincorrono in merito a questioni economiche e sanitarie. A tal proposito Roberto Burioni (professore ordinario all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano) insieme con altri docenti, ha pubblicato su Medical Facts un documento in cui si propone una riapertura dell’Italia che rispetti norme sanitarie-scientifiche ben precise.
“La grande epidemia italiana da COVID-19 – spiegano i docenti – non dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia conosciuta. In altre parole, dovrebbe arrivare a un plateau sia come numero di nuovi casi, che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza rapidamente nel giro di alcune settimane”. Quando questi auspicabili segni di rallentamento del contagio saranno realtà sarà importante discutere su strategie sanitarie che limitino i danni del virus. Si passerà allora da fase pandemica” a fase “endemica” che dovrà poi essere mantenuta sotto controllo”.
L’unico strumento, spiega il team di esperti, che ci potrà proteggere contro il ritorno del virus è l’immunità naturale, ma questa senza la presenza di un vaccino che immunizzi la popolazione è ancora debole e ci potrebbe esporre ad una “ricaduta” nell’epidemia e conseguenti misure di contenimento. “Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, – scrivono gli studiosi – proponiamo la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19)”. Essa consiste in 5 caratteristiche generali”:
Inoltre si dovrà tener conto del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico. Pertanto: “tale piano dovrà prevedere una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attività, che dovranno essere ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori”.
Conclude il team di esperti: “Mentre una dettagliata valutazione economica e normativa del corrente progetto esula dallo scopo di questa prima esposizione della proposta, riteniamo tuttavia che questo possa essere un ragionevole percorso, dal punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che – speriamo – sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino”.
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