Test ingresso: è possibile che, a causa delle misure di sicurezza dettate dall'espandersi del Coronavirus, possa svolgersi online? La risposta del ministro Manfredi apre degli spiragli a questa possibilità.
Test ingresso: con l’avvento del Coronavirus e tutte le misure d’emergenza scattate subito dopo il suo espandersi incontrollato, vi sono stati molti cambiamenti. Tutta l’Italia ha dovuto cominciare, da un momento all’altro, a lavorare in smart-working. A partire dalle aziende fino alle istituzioni scolastiche, questi cambiamenti hanno un po’ messo sottosopra la vita degli italiani.
Così, a scuola ormai si ipotizza una maturità totalmente diversa dai soliti canoni. All’università, invece, la cui didattica, così come i servizi offerti, è passata in modalità telematica, si pensa già a come comportarsi per i mesi a venire; la sessione estiva si avvicina sempre di più, con sempre meno certezze sul come affrontarla. L’incertezza, in questo caso, comincia già ad attanagliare coloro i quali dovranno sostenere i test d’ingresso per essere ammessi all’A.A. 2020/21. Infatti, avanza già l’ipotesi di una versione online dei temibili test d’ammissione.
Questa ipotesi è stata evidenziata dal Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, durante un’intervista concessa al Messaggero. Il ministro però ha voluto subito chiarire: se dovesse avvenire, un’evenienza simile sarebbe indirizzata solo alle ammissioni alle università a numero chiuso, che dunque riguardano i singoli atenei.
Ciò, quindi, non riguarda l’accesso programmato nazionale: come spiegato dal Ministro, “per il momento le date restano quelle, aspettiamo di vedere come andrà avanti l’emergenza: ci auguriamo che per il 1° settembre sarà possibile svolgere i test in maniera regolare“. Per gli altri tipi di test, invece, Manfredi ha spiegato che “le prove che vengono organizzate dai singoli atenei potrebbero svolgersi anche da remoto. Proprio per questo stiamo discutendo sulla possibilità di farli online, adottando ovviamente sistemi informatici e modalità che ne garantiscano la sicurezza”.
Una soluzione che non convince molto Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’associazione studentesca Unione degli Universitari. Infatti, intervistato, ha spiegato come questa ipotesi sia un “grande rischio e un salto nel buio. Come vediamo già per gli esami universitari scritti dove si ha un numero di centinaia di studenti, è molto complesso garantire la privacy, l’anonimato e l’imparzialità, figuriamoci nel caso di Medicina dove i partecipanti al test sono decine di migliaia”.
Questa, dunque, secondo Gulluni potrebbe essere “un’occasione per ripensare il modello d’accesso ai corsi di laurea di Area medica e sanitaria verso una direzione di apertura”. Tutto ciò, “avviando un percorso partecipato con le Università e con le organizzazioni studentesche“.
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