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Coronavirus, rientra a Catania per fine Erasmus: “Nessun controllo in aeroporto per chi arriva dall’estero”

Ai microfoni di Liveunict, il racconto di una ragazza rientrata a fine Erasmus riguardo la sua esperienza di arrivo all'aeroporto di Catania e sui controlli inesistenti allo scalo siciliano.

In questi giorni di blocco totale del Paese per l’emergenza Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario nazionale, si parla spesso di “contenimento” e “controllo”. Lo scopo delle misure straordinarie prese dal Governo in questi giorni è infatti quello di evitare che il numero dei contagi aumenti esponenzialmente. A tal proposito sono attivi rigidi controlli anche negli aeroporti, ma l’esperienza di una ragazza di rientro all’aeroporto di Catania affermerebbe il contrario.

Chiara, che si trovava ormai a conclusione del suo percorso Erasmus e sarebbe rientrata a distanza di pochi giorni in Italia, è la protagonista dell’evento: proveniente dall’Inghilterra dove ha svolto il suo periodo di formazione universitaria, ha raccontato a LiveUnict di non essere stata sottoposta a nessuna verifica al suo arrivo allo scalo aeroportuale catanese. Un fatto che l’ha lasciata sorpresa, considerando la necessità di mantenere gli arrivi sul territorio nazionale sotto stretto controllo, ma che è stato confermato anche da un’altra ragazza rientrata il suo stesso giorno. Non sarebbe stata effettuata neanche la verifica della temperatura corporea, che sembrerebbe essere il principale controllo sanitario, seppur a volte inutile nel caso degli asintomatici, effettuato in aeroporto durante l’emergenza sanitaria in corso.

Secondo quanto dichiarato da un comunicato stampa della Protezione civile riguardo le istruzioni per gli italiani di rientro dall’estero, pubblicato anche sul sito della Polizia dello Stato, “I connazionali che rientrano in Italia da altri Paesi verranno sottoposti ai controlli aeroportuali previsti e attivati, fin dall’inizio dell’emergenza, grazie al supporto e alla disponibilità del volontariato di protezione civile e del personale sanitario”.

Chiara ha quindi deciso di fare rientro in Patria al momento dello scoppio dell’emergenza sanitaria, in quanto alla fine del proprio percorso, e ha eseguito le procedure necessarie al suo arrivo in Sicilia: autodenunciandosi, dichiarando la provenienza e tutti i dati necessari alle autorità di competenza e, infine, effettuando la quarantena nella propria residenza. Ma di certo non si aspettava di passare dalla fase di atterraggio al rientro autonomo nelle propria abitazione senza alcun controllo.

“Sono rientrata in Italia perché, essendo alla fine del mio percorso Erasmus, non avrei avuto una casa in cui vivere nel Regno Unito. Sono scesa dall’aereo insieme agli altri passeggeri senza nessuna particolare misura di precauzione ha dichiarato Chiara, che ha specificato di aver viaggiato munita di mezzi di protezione quali guanti e mascherine. “Una volta arrivata al ritiro bagagli non sono stata sottoposta a nessun controllo e sul luogo era presente poco personale tra cui un membro della Protezione civile e una persona che indossava il camice e protezioni come mascherine e guanti” ha proseguito la ragazza.

“Ci hanno fatto passare tranquillamente, salutandoci con un “Buongiorno” e senza richiedere l’autocertificazione ha dichiarato la studentessa, affermando che le sono però stati consegnati dei moduli per effettuare lo spostamento al di fuori dall’aeroporto. “Mentre lasciavo la zona della consegna bagagli ho però visto che il personale lì presente ha richiamato una ragazza che aveva viaggiato sul mio stesso volo, probabilmente per effettuare il controllo della temperatura” ha aggiunto, rendendo quindi possibile l’ipotesi dell’esecuzione di controlli a campione sui passeggeri in arrivo a Catania, per quanto essi possano non essere abbastanza.

Al momento dell’arrivo a Catania, Chiara proveniva da Roma, dove era arrivata il giorno prima direttamente da Londra. La ragazza ha raccontato la differenza dell’accoglienza ricevuta nella città etnea rispetto al suo arrivo all’aeroporto di Roma. “A Roma ho dovuto compilare due autocertificazioni e mi sono state poste molte domande riguardo alla mia provenienza e al motivo del mio spostamento. Abbiamo, inoltre, aspettato per lungo tempo per ottenere il nuovo modello di autocertificazione e siamo passati a gruppi di tre sotto degli apparecchi, che ho immaginato controllassero la temperatura corporea con dei sensori”.

Un’altra problematica sollevata dalla ragazza riguarda il costo dei voli per il rientro a Catania. Chiara infatti ha dichiarato di aver pagato oltre 400 euro per il suo viaggio di rientro e di aver visto lo stesso volo, qualche giorno dopo la sua prenotazione su internet, con un biglietto la cui cifra ammontava a quasi 900 euro. Una questione, quella degli alti costi dei biglietti aerei, che non fa che aggravare la situazione di emergenza che il mondo intero, e l’Italia in particolar modo, sta vivendo. Per di più se la speculazione parte dalla compagnia aerea italiana di bandiera che recentemente, attraverso il decreto “Cura Italia”, ha ricevuto oltre 600 milioni di euro per la nazionalizzazione.

Una serie di questioni e problematiche che danno una panoramica sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in corso. Quella che però lascia maggiormente interdetti è di certo l’assenza di controlli allo scalo aeroportuale, considerando che si tratta di una delle aree più sensibili per l’ingresso di persone nella regione siciliana.

Martina Bianchi

Giornalista pubblicista con una laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations e una triennale in Scienze e Lingue per la Comunicazione, coltiva l'interesse per il giornalismo scrivendo per LiveUnict dal 2018 e coordinando la redazione da maggio 2022. Appassionata di lingue straniere, fotografia, arte e viaggi, ama scrivere di attualità, con un particolare interesse per i diritti e la storia.

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Martina Bianchi

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