Nelle scorse settimane, mentre cresceva il numero di contagi, si assisteva ad una netta riduzione di donazioni di sangue: un fenomeno denunciato da associazioni, giornali e trasmissioni. Francesco Malerba, Presidente di AVIS Catania, ci racconta come ed in che misura i catanesi donino al tempo del Coronavirus.
L’avvento dell’inaspettato ha la capacità di rivoluzionare abitudini e priorità, mettere a repentaglio i nostri piani e rivalutare quel che credevamo ci spettasse di diritto. Ma l’inaspettato aiuta anche a riscoprirci fragili e, dunque, umani: lo sanno bene, oggi più che mai, gli italiani.
Gran parte di questi ultimi, infatti, non ha solo accettato le misure restrittive del governo al fine di ridurre il più possibile la diffusione del Coronavirus, ma anche risposto con entusiasmo ad alcuni appelli. Tra questi, spicca quello di associazioni e giornali di fronte a un calo di donazioni di sangue avvertito in molte regioni. Un problema particolarmente rilevante in Sicilia: a raccontarlo a LiveUnict è il presidente di Avis Catania, Francesco Malerba.
“La mancanza di sangue all’interno degli ospedali si è verificata nelle scorse settimane – Francesco Malerba, Presidente di Avis Catania -. Da sabato, grazie agli appelli lanciati dal Presidente AVIS Nazionale, oltre che dalle testate giornalistiche, abbiamo assistito ad un afflusso straordinario. Anche moltissimi donatori catanesi, nuovi e non, hanno contribuito alla causa recandosi presso le nostre tre sedi“.
Nei primi due mesi del 2020 la Sicilia aveva registrato, seppur non senza fatica, dei risultati positivi in materia di sacche di sangue (destinate ad aiutare soprattutto pazienti talassemici ed emoglobinopatici). Risultati destinati ad essere sconvolti da contagi e decreti: dopo due settimane caratterizzate da una diminuzione di donazioni superiore al 10%, oggi si tornerebbe a tirare un sospiro di sollievo.
“Nelle scorse ore AVIS Regionale Sicilia ha indicato un aumento del ben 7,8% rispetto alla settimana compresa fra il 9 ed 15 marzo– afferma Malerba-. Si tratta un ottimo risultato”.
Tuttavia, in questo braccio di ferro giocato tra solidarietà e paura, non trionferebbe sempre la prima contendente. Ai tempi del COVID-19, numerosi e legittimi sono i timori che frenano dal donare. Ma quanti gli effettivi rischi per la salute?
“Il Coronavirus non si trasmette attraverso il sangue: è comprovato. Inoltre, noi stiamo mettendo in atto tutte le disposizioni governative volte alla sicurezza pubblica: è previsto il mantenimento delle distanze e l’uso di guanti e mascherine – rassicura il Presidente -. I donatori attendono all’ingresso per poi entrare uno alla volta, non creando un assembramento all’interno delle strutture. Ad ogni modo, per scongiurare qualsiasi pericolo, in caso di particolari malesseri(come tosse o febbre) o diagnosi, i donatori dovranno informarci entro i 14 giorni successivi alla donazione.“
Resta da chiedersi se questa pandemia vada oggettivamente indicata come unica causa di una limitata pratica del dono in Sicilia.
“Solitamente le città siciliane sono più o meno carenti o arrivano a stento all’autosufficienza. Fa eccezione Ragusa in cui esiste un vero e proprio culto della donazione. In regioni come l’Emilia-Romagna o la Lombardia, nonostante l’emergenza in corso, si riesce sempre a raccogliere sacche. Ecco, io credo che la carenza di donazioni sia dovuta a una particolare forma di educazione. Se nell’ambito del nucleo familiare un soggetto dona sangue, i parenti sono portati a seguirne l’esempio“.
Il Presidente Malerba ci restituisce, così, un quadro paradossale all’interno del quale le regioni del Nord, le stesse che oggi contano il maggior numero di vittime per COVID-19, potrebbero compensare ad un’eventuale carenza del Sud, attualmente meno colpito.
Ma chi può donare? I requisiti fondamentali, secondo quanto indicato dallo stesso Presidente AVIS, restano immutati: un’età minima di 18 anni e una buona dose di salute. Sul sito dell’associazione sono poi presenti ulteriori particolari criteri quali, per esempio, di sospensione temporanea (di 14 giorni) dopo la possibile esposizione al rischio di contagio per contatti con soggetti risultati positivi al SARS-CoV-2.
“Per spostarsi e recarsi presso i centri trasfusionali sarà necessario compilare l’autocertificazione – informa il Presidente-. Molto spesso le Forze dell’Ordine chiamano i nostri Centri per ottenere una conferma o noi ci preoccupiamo di rilasciare una dichiarazione che indichi l’avvenuta donazione e giustifichi l’uscita”.
La risposta dei catanesi all’appello di AVIS giunge in un momento storico in cui la protezione e la salvezza altrui andrebbero elevate a valori primari. Non resta che sperare che la visita ai punti di raccolta non rimanga solo una lodevole eccezione: che questa diventi la regola, da seguire in maniera intelligente e funzionale.
“Abbiamo ricevuto un’ottima risposta ma deve essere costante. Per via delle numerose richieste, abbiamo dovuto ricorrere alle prenotazioni giornaliere (per via telefonica): così distribuiremo nel tempo le donazioni. Maggior quantità di sacche servirà nel periodo estivo e quando ricomincerà la normale routine degli interventi chirurgici. La donazione di sangue serve sia agli altri che a noi poiché funge da controllo periodico. Dura un quarto d’ora, non è pericoloso né doloroso. La cosa che fa più male è togliere il cerotto”.
Per ulteriori informazioni, vi consigliamo di consultare il sito AVIS Catania.
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