In tempi di Coronavirus nelle sei regioni maggiormente colpite sarà possibile attivare forme di smart working con più facilità e meno vincoli. Ecco di cosa si tratta e chi può accedervi.
L’emergenza Coronavirus ha riportato agli occhi della cronaca una questione attualissima ma mai realmente delimitata: lo smart working. Come sta già accadendo in Cina, infatti, adesso anche alcune delle regioni italiani colpite dal virus potranno accedere in maniera semplificata al “lavoro agile”, in modo da evitare la paralisi dell’economia locale e nazionale.
Per sei regioni italiane, quelle attualmente considerate i focolai del virus, il Consiglio dei Ministri ha previsto delle considerevoli agevolazioni in materia di “lavoro agile”. Le aziende, infatti, potranno procedere all’avvio di percorsi di smart working evitando la stipula di un accordo scritto con i dipendenti e attuando l’informativa sulla sicurezza per via telematica. Ma cos’è, innanzitutto, il lavoro agile?
Si tratta di una forma di lavoro volta alla flessibilità e a una migliore produttività da parte degli impiegati. Usufruendo di questa modalità lavorativa, il dipendente ha la possibilità di svolgere le proprie mansioni da qualsiasi luogo e senza orari fissi. Potenzialmente, quindi, è possibile portare a termine i propri compiti anche in pigiama dal divano di casa, purché, per l’appunto, non si metta a rischio la produttività.
“Ai lavoratori agili– si legge sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali– viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali”.
Sebbene lo smart working sia riconosciuto come una tipologia di welfare aziendale, considerati gli effetti benefici certificati sui dipendenti ma anche sulla produttività, in Italia si è ancora restii ad affidarsi a questa forma lavorativa, anche a causa delle questioni legate alla cyber security. L’emergenza Coronavirus, tuttavia, ha reso pressante la questione del lavoro agile, unica soluzione, al momento, alla chiusura precauzionale delle aziende di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria.
Il Coronavirus rappresenta, oltre che un’inevitabile minaccia per la salute, anche un’ombra sull’economia nazionale, che potrebbe venirne fuori non poco danneggiata. Per via della quarantena, infatti, sono migliaia i dipendenti costretti all’isolamento, causando la chiusura precauzionale delle aziende. Lo smart working, quindi, potrebbe essere una valida soluzione alla paralisi dell’economia delle regioni attualmente isolate.
Sebbene sia prevista la stipula di un accordo azienda/dipendente e la comunicazione ufficiale dell’informativa sulla sicurezza, in via del tutto eccezionale le sei regioni in questione potranno aggirare questi ostacoli. Le aziende potranno, così, procedere all’avvio del lavoro agile, comunicando solo telematicamente l’informatica e senza firmare alcun accordo.
Il decreto del Consiglio dei Ministri riguarderà le zone rosse, vale a dire i dieci comuni lombardi e veneti considerati focolai del virus, e le zone gialle, cioè le regioni a rischio, individuate in Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna. Le aziende site in queste zone, o i cui dipendenti provengano da esse, potranno attivare la modalità di telelavoro fino al 15 marzo 2020.
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