Un articolo del quotidiano statunitense Washington Post spiega ai turisti perché scegliere la Sicilia per le proprie vacanze, grazie alle caratteristiche uniche del posto: dal clima al cibo, dalla cultura alle usanze locali.
“Perché la vostra prossima vacanza dovrebbe essere in Sicilia” è il titolo di un articolo del Washington Post che racconta ai turisti, statunitensi e non, le motivazioni per scegliere la più grande isola del Mediterraneo come meta per le proprie vacanze. Punto forte della regione è la sua storia, che ha forgiato una cultura unica, a causa dei tanti eventi susseguitisi. Le carestie, i disastri naturali, le dominazioni straniere, le guerre e le rivolte popolari sono stati un mix straordinario che hanno reso inimitabile il DNA dei siciliani.
La Sicilia, si sta, è stata per molto tempo un territorio di conquiste, per i popoli che nel corso dei secoli hanno dominato la scena nel Mediterraneo. Questo rocambolesco susseguirsi di padroni ha lasciato un patrimonio architettonico inestimabile, che varia dai resti archeologici greci meglio conservati al mondo ai castelli arabo-normanni, che dalle alture scrutavano il mare in attesa del nemico. Se a questi elementi aggiungiamo un cibo delizioso e uno scenario da favola, i turisti aspetteranno con ansia l’anno successivo per ritornare a scoprire le meraviglie della Trinacria.
“Perché andare – si legge tra le righe del Washington Post – : la cultura siciliana è stata ricca di avversità. Pestilenze, terremoti, guerre, schiavitù, rivolte ed eruzioni vulcaniche hanno avuto ruoli fuori misura nella sua drammatica storia. La vertiginosa successione dell’isola di regni conquistatori ha lasciato affascinanti resti architettonici, tra cui alcune delle antiche rovine greche meglio conservate al mondo. Inoltre, il cibo è ottimo e lo scenario incantevole”.
Consigli pratici? “Alcuni sostengono che il siciliano sia un dialetto italiano – si legge – non una lingua distinta, ma è sicuro di dire che un italiano non capirebbe una conversazione tra i siciliani. Anche all’interno dell’isola, ci sono dozzine di dialetti. (Esempio: lacrime di gioia sono state versate al battesimo di mio figlio quando mio nonno e mio zio hanno scoperto di condividere lo stesso dialetto minore di Agrigento.) L’inglese non è ampiamente parlato al di fuori dei centri turistici. L’italiano è capito. L’apprendimento di alcune parole siciliane sarà apprezzato. Prova a usare “salutamu” invece di “ciao” come saluto”.
Immancabile anche un commento sul cibo: “Mangia questo – suggeriscono sul noto giornale – arancini (polpette di riso fritte). Tutte le versioni di melanzane, ma soprattutto la caponata. Qualsiasi piatto che includa le sarde, che vengono catturate al largo della costa; meglio se servito con bucatini. E sicuramente i cannoli, tranne che in estate, quando la granita è la scelta migliore”.
Inoltre, da non dimenticare, è la sensibilità culturale dei siciliani. Ecco il consiglio del quotidiano: “Non riferirsi a un siciliano come a un italiano. Non trattare i siciliani come meno sofisticati di quelli delle regioni settentrionali italiane: le nonne curvate in abiti neri fanno ancora parte del mix, ma è più probabile che tu veda uomini e donne giovani, vestiti alla moda. E non fare battute sulla mafia”. Per quanto riguarda gli itinerari turistici, una menzione speciale arriva per Siracusa e l’isola di Ortigia, centri storici che hanno attraversato i secoli per arrivare immutati nella loro bellezza fino ai giorni nostri.
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