La riforma prevede un nuovo percorso che parte dal terzo anno delle scuole superiori e si chiude con le scuole di specializzazione.

Cambia tutto per gli aspiranti medici: la Commissione cultura e istruzione sta discutendo alla Camera una proposta che, se approvata, potrebbe essere la soluzione per risolvere il costante problema dei test d’ammissione sovraffollati e dei ricorsisti per Medicina.
Ogni anno circa in 70mila si presentano ai test d’ammissione programmati a livello nazionale, ma solo uno su sette riesce a superare la soglia e entrare dal portone principale. A questi si aggiungono tutti quelli a cui i tribunali accolgono l’istanza di ricorso, circa 20mila negli ultimi 5 anni, per un costo extra di circa 3 miliardi, tra formazione ordinaria e scuola di specializzazione, che è già costato circa 125mila euro per ogni studente in più da formare. Una situazione che potrebbe peggiorare, dato che i tribunali stanno accogliendo i ricorsisti di 2018 e 2017.
La questione è al vaglio della VII Commissione e prevede diversi step, a cominciare dalla scuola superiore. Innanzitutto, infatti, s’intendono abbattere i costi di formazione, che a volte raggiungono cifre nell’ordine delle migliaia di euro. Già dal terzo anno di superiori, nel testo in discussione, sono previsti dei corsi di formazione online pubblici e gratuiti con tanto di test d’autovalutazione, che aiuterebbero gli studenti a monitorare i loro progressi e a capire se è questo il percorso più adatto a loro.
Dopo un corso di 100 ore e l’ottenimento d’un attestato di partecipazione ottenuto attraverso i moduli di autovalutazione, lo studente viene inserito al primo anno di studi, fatto solo di lezioni teoriche per evitare il sovraffollamento dei laboratori.
Il test d’accesso avverrà invece a partire dal secondo anno. Il primo anno sarà comune per medicina, odontoiatria, chimica e tecnologie farmaceutiche, farmacia, biologia e biotecnologia. Alla fine del primo anno avviene la selezione attraverso un numero minimo di cfu agli esami e un test “a soglia”, con il quale chi ottiene il punteggio minimo entra automaticamente. Chi ha i punteggi più alti accederà alla facoltà indicata come prima scelta, quindi si andrà a scalare nelle altre.
Quindi, una volta completati gli studi nel corso dei primi sei anni, si passerà alle specializzazioni, per le quali sono previsti due o tre test all’anno al posto del test unico. Ma non è la sola novità: i promotori della riforma vorrebbero infatti una nuova regolamentazione nella formazione, coinvolgendo gli ospedali del territorio ma mantenendo l’università come centro di regia della formazione, così da tenere alti gli standard qualitativi. Inoltre, gli ultimi due anni della specializzazione dovrebbero diventare ibridi. Sarebbero previsti infatti dei contratti di formazione, con lavoro a carico delle Regioni, maggiori diritti e tutele per il lavoro degli specializzandi. In questo modo si risparmierebbero anche fondi che andranno a finanziare nuove e ulteriori borse.
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