Dopo 45 anni di carriera universitaria il Professore Antonio Di Grado ha tenuto una lectio magistralis, e non ha perso l'occasione di ringraziare i suoi studenti.
“Cari amici, colleghi, allievi, è bene dirlo subito: questa non sarà la lectio che mi è stata richiesta”. Così il Professore Antonio Di Grado ha dato inizio alla Lectio Magistralis lo scorso giovedì nella cornice del Monastero dei Benedettini.
L’incontro, nato in occasione del suo pensionamento dopo 45 anni di carriera universitaria, è stato anche un modo con il quale il Professore Di Grado ha tenuto a ringraziare colleghi e studenti. “Ho sempre cercato lo scambio e la cooperazione dagli studenti, da cui ho appreso molto in quasi mezzo secolo di interlocuzione. Ringrazio anche tanti dei miei vecchi studenti”– ha esordito il docente.
“Le Imperdonabili”, il titolo della Lectio Magistralis, nella quale il docente ha parlato di alcune figure di donne, le stesse riprese nel suo libro, “Le amanti del Loin-Près”. Dalle beghine, dalle sante, dalle eretiche del Medioevo, alle scrittrici visionarie del Novecento tutte donne che hanno saputo sporgersi sull’oltre e hanno saputo indagare sull’inconoscibile, donne che sono state dei modelli di “aurorale” emancipazione femminile.
Abbiamo voluto approfondire questi e altri argomenti, facendo qualche domanda direttamente al professore Antonio Di Grado, che andando oltre il libro, ha rivelato aspetti più intimi e personali che della sua vita e dei suoi 45 anni di carriera.
“Il mio libro nasce, come sempre i miei studi, da una necessità interiore – spiega il professor Di Grado -. Da diversi anni, libero da incombenze e committenze, non dedico i miei studi che a due categorie di anime assorte e furenti: gli anarchici e le mistiche . Mi è sembrato doveroso onorarle in occasione del mio commiato dall’università, con una Lectio Magistralis e con un libro (Le amanti del Loin-Près) che sono un omaggio alle donne, al loro diverso modo di sentire, di vivere il rapporto col Sacro, di scrivere delle loro vertigini visionarie.”
Durante i suoi anni di carriera il professore Di Grado è stato protagonista di diversi progetti, iniziative e collaborazioni che lo hanno distinto, ma tra questi ce n’è uno in particolare al quale è più legato. “Sono particolarmente legato a due autori di cui ho scritto – racconta il docente -. Il primo Federico De Roberto, di cui per primi io e Rosario Castelli abbiamo studiato le carte inedite che illuminano una vita tormentata, la sperimentazione di forme espressive ardite e innovative, il processo alla storia da lui intentato.
E il secondo Leonardo Sciascia, che ho avuto la fortuna di frequentare, scrivendo di lui e godendo della sua amicizia, fino alla volontà testamentaria da lui espressa che fossi io a dirigere la Fondazione che gli sarebbe stata intitolata. Considero questa designazione il riconoscimento più prezioso nella mia carriera di studioso, più della stessa cattedra di ordinario o di questo o quel titolo o incarico accademico.”
Il professore si è soffermato parlando dei suoi studenti e del rapporto che ha creato attraverso una “didattica interattiva“. Della passione che ha investito per il suo ruolo: quello di docente. Un docente che è stato in grado di trasmettere quella stessa passione per la letteratura ai suoi allievi attraverso il loro coinvolgimento in “occasioni di confronto e collaborazione come il blog Letteratura e dintorni e il magazine Astratti furori, per non dire di esperimenti teatrali e perfino cinematografici.”
Il professore Di Grado è un docente che molti ricorderanno per la sua disponibilità all’ascolto e la volontà di comprendere gli studenti e stimolare i loro interessi, e di incoraggiarli. “Altro che involuzione e decadimento, come qualcuno lamenta afferma il docente -. Ho sempre trovato la gran parte dei miei allievi ricchi di attese e di vivacità intellettuale: alla passione del docente risponde sempre quella degli allievi“.
Parole queste, che ogni studente vorrebbe sentirsi dire e che molti ne hanno avuto la fortuna, conoscendolo personalmente e condividendo con lui diversi momenti. A riprova della stima guadagnata negli anni, sono numerosi i commenti di ringraziamento che su Facebook arricchiscono i post del docente: tutti accomunati dal riconoscimento per aver messo a disposizione il suo sapere infondendo cultura e curiosità, le armi più potenti per combattere l’ignoranza.
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