Il giovane studente dell'Ateneo catanese è stato inserito tra i sette talenti emergenti nella Biomedicina in Italia grazie al prestigioso tirocinio vinto presso il Karolinska Institutet di Stoccolma tramite il progetto "Amgen Scholars".
Fucina di nuovi talenti e punta di diamante dell’Università di Catania, la Scuola Superiore si conferma ancora una volta un polo d’eccellenza di livello nazionale e i suoi studenti continuano a portare alto il nome dell’Ateneo catanese. Tra loro, Daniele Scarcella, 20 anni, studente di Scienze Biologiche, è stato inserito dalla stampa nazionale tra i ‘sette nuovi talenti italiani della biomedicina’, grazie alla sua partecipazione a “Amgen Scholars”, un progetto di Fondazione Amgen realizzato con l’Harvard University che prevede due mesi di tirocinio estivo retribuito presso cinque prestigiosi centri di ricerca europei.
Dopo aver vinto la selezione, a cui concorrevano diverse centinaia di candidati, lo studente Daniele Scarcella, studente del terzo anno di Scienze biologiche e allievo della Scuola Superiore di Catania, ha infatti avuto l’opportunità di trascorrere un periodo di otto settimane al Karolinska Institutet di Stoccolma, dove ha lavorato a un progetto di ricerca sperimentale sulla comprensione degli ‘acufeni’.
“Ho appreso di questa possibilità un anno fa grazie alla proposta dell’allora coordinatore della Classe delle Scienze sperimentali Salvatore Sortino – racconta Scarcella, nato a Messina ma residente a Enna –, però al primo tentativo non sono riuscito a superare la selezione. In un misto di testardaggine e determinazione, poiché già sin dall’inizio non vedevo l’ora di esplorare l’approccio della ricerca scientifica che si fa all’estero, ho voluto riprovare anche quest’anno, forte soprattutto dell’esperienza in laboratorio che nel frattempo ho potuto costruire e maturare grazie al mio tutor Ssc, e che ha dato un valore aggiunto alla nuova candidatura”.
“Il mio obiettivo – spiega – non era solo quello di acquisire un’esperienza internazionale fine a se stessa, ma soprattutto imparare a gestire gli esperimenti da portare a termine nel poco tempo a disposizione e programmare per tempo l’estrapolazione e l’organizzazione dei risultati da presentare alla platea di miei colleghi e dei docenti coinvolti nel progetto, sia a Stoccolma che al simposio finale al Clare College di Cambridge, dove gli Scholars dei cinque istituti europei che prendono parte all’iniziativa si riuniscono per presentare i lavori e condividere idee”.
Durante i due mesi del tirocinio, Daniele ha potuto lavorare alla chiarificazione del contributo relativo di un polimorfismo genetico nella percezione dell’”assordanza” dell’acufene. “È ancora un campo inesplorato – precisa –, in cui ogni nuova scoperta funge da trampolino per la successiva e il campo è in rapida espansione. Ho trovato davvero entusiasmante lavorare su qualcosa di non troppo “mainstream”, perché ciò ha stimolato la mia capacità di immaginazione oltre gli orari fissati di lavoro. Più passavano i giorni, più il mio desiderio di comprendere cresceva e la mia passione veniva alimentata dallo splendido ed incoraggiante team di ricercatori con cui passavo le giornate in laboratorio.
Mai come allora mi sono sentito parte di un complesso organismo che respirava all’unisono e di cui mi percepivo parte integrante: ho avuto finalmente la sensazione di appartenere completamente al mondo attorno al quale ho deciso di costruire la mia carriera. Al termine di questa esperienza, mi sento sicuramente più convinto e determinato di prima su come proseguire questo percorso nell’ambito delle scienze della vita, sia per quanto concerne la laurea magistrale che gli step successivi (sicuramente un PhD e un postdoc). Vorrei, sostanzialmente, costruire il mio futuro nell’ambito accademico senza precludermi la possibilità di lavorare in industria, un giorno, qualora lo ritenessi incentivante, stimolante ed entusiasmante: presupposti che sono per me imprescindibili”.
“Il motore della mia motivazione – conclude Daniele – rimane sempre la curiosità nel voler comprendere e spiegare l’estrema complessità organizzata che permea i sistemi biologici, e le ragioni per cui perturbazioni di tale complessità possano in qualche modo provocare sensibili effetti in senso patologico e non. In questo senso, la Scuola Superiore di Catania, il mio tutor Salvatore Saccone e la professoressa Concetta Rita Federico del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali hanno svolto un ruolo fondamentale nella costruzione delle mie competenze in campo biomedico, consentendomi un avvio precoce alla ricerca e la costruzione di una robusta professionalità che sento crescere in me giorno dopo giorno”.
E in questo senso tutti gli studenti che, in oltre 16 anni, sono stati selezionati da «Amgen Scholars» acquisiscono un ottimo biglietto da visita. Il 97% di loro, infatti, ha continuato la carriera universitaria e alcuni hanno perfino ricevuto importanti riconoscimenti, come la Rhodes Scholarship, il NIH Director’s New Innovator Award e una presenza nell’elenco di Forbes dei 30 Under 30 in Healthcare.
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