In tre sono indagati per i reati di distruzione e deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto e abusivismo. Le indagini sono state condotte dalla polizia insieme agli agenti di Sorveglianza Riserve Naturali.
Inquinamento, abusivismo e reati ambientali in un’area protetta. Questi, in sintesi, i capi di imputazione che pendono su tre indagati in provincia di Catania, che sarebbero colpevoli di aver deteriorato l’area dell'”Oasi del Simeto”. Le indagini sono state svolte dagli agenti della Polizia di Stato, che hanno effettuato controlli mirati a prevenire e reprimere reati ambientali nella riserva naturale, operando insieme agli agenti della Sorveglianza Riserve Naturali.
Grazie a questi capillari controlli, un pluripregiudicato è stato indagato in stato di libertà per gestione illegale e abbandono di rifiuti speciali; l’uomo aveva allestito, senza autorizzazione, un luogo di raccolta di rifiuti derivanti anche dall’attività di un’officina meccanica, peraltro totalmente abusiva. Particolarmente pericoloso, il fatto che i rifiuti, parti di motore e altri scarti d’officina non bonificati, erano ammassati anche a ridosso di un ruscello, con evidenti rischi per l’ambiente dovuti alla presenza di olii esausti minerali e chimici sul terreno.
Trattandosi di area protetta, il pregiudicato, è stato indagato per il reato di distruzione e deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto. Lo stesso è stato indagato per incauto acquisto di rame, invasione di terreni pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica, nello specifico l’indennità di disoccupazione. Nell’ambito della medesima operazione, si è proceduto al sequestro penale di circa 5000 chili di rifiuti speciali tra cui, anche se in minor parte, rame di cui il responsabile non ha indicato la provenienza.
Nel prosieguo dei controlli, svoltisi nella giornata di ieri, altre due persone sono state indagate sia per il reato ambientale di scarico delle acque reflue, per la precisione scarichi fognari e prodotti per il trattamento delle acque di una piscina, in un ruscello che si trova a ridosso della loro abitazione, sia per il reato di deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto.
All’interno di un terreno agricolo di loro proprietà, i due indagati avevano allestito un luogo di dimora con roulotte, piscina e strutture in ferro e cemento e, incuranti del danno derivante dal grave inquinamento generato dagli scarichi fognari e della piscina nel vicino ruscello, avevano costruito una condotta apposita che gli agenti hanno immediatamente sequestrato penalmente, al fine di evitare ulteriori sversamenti.
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