Il decano dell'Università di Catania, Vincenzo Di Cataldo, ha inviato una nota in merito alla questione elezioni che, nelle ultime settimane, ha suscitato diverse polemiche. La riportiamo integralmente
Cari Colleghi,
Cari Amici del Personale,
Cari Studenti,
dalla data delle dimissioni del rettore prof. Francesco Basile è passato poco tempo, ma sono accadute molte cose. Sono certo che avete tutti seguito con attenzione quanto accadeva, ma credo che sia giunto il momento di segnare una tappa all’interno del nostro percorso, di rivederne la parte già esaurita e guardare a quella che ci rimane da compiere. Questo, anche per una corretta informazione di chi abbia eventualmente perduto qualche passaggio.
A seguito delle dimissioni del rettore, Prof. Francesco Basile, il decano dei Professori ordinari ha avuto dalla legge il compito di indire le elezioni del nuovo rettore e, nel frattempo, svolgere le funzioni di rettore, fino all’elezione del nuovo e limitatamente all’ordinario. Mi permetto di aggiungere che il decano aveva ed ha il dovere di assumere e svolgere questo ruolo, pur non avendolo cercato; e se non lo avesse assunto o non lo svolgesse sarebbe sicuramente responsabile verso la sua Università, non solo sul piano politico, ma anche sul piano strettamente giuridico. Questo nel rispetto del decreto legislativo luogotenenziale 7 settembre 1944, n. 264, la cui vigenza è confermata dal decreto legislativo 1 dicembre 2009, n. 179, e secondo l’art. 12 del regolamento elettorale dell’Università di Catania. Capisco che un decreto umbertino possa sembrare un po’ demodé, e qualcuno lo ha detto, ma chi è chiamato ad eseguire le leggi non può permettersi di autoesonerarsene solo perché un decreto di sicura vigenza reca la firma dell’ex re. Del resto, questo non è certo l’unico caso: in Italia vigono ancora migliaia di leggi e decreti risalenti al periodo monarchico.
Proprio perché legittimato a svolgere le funzioni di rettore, il decano aveva ed ha il potere di convocare il Senato accademico, e lo ha convocato. Il Senato ha invitato il decano ad indire le elezioni. E il decano le ha indette. Tutto questo, secondo le norme indicate, e, ripeto, con il consenso unanime del Senato, del Direttore generale e dei Dirigenti tutti dell’Ateneo. E, aggiungo, con piena informazione del Ministro dell’Università.
In Ateneo e fuori Ateneo si è discusso dei modi e dei tempi della procedura elettorale che il decano ha avviato. Non ho voluto interloquire giorno per giorno all’interno delle piccole e grandi discussioni, per non condizionarle in nulla, ed esprimo pieno apprezzamento per l’attenzione con la quale molti di Voi hanno voluto partecipare alla discussione collettiva. In data 17 luglio mi è stato consegnato un appello sottoscritto da venti docenti di vari Dipartimenti, che chiedeva “il rinvio dell’apertura dei comizi elettorali ai primi di settembre, in modo da votare non prima della fine di settembre o inizio di ottobre”. Io avevo già ricevuto una lettera via e-mail da un collega del Dipartimento di Giurisprudenza che avanzava analoga richiesta, ed ho ritrovato il suo nome tra i venti firmatari dell’appello successivo. Alla mail del Collega ho risposto personalmente, al Collega che mi ha consegnato l’appello su citato ho detto che avrei riflettuto con attenzione sul punto.
Desidero qui ringraziare i venti firmatari dell’appello per il rinvio delle elezioni. Essi hanno svolto un ruolo prezioso, invitando tutti noi, me per primo, a riflettere. L’appello che ho ricevuto riconosce espressamente che “la data individuata” dal decano per le elezioni del nuovo rettore, è “formalmente legittima”. In effetti, l’art. 12 del regolamento elettorale dell’Ateneo prevede “In caso di anticipata cessazione dalla carica (del rettore. Parole da me aggiunte), il decano, su invito del Senato accademico, indice le elezioni del rettore e fissa le date delle votazioni in modo che le operazioni di voto si concludano entro 60 giorni dalla cessazione dalla carica”.
La legittimità del calendario fissato dal decano è stata oggetto di qualche contestazione, sulla base di argomenti diversi, tutti però (a mio parere) ben poco fondati.
Di contro, esistono serie ragioni per confortare l’idea che il termine statutario sia perentorio. In caso di cessazione anticipata del rettore dalla carica, esiste un interesse forte dell’Ateneo ad avere presto un nuovo rettore. Esiste un interesse forte dell’Ateneo a far durare il meno possibile la gestione interinale del decano, che deve limitarsi all’ordinario, e quindi non può valorizzare adeguatamente le risorse e le capacità dell’Ateneo con nuove iniziative.
L’appello dei venti Colleghi solleva solo problemi di opportunità: è inopportuno votare in agosto. Personalmente ritengo che sarebbe meglio collocare le elezioni in un altro periodo dell’anno, ma non credo affatto che un’elezione in agosto sia di per sé una cosa impossibile o intollerabile. Ero certo che si sarebbero presentate candidature numerose e serie, e così è stato. Sono certo che il corpo elettorale affluirà alle urne con la sua consueta attenzione e solerzia. Il che darà piena legittimazione al nostro nuovo rettore, chiunque sarà per essere.
Ritengo peraltro che al decano (come al Senato, come a qualunque altro organo accademico) non spetti alcuna valutazione di opportunità. Nel nostro sistema leggi e regolamenti non sono esposti a valutazioni di opportunità di chi è chiamato ad eseguirli. Se il decano si permettesse di farlo compirebbe una gravissima illegittimità, e tutti Voi avreste ragione di biasimarlo, e sono certo che lo biasimereste in molti, forse tutti (meno quei venti). Valutazioni di opportunità del genere possono trovare accoglimento solo a livello legislativo o di alta amministrazione, ad esempio con il varo di un decreto-legge. Ma il decano non può varare un decreto-legge, e neppure il Senato accademico. Lo possono fare altri organi dello Stato, che però fin adesso non lo hanno fatto.
Infine, e non mi pare cosa da poco, proprio in un momento in cui un’indagine penale in corso rimprovera alla Università di non avere rispettato le regole, ritengo che l’Università debba mostrare che essa segue con attenzione e rispetto le regole, tutte. Anche queste regole sulle elezioni del rettore. Lo deve mostrare a sé stessa, alla città, a tutti.
Venerdì scorso, come sapete, si è chiusa la raccolta delle candidature. Abbiamo cinque candidati, ed esattamente (in ordine alfabetico) i Professori Salvo Barbagallo, Vittorio Calabrese, Agatino Cariola, Francesco Priolo, Roberto Purrello. Sono lieto del numero e della qualità dei nomi propostisi, che dimostrano la serietà con cui l’Ateneo si presenta a questo momento delicato. Li ringrazio tutti per avere messo sé stessi a nostra disposizione, per averci detto che sono pronti a lavorare per noi e con noi. Ho organizzato, d’intesa con i candidati ed i Direttori dei Dipartimenti, il calendario degli incontri dei candidati con tutti noi. Lo troverete sul nostro sito spero oggi stesso. Dopo di che, ci aspettano le elezioni, per le quali confermo le date già fissate: 23, 26 e 29 agosto, e 2 settembre.
Vi prego di scusarmi per la lunghezza di questa mia nota, ma ho voluto derogare alla mia normale laconicità per doverosa informazione di tutti. Sono certo che la nostra Università e noi tutti avremo una elezione serena, che ci consentirà di riprendere il nostro percorso. In attesa che l’indagine della Magistratura, cui tutti guardiamo con rispetto e fiducia, faccia il suo corso, mi auguro che si possa accertare nelle sedi proprie la correttezza del comportamento dei Colleghi indagati.
Auguro alla nostra Università ed a tutti noi una campagna elettorale seria e partecipata, e a ciascuno di noi anche qualche giorno di meritato riposo estivo. Rimango a disposizione di ciascuno di Voi, attraverso gli Uffici di Segreteria del Rettorato e l’indirizzo decano@unict.it
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