Le analisi Istat fotografano un Paese spaccato a metà dal punto di vista dell'occupazione, mentre la proposta di aumento del salario minimo potrebbe cambiare la vita a quasi 3 milioni di lavoratori.
Secondo dei dati pubblicati dall’Istat, malgrado i progressi degli ultimi anni il tasso di disoccupazione al Sud continua a essere particolarmente alto. Con una percentuale del 18,4%, il Mezzogiorno ha il triplo dei disoccupati del Nord (6,6%) e il doppio di quelli del Centro (9,4%). Eppure, stando alle statistiche il 2018 è stato il quinto anno di fila di crescita per l’occupazione in Italia, che ha chiuso lo scorso anno con 192mila occupati in più e, con il 58,5% di occupati, ha quasi recuperato il tasso di occupazione raggiunto col picco del 2008, prima della crisi.
L’aumento, in realtà, riguarda quasi esclusivamente i lavoratori a tempo determinato, cresciuti di più di 300mila unità, mentre calano i lavoratori a tempo indeterminato. Inoltre, se si guarda di nuovo indietro al 2008, emerge un altro dato preoccupante: se il Nord e il Centro hanno raggiunto e superato i livelli di occupazione pre-crisi, nel Mezzogiorno la situazione resta stagnante e la parte meridionale del Paese è ancora indietro rispetto a 10 anni fa, con un tasso di occupazione inferiore all’1,5% rispetto al 2008, nonostante la crescita del 0,5% lo scorso anno, in linea col resto d’Italia. Segno di una forbice che, piuttosto che chiudersi, si allarga di anno in anno, spaccando la Penisola in due parti sempre più difficili da ricucire.
Infatti, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli superiori a quelli del 2008, arrivando al 67,3% nel Nord e al 63,2% nel Centro, nel Mezzogiorno è fermo al 44,5%.
L’analisi Istat passa poi a considerare il salario minimo, che secondo le ultime intenzioni del Governo dovrebbe essere innalzato a 9 euro l’ora. Gli interessati dall’aumento, pari al 22% dei lavoratori dipendenti delle aziende private (esclusi operai agricoli e domestici), vedrebbero un aumento del salario annuo superiore ai mille euro, con un aumento stimato del monte salari pari a 3,2 miliardi di euro.
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