Il mondo della cultura e dello spettacolo in lutto per la perdita dell'attore siciliano, amato dal pubblico e famoso per il suo talento artistico.

È morto Pino Caruso. Aveva 84 anni ed era malato da diverso tempo. L’attore siciliano, nato a Palermo nel 1934, si è spento ieri sera nella sua abitazione a Roma. Aveva sempre avuto nel cuore la Sicilia e la sua Palermo. Ai suoi esordi come attore drammatico, debutta al Piccolo Teatro di Palermo il 16 marzo 1957, con una piccola parte ne Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello. Attore molto versatile, una volta trasferitosi a Roma nella metà degli anni Sessanta entrò nella compagnia Il Bagaglino. Dopo debuttò anche a Milano al Teatro Nuovo con lo spettacolo intitolato Pane al Pino e Pino al Pino di Castellacci e Pierfrancesco Pingitore.
Quando recitava per Il Bagaglino, Pino Caruso è ricordato in particolare per la canzone “Il mercenario di Lucera”, una canzone irriverente pubblicata nel 1967. Negli anni Settanta, raggiunge la popolarità in televisione con il programma “Che domenica amici”. A seguire, partecipò a Gli amici della domenica, Teatro 10, Dove sta Zazà insieme a Gabriella Ferri e Due come noi con Ornella Vanoni. Ebbe l’onore di lavorare anche con Milva nel programma “Palcoscenico”.
Debutta sul grande schermo con il film “La più bella coppia del mondo di Camillo Mastrocinque”. A questo seguono le partecipazioni a tante altre pellicole tra cui “Gli infermieri della mutua” con Peppino De Filippo, “La seduzione”, “La donna della domenica”, “Ride bene… chi ride ultimo”, “Canto d’amore” e “Scugnizzi”. Negli anni Novanta torna in televisione con la fiction Ultimo, Non lasciamoci più e soprattutto la serie Carabinieri. In quel periodo ha diretto per alcune edizioni “Palermo di Scena” e nel 1995 è stato direttore artistico del Festino di Santa Rosalia.
Il sindaco di Palermo, lo descrive come un uomo straordinario che “dopo le terribili stragi del ’92, contribuì con la sua forza e le sue idee a dare speranza ai palermitani e alla città: sue furono grandi intuizioni che sono rimaste nella tradizione culturale della città, come quella di un Festino che divenisse anche momento di spettacolo e gioia, oltre che di riflessione e fede”.
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