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Terremoto Catania, cosa possiamo aspettarci? Il punto della situazione

A distanza di poco più di un giorno dallo spaventoso terremoto che ha colpito il Catanese, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia approfondisce le informazioni che abbiamo sul sisma avvenuto, e aggiorna la popolazione sullo stato dell'eruzione dell'Etna, che in quattro giorni ha causato più di 1.100 scosse.

Catania si sveglia dalla prima, ansiosa, notte dopo il terremoto di magnitudo 4.8 che l’ha colpita alle 3.19 dello scorso 26 dicembre. Un terremoto che, secondo l’INGV, è stato definito “uno dei terremoti più energetici mai registrati sul vulcano”, e che ha provocato numerosi danni, feriti e lo sfollamento di circa 600 persone, poi scese a 320. Nel timore generale, la gente si chiede se possa accadere nuovamente, e inevitabilmente ritorna alla mente il terremoto di Santa Lucia, del 1990, viste le numerosissime similitudini con il sisma appena avvenuto. Addirittura, i più ansiosi menzionano l’arrivo di un Big One, riferendosi al terribile terremoto del 1693.

Ma l’INGV comincia subito col smentire tali affermazioni: la faglia responsabile del terremoto di Santo Stefano è quella di Fiandaca, quella che, nel 1984, provocò un morto a Zafferana Etnea. Inattiva da tempo, quando questa faglia comincia a muoversi diventa pericolosa: ora come ora, per la spinta del magma, ha subito degli spostamenti che hanno causato una frattura di 3 metri. Questo sciame sismico si svolge in concomitanza con la ripresa dell’attività eruttiva dell’Etna che, la vigilia di Natale, ha ripreso a dare spettacolo, causando non pochi disagi, come la chiusura dell’aeroporto Fontanarossa e la seguente limitata attività nello spazio aereo catanese.

Al terzo giorno di attività, è avvenuto lo spaventoso sisma di magnitudo 4.8: l’INGV ci tiene però a precisare che il terremoto “non risulta generato da movimenti di masse magmatiche presenti in area epicentrale, bensì rappresenta, probabilmente, la risposta fragile del fianco orientale del vulcano ad uno stress indotto dal sistema magmatico che in questo momento è sorgente dell’eruzione. Spesso accade,”si legge nel report di approfondimento dell’Ingv, “che l’intrusione di un dicco magmatico trasferisca uno stress alle strutture tettoniche circostanti provocando terremoti anche di elevata magnitudo”. 

Cosa bisogna dunque aspettarsi oggi e per i prossimi giorni? In generale, l’attività eruttiva sta diminuendo; l’INGV però non esclude “una possibile alimentazione, tuttora in corso, del dicco che si è intruso”, infatti, basandosi sulla sismicità attuale, “tale dicco potrebbe interessare un settore diverso dall’attuale teatro eruttivo, con l’apertura di nuove fratture eruttive a quote più basse di 2400 metri, in coincidenza della parete occidentale ed in quella meridionale della Valle del Bove”. 

A ribadire la medesima situazione è Boris Behncke, vulcanologo dell’INGV di Catania, che ieri sera in un post Facebook scrive: “L’attività sismica continua (ad un ritmo un po’ meno frenetico, per il momento), non si può escludere che l’eruzione riprenda di vigore o che addirittura possano aprirsi nuove bocche anche a quote più basse, fuori dalla Valle del Bove.” Gli aggiornamenti più recenti forniti dal vulcanologo riguardano però stamattina: “Dopo la cessazione (o quasi) dell’emissione di lava nella Valle del Bove, continua allegramente l’attività stromboliana al cratere sommitale Bocca Nuova dell’Etna.” 

Di conseguenza, l’attività eruttiva e gli oltre 1.110 sismi registrati finora potrebbero andare a concludersi come potrebbe volerci ancora del tempo; nel frattempo, si cerca di andare avanti e guardare al futuro degli sfollati così quello di coloro che hanno perso la casa, nel timore generale e nell’ansia che attanaglia i giorni e le notti degli abitanti della provincia etnea, in attesa di avere migliori notizie, una veloce conclusione ai disagi e, perché no, una più serena fine dell’anno.

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