Meglio essere un fuori sede o uno studente residente? Vantaggi e svantaggi della vita universitaria.
Nel grande mondo universitario sono tre le categorie di studenti che si possono incontrare. Tra festini e camere in condizioni igieniche precarie, vi è sicuramente il fuori sede; con tanta forza di volontà e stanchezza, sempre in viaggio, il pendolare; e quello che definiremo il “residente”: protetto e coccolato, vive con la propria famiglia nella città in cui studia o nei dintorni. Quella tra il fuori sede e il residente è una sfida eterna che si consuma silenziosamente in alcuni ambiti:
Il fuori sede arriva a casa carico di pentole, coperchi e posate. Sa che dovrà sopravvivere senza gli aiuti umanitari della mamma e cercherà di arrangiarsi. Fatta eccezione per i momenti in cui cerca di non ingrassare tra un arancino e un kebab, il menù del fuori sede (se non segue Studenti&Fornelli) è abbastanza ristretto: insalate, piatti di pasta tristi, cibi in scatola. Ha però il beneficio di poter mangiare indistintamente a qualsiasi orario del giorno.
Il residente, in questo caso, parte abbastanza avvantaggiato: non prova minimamente lo stress psicologico del “E stasera cosa mangio?”, rischiando di trovare 9 volte su 10 il frigo vuoto. Assapora giorno per giorno le pietanze cucinata dalla mamma e, coccolato più che mai nei periodi di esami, ha il supporto che ogni fuori sede desidererebbe: tutti i tipi di dolci per la pausa studio.
Il fuori sede non ha nessun problema di spazio o di tempo: può teletrasportarsi in qualsiasi parte della città, a qualsiasi ora, senza nessun limite di tempo. Non ha bisogno di dover avvisare genitori, parenti e animali domestici: si sente invincibile, anche quando torna a casa alle 5 del mattino in pessime condizioni. Il fuori sede sa di poter dire ai genitori che sta studiando, anche se in realtà si trova dall’altra parte del mondo, che sia Londra, Monaco o Roma, per un piacevole week end.
Il residente, pur se coccolato e accudito, ha degli obblighi ben precisi: che riguardino gli orari, i mezzi di trasporto o altro ancora, avrà dei limiti. Non potrà mai organizzare dei piani così bene tanto quanto un fuori sede, che nel corso degli anni è un vero e proprio esperto del “Mamma sono in camera, sto studiando”. Per non parlare dei classici festini alcol, droga, rock ‘n’ roll (e chi più ne ha più ne metta) di cui tutti parlano (ma che non si fanno mai), che il residente non potrà mai organizzare in casa propria.
Il fuori sede, a meno che non sia il figlio di Flavio Briatore, nel momento in cui accede all’università, farà anche il contabile. Cibo, autobus, birre, bollette: con grande maestria riesce a fare quadrare tutti i conti, da quelli domestici e condivisi con i coinquilini, ai beni di prima necessità e ai piccoli piaceri. Nel caso in cui le riserve venissero esaurite, si può chiamare a casa, o tornare in “patria” facendo l’autostop.
Il residente mangia, dorme, esce. Le bollette non sono mai una preoccupazione, e il cibo? Nessun problema per fare la spesa, tanto l’incaricata è mamma, pensa a tutto lei. Comodamente seduto nel divano di casa, organizza mangiate di pizza, tour tra i vari camioncini di panini, serate in discoteca e bevute nei vari pub.
Il fuori sede ammalato è peggio di uno studente in crisi. Costringe i coinquilini a compiere innumerevoli pellegrinaggi verso la farmacia, invade la casa di germi, starnutendo su ogni angolo. Spera che i genitori mandino un jet privato per riportarlo a casa, ma in fondo sa che dovrà contare sempre su se stesso e accudirsi da solo.
Il residente, al calduccio, tra morbidi cuscini, affronta la malattia con tutte le necessità di questo mondo: dai diversi tipi di medicine, ai dolci di consolazione e alle coccole dei propri cari.
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