Dopo aver conseguito la laurea in Infermieristica, decide di seguire la sua passione e si iscrive in Filosofia all'Università di Catania: la storia di Simona Lorenzano, che potrebbe essere la storia di tanti.
L’Italia è quel paese dove una laurea conseguita in discipline umanistiche viene quasi considerata un problema, perché “non dà lavoro”, “si viene pagati poco” e per un’infinita accozzaglia di luoghi comuni, che gli insegnanti e – in qualche caso – anche i genitori ci ripetono fin da quando siamo piccoli.
Infatti, se sei indeciso tra due corsi di studio differenti, alla fine ti consiglieranno sempre di scegliere quello che è più promettente dal punto di vista lavorativo e quindi retributivo; così ti ritrovi a metà di un percorso di studio che non ti appartiene, che non ti soddisfa, che non senti tuo. Ed è quello che è successo anche a Simona Lorenzano, 23 anni, che ha da poco conseguito la laurea in Infermieristica all’Università di Catania per poi scegliere di iscriversi al corso di Filosofia del medesimo ateneo.
“Completato il liceo mi sono iscritta subito in Infermieristica perché ho sempre avuto fin da bambina un interesse per la salute e per la prevenzione – ha raccontato Simona a LiveUnict – infatti mi ricordo che spesso andavo con mio nonno in edicola per comprare diversi numeri di una rivista sulla salute. Ho pensato che questo percorso di studi facesse al caso mio, però non posso negare che fin dall’inizio ero indecisa se scegliere Filosofia o Infermieristica e alla fine ho scelto la seconda, pensando ai possibili sbocchi lavorativi. Non ho avuto il coraggio di iscrivermi subito in Filosofia, ma negli anni ho avuto un tarlo nella mente che mi faceva provare il dispiacere di non aver approfondito gli studi umanistici che ho amato tanto”.
Quella di Simona è stata una scelta coraggiosa, che l’ha portata a intraprendere un percorso totalmente nuovo. Sostenuta dai genitori che ci tengono alla sua felicità, la studentessa ha seguito una passione indelebile trasmessa dagli insegnanti del liceo.
“Quando la mia ex insegnante di Filosofia del liceo ha saputo che avevo deciso di iscrivermi nuovamente, mi ha detto: ‘Lo sapevo che prima o poi sarebbe successa questa cosa’. – ci spiega Simona – Devo ringraziare lei e il mio insegnante di Greco, perché grazie a loro ho capito che prima di essere professionisti bisogna imparare ad essere uomini. Confrontarci con Omero, Dante o Platone può migliorarci tantissimo”.
E se non dovessi trovare lavoro? La domanda sorge spontanea per Simona, che sa di dover fare i conti con questo quesito e così come lei anche tanti altri, considerando che secondo il rapporto “Education at glance 2017” dell’OCSE l’Italia ha il tasso più alto (30%) di laureati in settori umanistici (belle arti, lettere, scienze sociali, giornalismo ecc.).
“Come mi disse un vecchio professore: ‘Qualora non dovessi trovare lavoro, la prenderai con filosofia!’. Questo significa essere pragmatica e sapersi adattare, farei tutto il possibile per trovare lavoro. – confessa Simona – La filosofia di base non serve a nulla per definizione, proprio perché non è serva di nessuno, io credo nell’utilità dell’inutile. Mi piace ricordare l’esempio di Sergio Marchionne, che tra le sue lauree ne aveva anche una in Filosofia e disse che questa laurea non era quella che gli era servita di meno. Nessun grande pensatore, nessun grande insegnante o medico sapeva già all’inizio del suo percorso chi sarebbe diventato. Ogni scelta è una scommessa, come quella di chiunque”.
Simona ha accettato che un cambiamento entrasse nella sua vita e ha iniziato da poco le lezioni di Filosofia al Monastero dei Benedettini: “Sono molto contenta, mi trovo in un ambiente molto vivo intellettualmente. So già che non sarà sempre facile, ci saranno delle difficoltà però la passione e la determinazione mi potranno aiutare. Sono pronta a lasciare che questo percorso mi cambi in qualche modo”.
Ma questo è un dibattito che ritorna sempre, di anno in anno, alla ribalta. Ad esempio, la questione era stata sollevata nel 2015 da Stefano Feltri, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano che aveva scritto: “Purtroppo migliaia e migliaia di ragazzi in autunno si iscriveranno a Lettere, Scienze politiche, Filosofia, Storia dell’arte. È giusto studiare quello per cui si è portati e che si ama?”. E, appena un mese fa, l’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva proposto l’introduzione del numero chiuso in Lettere e non in Medicina, perché “[…] dalle facoltà umanistiche ne sono usciti tanti di laureati. […] Abbiamo bisogno di medici e ingegneri”.
Si sa bene che non c’è nessuna competizione tra i corsi di studio umanistici e scientifici, che non c’è un percorso migliore o peggiore, c’è solo il corso che fa per te, per te che sei fatto di carne, ossa e di passioni.
“In Italia è come se si desse per scontato che tutti possano fare tutto – conclude Simona – in realtà non è così: non si può chiedere a una persona che non ama la matematica di fare Ingegneria, solo perché l’Italia ne ha bisogno. L’Italia siamo noi persone, quindi io non credo che convenga a nessuno dar vita a una mandria di persone insoddisfatte e frustrate perché non fanno ciò che a loro si addice. Ognuno di noi ha una sola chance, un’unica vita, non ci sarà una rivincita. Ognuno deve salvaguardare il diritto di vivere la propria vita come meglio crede, di diventare quello che lui stesso è secondo le proprie inclinazioni, le proprie idee e secondo le priorità personali. È sbagliato massificare le esigenze”.
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