Un viaggio nella Catania di inizio Novecento, dove nella piazza intitolata al celebre scrittore si trovava il Palazzo dell'Esposizione invece che il Palazzo di Giustizia.
Catania, 14 aprile 1907. Una data storica per la città etnea perché è quella in cui iniziò l’Esposizione Agricola Siciliana e Mostra Campionaria Nazionale. Si trattava del secondo “Expo” siciliano, dopo il primo avvenuto a Palermo nel 1902.
La mostra catanese voleva essere una rassegna di rilievo dell’attività agricola e industriale dei produttori siciliani e lo dimostra il fatto che all’inaugurazione erano presenti le massime autorità dello Stato, compreso l’allora sovrano del Regno d’Italia Vittorio Emanuele III.
Sede principale dell’Expo era piazza delle Armi – di forma rettangolare e di estensione maggiore dell’attuale piazza Verga – largo del tutto periferico rispetto alla città e campo di addestramento militare (da qui il nome) con il suo monumentale Palazzo dell’Esposizione e un’altra struttura chiamata “Grande ottagono”.
Il palazzo dell’Esposizione era un edificio in architettura eclettica di gusto gotico-orientaleggiante costruito per l’occasione dal celebre ingegnere Luciano Franco a cui fu affidato anche l’allestimento, il “Padiglione Reale” fu realizzato da Salvatore De Gregorio, mentre Alessandro Abate si occupò di decorare il Vestibolo, in corrispondenza del quale si staglia la cupola del Grande Ottagono. Le decorazioni di Abate raffiguravano scene di lavoro dei contadini etnei, colti dalla grazia divina della dea Cerere. Da qui si aveva accesso al giardino, abbellito da diversi chioschi, posizionato al centro, dal quale era possibile addentrarsi nei quattro padiglioni, introdotti da archi.
Un Expo vero e proprio quindi, con padiglioni – non solo pubblici ma anche dei privati (tra cui i Mollica, i Monaco, i Ghilardi, gli Inserra) – aree tematiche e opere di ammodernamento collegate all’evento (ad esempio il collegamento telefonico fino ad Acireale e ben due linee tramviarie che conducevano in via Umberto, nei pressi di via Baldanza).
L’Esposizione rimase aperta ai visitatori fino al 30 novembre 1907, nello specifico dalle ore 8 alle ore 19 (orario diurno) e di sera dalle ore 20 fino al termine degli spettacoli in programma.
Di tutte quelle costruzioni, oggi non è rimasto nulla. Come ogni Expo che si rispetti (eccezione che conferma la regola è la Tour Eiffel dell’esposizione parigina del 1889), le costruzioni vennero distrutte a partire dall’1 dicembre 1907. Un vero peccato, considerando il pregio architettonico delle strutture. Vita più lunga, se così si può dire, avrà il Palazzo dell’Esposizione demolito solamente nel 1911.
Nel 1936, sul lato nord dello spiazzo che ormai era stato ribattezzato piazza Esposizione, avranno inizio i lavori di costruzione del maestoso Palazzo di Giustizia (terminati poi nel 1953) a cui si accede per mezzo di un’imponente scalinata in basalto lavico dominata da una statua in bronzo raffigurante la dea della giustizia, con bilancia e spada nelle mani, posta all’ingresso. La statua, alta sette metri e mezzo, sarà scolpita da Mimì Maria Lazzaro nel 1953 e posizionata tra i pilastri dell’ingresso nel 1955 a cura del Genio civile.
Il resto è storia recente. La piazza acquisterà progressivamente sempre più importanza in seguito all’espansione di Catania verso nord e l’intitolazione alla memoria dello scrittore e fotografo avverrà solo nel pieno del XX secolo: nel 1975, infine, sarà posizionato il complesso scultoreo di grande impatto emotivo – opera del catanese Carmelo Mendola – che rappresenta il naufragio della Provvidenza scena chiave del racconto verista e conosciuta ai più come “la fontana dei Malavoglia”.
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