Per dare avvio alla sessione di laurea del dipartimento di Economia e Impresa, il professore Faraci, ha tenuto un discorso di incoraggiamento e grande ispirazione per i neo laureati.
È tempo di Graduation Days per l’ateneo catanese. Anche il dipartimento di Economia e Impresa ha visto numerosi laureandi diventare dottori nelle giornate del 30 e 31 luglio. In quell’occasione, il prof Faraci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, ha aperto la sessione di laurea con un discorso di Commencement rivolto ai neo dottori. Un discorso di incoraggiamento, che contiene anche un’importante esortazione, quella del “Give Back”.
Ecco le parole del docente:
“Gentili Ospiti, Signore e Signori, Cari Laureati
porgo a tutti a nome del corso di laurea in Economia Aziendale, che ho l’onore di presiedere e oggi rappresentato pure dalla professoressa Agata Matarazzo, un cordiale benvenuto al Graduation Day. È la cerimonia nel corso della quale consegniamo ai neo dottori la pergamena di laurea e declamiamo pubblicamente il voto conseguito al termine del loro percorso di studi. Ai neo dottori rinnovo le mie più vive felicitazioni. La laurea è sempre un traguardo importante nella vita di chi è stato studente, ma rappresenta anche un punto di partenza. E’ una gioia che oggi va condivisa con amici, parenti, genitori e le persone più care.
Mi rivolgo a Voi, neo dottori, con un’esortazione. Una esortazione che magari potrà sembrare controcorrente e per certi versi contro-intuitiva. Ve ne parlerò fra poco. Se oggi siete arrivati fin qui, lo dovete principalmente a Voi, agli sforzi che avete profuso, alle rinunce che avete fatto, alla determinazione e alla volontà che avete manifestato, oltre alle Vostre capacità attestate alla fine di ogni tappa del lungo percorso di studi che Vi ha condotto fin qui. Va bene ed è giusto che sia così. Ma, attenzione, non è tutto così scontato.
La laurea è un punto di partenza, Vi ho detto. Da domani cominceranno nuove esperienze, forse ancora nel mondo degli studi, forse nel mondo del lavoro, qui a Catania o fuori dalla Sicilia. Saranno esperienze destinate a moltiplicarsi, man mano che si concretizzeranno i vostri desideri, i vostri programmi di vita, le vostre aspettative, i vostri obiettivi professionali. Vi auguro di andare avanti e di non fermarvi mai. Come disse il compianto Sergio Marchionne, nel 2014, a conclusione di un incontro con cinquecento studenti universitari: “Non avete bisogno di ricette magiche per cambiare il mondo. Avete già tutto quello che serve. E’ dentro di voi: è il potere di immaginare le cose in modo migliore. Io non posso che augurarvi di trovare il coraggio e la passione per seguire i vostri sogni e per fare, un giorno, la differenza“, concluse Marchionne
Bellissime le parole del compianto amministratore di FCA, però io mi sono rivolto a Voi inizialmente con un’esortazione. Ebbene, quando un giorno farete la differenza, e avrete seguito i vostri sogni, e avrete usato tutto il potere dell’immaginazione con coraggio e passione come Vi ha ricordato il dottor Marchionne, ebbene quando un giorno arriverete lì, o magari non ci sarete arrivati ma ci sarete stati comunque vicini, non dimenticate mai quanta importanza ha avuto nel vostro percorso formativo questo periodo trascorso all’Università.
Non dimenticate il vostro corso di Economia Aziendale, cancellate qualche ricordo brutto, mantenete tutti quelli belli che rimarranno fissati per sempre nella vostra mente e nel vostro cuore. Avete incontrato bella gente qui dentro, fatto nuove amicizie, conosciuto professori e personale tecnico-amministrativo, ricevuto il supporto di mentori che si sono presi cura di Voi, anche quando avete pensato per un attimo, e in un momento di scoramento, di essere soltanto dei numeri.
Non date nulla per scontato, per favore. Al netto di qualche incomprensione, di qualche leggerezza e di qualche ingiustizia subita, qui dentro si è lavorato nel Vostro precipuo interesse nell’obiettivo di renderVi più capaci, più preparati, più resilienti, più critici, più reattivi. Più maturi di quando avete messo piede qui dentro per la prima volta. Eravate ragazzi e ragazze, oggi siete uomini e donne. E così Vi presentiamo adesso da dottori alla comunità.
E quando, e mi auguro che sia veramente così, Vi ricorderete di Economia Aziendale, Vi invito a fare una cosa che farà la differenza, anche rispetto ai Vostri genitori che Vi hanno cresciuto e fin qui Vi hanno generosamente sostenuto negli studi e supportato affettivamente. Ecco l’esortazione. Vi invito a restituire alla Vostra Università un pezzo di quello che avete ricevuto negli anni di studi.
Si chiama Give Back, è un verbo inglese che appartiene poco alla cultura italiana di oggi forse perché mediamente la gente è più avvezza all’ingratitudine, all’appropriazione, alla ricerca del potere, al narcisismo, all’individualismo. Give Back è qualcosa più della semplice riconoscenza. E’ tornare indietro un pezzo di quel che si è ricevuto, anche quando si pensa di aver già dato tutto. Anche un pezzettino. Che sia un’ora del proprio tempo, l’impegno pieno in una iniziativa, un’attività di mentoring per gli universitari del domani, una donazione in denaro. Give Back. Non importa ciò e quanto si darà, è importante il come e il perché sarà fatto quel gesto.
Se avessimo oggi un po’ più di Give Back, cari Dottori, avremmo cittadini migliori e più attivi anche fra i professionisti, gli imprenditori, i manager, i professori. Cittadini capaci di dare al Paese (l’Italia) un po’ di quello che si è ricevuto prima, di restituire al territorio (la Sicilia) un po’ di quello che si è avuto in gioventù, di ritornare alla Scuola e all’Università un pezzo di quello che si è ricevuto negli anni della formazione. Invece no. Prevale ancora oggi un senso di individualismo così sfrenato che, a parte generare catene più o meno lunghe di micro e macro conflittualità, non porta da nessuna parte.
Siate capaci, cari dottori, di fare qualcosa che la generazione dei Vostri genitori, cioè la mia generazione, non ha avuto sempre il coraggio nè l’umiltà nè la pazienza nè la voglia di fare. Give Back, restituire indietro alla Scuola, all’Università, al Territorio e al Paese quello che in momenti precedenti abbiamo avuto e che invece è stato capitalizzato solo a livello personale, senza farne più patrimonio condiviso con gli altri.
Fate un salto indietro di due generazioni e, sebbene i tempi siano diversi, provate a vivificare il comportamento dei Vostri nonni e indietro ancora dei Vostri bisnonni che non sono affatto demodè, sono stati più lungimiranti, hanno dato forse più di quanto hanno ricevuto, ma che sono stati capaci di restituire gratuitamente e generosamente alle generazioni successive parte di quello che avevano ricevuto prima. Donare non è solo regalare un po’ del denaro guadagnato oppure risparmiato, ma è soprattutto mettere a disposizione degli altri un po’ del proprio tempo per consigliare, per formare, per insegnare a costruire. Non ci sono ricette e formule magiche, ci vogliono impegno e sacrificio, nell’ottica del dono. Ma il gioco vale sempre la candela. E la gioia di chi riceve oggi da chi in passato ha avuto la sua parte è la gratificazione migliore
Dunque, Give Back cari dottori. Non date mai nulla per scontato nella Vostra vita. Anche quando pensate, forse egoisticamente, che avete dato solo e ciò che avete ottenuto è il risultato unicamente del vostro impegno, sappiate pure che avete ricevuto. E così sentirete il dovere morale, un domani, quando prenderete il nostro posto nella società, di essere grati per quello che avete ricevuto, restituendo indietro anche un pezzettino di quello che avrete. Per magia, Vi renderete conto che il Give Back non sottrarrà valore al vostro patrimonio (sia esso costituito dal tempo, dalla famiglia, dai denari, dagli affetti), anzi accrescerà enormemente quello degli altri e darà ancora più valore a Voi come persone e cittadini attivi.
Dunque, Give Back cari dottori. E, come sono solito fare a conclusione di questi discorsi, auguri e ad maiora semper”
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