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L’EYE 2018 raccontato da una studentessa Unict: “In Europa nessun limite quando si lavora insieme”

L'Eye (European Youth Event) è un evento organizzato dal Parlamento Europeo per consentire ai ragazzi dai 16 ai 30 anni di esprimere le proprie idee e soluzioni per migliorare l'Unione Europea.

Ogni due anni il Parlamento Europeo organizza lo European Youth Event, un evento dedicato ai giovani cittadini dai 16 ai 30 anni dei Paesi membri che hanno la possibilità di proporre idee per la costruzione di una Unione più forte e più vicina alla popolazione. La prima edizione è datata 2014, la seconda 2016 e la terza si è svolta in questo giugno 2018 presso la sede principale del Parlamento Europeo a Strasburgo.

All’iniziativa ha preso parte, anche una giovane studentessa del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, Natascia J. Arcifa.

Ci spiegheresti meglio cosa è l’EYE, l’European Youth Event? 

È un evento che vede la partecipazione di 8000 giovani da tutta Europa dai 16 ai 30 anni per rendere migliore l’Europa del futuro. E visto che il prossimo anno ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, è servito per avvicinare i giovani alla politica ed alle Istituzioni Europee.
L’apertura della due giorni ha avuto la presenza del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, che nonostante sia italiano, ha salutato tutti i partecipanti nella propria lingua, anche se poi ha continuato prima in inglese e poi in italiano così è stato più facile seguirlo.
C’erano diversi workshop organizzati dai membri del Parlamento su temi come globalizzazione, e rivoluzione digitale.

Come si è svolto l’evento? 

“Il primo giorno, subito dopo l’apertura, ci sono state diverse conferenze, tenute dai Parlamentari e da altre personalità di agenzie europee, quali l’Agenzia Spaziale Europea. Inoltre sono stati tenute altre attività tipo giochi di ruolo e un’attività chiamata nelle scarpe di un membro del Parlamento. Il secondo giorno, invece si è tenuto il lavoro per gruppi con diverse tematiche affrontate”. 

In cosa consisteva l’attività chiamata “Nelle scarpe di un membro del Parlamento”?

“Ti assegnavano ad un gruppo parlamentare, dovevi lavorare ad una bozza e fare in modo che venisse approvata dagli altri membri, come un membro del Parlamento, così da capire in maniera semplice come lavorano le istituzioni europee e sentirle vicine.
La votazione avveniva con una votazione digitale tramite smartphone: la mia proposta è stata approvata  e riguardava l’inserimento di un chip sotto la pelle – proprio come adesso si fa per gli animali domestici – per la sicurezza dei cittadini in quanto era in grado di comunicare la nostra posizione e consentirebbe di rintracciare i bambini scomparsi o quando ci rechiamo in ospedale i dati relativi alla nostra salute o al nostro gruppo sanguigno.
Chiaramente la proposta non riguarda al momento nessuna iniziativa, ma non nascondo che in futuro potrebbe vedere la luce e divenire realtà”.

Ecco, ora è tutto più chiaro. E tu su che tematica hai lavorato col tuo gruppo? 

Ho partecipato come speaker del progetto dal titolo ‘Come possiamo trarre beneficio dalla rivoluzione digitale?’ assieme ad un ingegnere elettronico romano ed uno studente di giurisprudenza di Palermo che ha spiegato la GDPR, la nuova normativa sulla privacy, mentre io ho parlato della parte etico-legale e dei rapporti uomo – robot, partendo dal fatto che l’Arabia Saudita negli scorsi mesi ha concesso la cittadinanza ad un androide di nome Sophia.
Questo pone tutta una serie di problemi relativi ai diritti doveri che un robot può avere tipo il diritto di voto o la responsabilità penale se commette un illecito. 

Una tematica che nei prossimi anni potrebbe riguardarci molto da vicino…

Sì una tematica che al momento riguarda solo l’Arabia Saudita, ma che nei prossimi anni potrebbe riguardare molto da vicino tutti gli Stati e che mette in rilievo una serie di questioni sui diritti e i doveri che ne conseguono”. 

Come si partecipa ad un evento del genere?

“Come gruppo bisogna essere almeno in 10, avere un team leader e registrarsi sul sito dell’ufficio italiano del Parlamento Europeo. Come singolo si può partecipare  mandando un abstract con idee, proposte o suggerimenti”. 

Cosa ti ha lasciato questa esperienza? 

“È stata bellissima, mi sono sentita a casa nonostante i chilometri perché sentivo vicine le istituzioni europee ed è stato bello lavorare a contatto con altri ragazzi da tutta Europa, difatti non esistono limiti quando si lavora insieme. E questi eventi ci consentono di capire come l’Europa non sia un ostacolo, ma anzi ti dia possibilità di grandi esperienze… una su tutte l’Erasmus!”

Manfredi Restivo

Nato a Piazza Armerina ma cresciuto a Nicosia, laureando in Giurisprudenza presso l'Università di Catania, appassionato di libri, musica e sport, calcio e formula 1 su tutti, ha unito nel tempo la passione per il giornalismo iniziando a collaborare con la redazione di LiveUnict.

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Manfredi Restivo

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