Leo Gullotta, intervistato da LiveUnict, racconta la sua carriera e riflette sul ruolo che oggi ha l'attore.
Attore eclettico ed esilarante cabarettista, Leo Gullotta è interprete appassionante di ogni tipo di ruolo. Nato e cresciuto a Catania nel popolare quartiere del “Fortino”, Gullotta è oggi un attore apprezzato in Italia e nel mondo, con alle spalle cinquantadue anni di lavoro continuo che vanno dal teatro al cinema d’autore, dal cabaret agli spot pubblicitari, ed è anche il doppiatore ufficiale di Woody Allen dal 2012, dopo la scomparsa del collega Oreste Lionello.
“Questo è il mestiere dell’attore con la A maiuscola. – racconta Leo Gullotta ai microfoni di LiveUnict – Così come il medico conosce tutto il corpo umano, allo stesso modo l’attore che ha studiato ed è cresciuto, ha acquisito tutti i linguaggi che appartengono alla professione. Il linguaggio con la macchina da presa, quello del palcoscenico, quello che si deve avere con il microfono, quello da fiction… Questo è il mio mestiere”.
Un mestiere, quello dell’attore, che Leo Gullotta descrive come espressione culturale di primaria importanza e che ha perso nel nostro paese il suo grande valore sociale solo di recente: “Il teatro è nato in questo nostro paese grazie al Rinascimento che è stata chiave di volta per tutte le espressioni artistiche. – continua l’attore – È poi nel tempo che questo paese si è buttato tutto alle spalle. Quella grande qualità teatrale che abbiamo avuto si è fermata un po’ perché l’avvento della televisione ha fatto credere che basta solo apparire. Non si tiene conto della storia, nel teatro come in tantissime altre note sociali”.
La televisione è stata però anche per Leo Gullotta un mezzo che gli ha permesso di raccontare la politica e la società italiana degli anni ’80 e ’90, tramite la satira de “Il Bagaglino”, per ben 22 stagioni.
“Abbiamo raccontato la politica degli anni 80 e quella che sarebbe poi diventata, cioè quella di oggi. – ci spiega Gullotta – Allo stesso modo, abbiamo osservato la televisione di quegli stessi anni e come sarebbe diventata oggi (assolutamente imbarazzante). C’erano degli autori dietro e l’autore fa parte della storia dell’Italia, soprattutto nel varietà, prima teatrale e poi televisivo. Maestri da Dino Verdi a Garinei e Giovannini, autori che sapevano scrivere”.
Ma è stata una stagione, e come tutte le stagioni alcune finiscono e di nuove ne nascono: nel caso di Leo Gullotta tutto ciò ha significato interpretare ruoli nel cinema d’autore e opere teatrali che lo spingono ancora oggi ad indagare sempre più le sfaccettature dell’umano.
“Si va avanti, guai stare fermi nella stessa acqua a crogiolarsi. – continua a raccontare – La mia è una professione molto precisa dove, a parte lo studio che si deve fare sotto tutti i punti di vista, bisogna girare il mondo, guardare, osservare, essere curiosi scrutando gli occhi di un bambino che passa accanto a noi, quelli di un vecchietto, di una persona dolorante come di una piena di gioia… Sono tutte esperienze che al momento opportuno potrai utilizzare nel lavoro che svolgi”.
Il mestiere dell’attore non è per Leo Gullotta ridotto a pura tecnica, bensì è una continua indagine, come ci spiega lui stesso: “Qualunque progetto mi arriva sul tavolo per me è un volo pindarico, una sfida e un viaggio… Proposte stuzzicanti dove non conta imparare a memoria il testo, ma bisogna trovare l’anima di quel personaggio che non è scritto in nessun copione. Non sempre si riesce ma è questo lo sforzo”.
Era il 1995 quando l’attore, rispondendo con sincerità e semplicità ad una domanda sul settimanale Rome gay, ha raccontato la propria omosessualità: una dichiarazione che ha contribuito ad abbattere con la potenza della voce un muro di discriminazione e pregiudizio presente nell’Italia del tempo.
“Oggi si è fatta tanta strada, – ci dice – come la legge sulle unioni civili, ma ancora tanta se ne deve fare. I giovani non fanno più caso a questa nota della sessualità, anche se appartengono a quel tipo di famiglie dove magari i genitori si vergognano a conoscere l’omosessualità del loro figlio, ma non si vergognano ad essere vicini di casa di un mafioso, di un truffatore o di un criminale. Questo ancora esiste, soprattutto al sud”.
“La soluzione sarebbe saper essere semplicemente uomini. – sostiene Leo Gullotta – Non ci sono regole scritte, ma civiltà e dignità. Volontà a voler costruire un mondo migliore di quello che abbiamo dove c’è il concetto di libertà e rispetto verso l’altro. In fondo l’omosessuale non chiede nient’altro che concetti di amore”.
Leo Gullotta nella sua memorabile carriera ha vinto riconoscimenti importanti come il David di Donatello come migliore attore, diversi Nastri d’argento, un Globo d’oro e Ciack d’oro. Un’avventura in continua evoluzione, come ama definirla nella sua biografia “Mille fili d’erba – ovvero, come vivere felici anche su questa terra”, e in cui ci tramanda il suo impeto lirico verso la vita e la formazione.
“L’unica nota per migliorarsi – conclude – e per ottenere dei risultati è studiare e provarci sempre cercando di prepararsi e senza fare mai spallucce all’italiana. L’informazione è la chiave di ogni cosa: bisogna sempre essere stimolati e incuriositi dalla vita, che nel suo complesso, nel bene o nel male, è sempre meravigliosa!”.
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