Dalla Scuola Superiore di Catania all'Università di York, Giampaolo Pitruzzello è un giovane dottorando, impegnato in un ambizioso progetto internazionale di ricerca sulla resistenza degli antibiotici. Ancora un’eccellenza siciliana che dà il suo contributo.
Originario di Sortino, in provincia di Siracusa, Giampaolo Pitruzzello, ex allievo della Scuola Superiore di Catania è oggi un fisico e un dottorando all’Università di York, che collabora ad un progetto di importanza internazionale sulla resistenza dei batteri agli antibiotici. Il giovane dottorando ha raccontato, ai microfoni di LiveUnict, la sua straordinaria esperienza formativa e professionale.
Ormai da più di tre anni presso l’Università di York, Giampaolo racconta da dove tutto ha avuto inizio: “Ho avuto l’opportunità di svolgere un Erasmus durante la mia laurea magistrale grazie al supporto della Scuola superiore di Catania e al mio tutor il Presidente professore Francesco Priolo che mi ha messo in contatto con il mio attuale supervisor a York, il professore Thomas Krauss.”
Durante quei sei mesi trascorsi in Erasmus, il giovane fisico ha potuto lavorare per la sua tesi magistrale ad un progetto di ricerca presso l’Università di York. “Il progetto inizialmente era diverso, ma che successivamente è diventato quello che è ora, sulla resistenza degli antibiotici – ci spiega Giampaolo – Durante questi sei mesi ho avuto l’opportunità di venire in contatto con l’Università di York, con la ricerca, e mi è stata poi offerta la posizione di dottorato” . Così dopo quei sei mesi di Erasmus, il giovane è ritornato a York, accettando la posizione che gli era stata offerta, e adesso svolge lì il suo terzo anno di dottorato.
“All’inizio ambientarmi non è stato semplice perché non essendo abituato in maniera particolare alla ricerca scientifica, ho dovuto modificare il mio modo di pensare – ci confessa Giampaolo – Questa è stata la mia difficoltà a parte quella della lingua. Dopo il primo periodo di ambientamento però è iniziato ad andare tutto liscio e adesso mi trovo molto bene”.
A proposito della Scuola Superiore di Catania, che è stata per anni la sua “casa”, Giampaolo conserva un bel ricordo della Scuola che lo ha formato e che rappresenta il trampolino di lancio della sua carriera futura.
“Ritengo che la Scuola Superiore di Catania sia un’esperienza fondamentale nella mia formazione”, afferma Giampaolo. “Uno dei valori su cui si fonda la Scuola è l’interdisciplinarietà. Adesso mi rendo conto che nella ricerca, questo valore è fondamentale. In molti casi, e anche nel mio progetto, lo noto su base giornaliera, sono sempre più richieste competenze trasversali”, spiega il dottorando, al quale sono state necessarie per condurre la sua ricerca non soltanto competenze di fisica, ma anche di biologia, chimica e soprattutto di scienze sociali ed economiche.
“Un altro importante valore della Scuola Superiore è l’avvio precoce alla ricerca che la scuola offre grazie alla figura del tutor – continua Giampaolo – Nel mio caso, ad esempio, il mio precedente tutor, la professoressa Lucia Romano mi ha consentito di pubblicare un articolo scientifico già alla Triennale.”
Ma venendo all’attività di ricerca che il giovane sta conducendo, abbiamo cercato di capirne di più sul progetto di importanza internazionale intrapreso all’Università di York, il cui obiettivo principale è lo studio della resistenza degli antibiotici. “La resistenza agli antibiotici è un problema quanto mai attuale, ma allo stesso tempo è un problema un po’ sottovalutato. Il problema di fondo – continua – è che i batteri che causano molti tipi di infezioni sviluppano resistenza agli antibiotici. Ciò significa che determinati antibiotici dopo un certo tempo non sono più efficaci e anche se si assumono, l’infezione non passa. Questo perché i batteri in questione hanno sviluppato appunto un meccanismo di resistenza.”
“Questo è processo del tutto naturale – chiarisce il giovane fisico – perché è un processo di adattamento, di selezione naturale. Tuttavia, le pratiche mediche che vengono utilizzate in buona parte del mondo contribuiscono ad accelerare di molto tale fenomeno. La prescrizione degli antibiotici è in genere fatta su base empirica senza affidarsi ad alcun test diagnostico che sia veloce abbastanza da riuscire a dire quale sia l’infezione batterica e quale sia il migliore antibiotico, quello più adatto in quello specifico caso.”
In pratica, avviene spesso che i medici prescrivono antibiotici ad ampio spettro, i quali o non sono efficaci, o se lo sono comunque contribuiscono ad accelerare la resistenza dei batteri. “Il problema fondamentale al giorno d’oggi è che non ci sono ancora test diagnostici che siano in grado di fornire una risposta sul migliore antibiotico per ogni caso specifico in tempi brevi” , rivela Giampaolo. I test, infatti, impiegano oggi dalle 24 alle 48 ore e spesso non sono in grado di fare una diagnosi nei primi stadi dell’infezione, i più critici. Quindi, il dottore pur di non aspettare quelle 24-48 ore per la diagnosi, prescrive antibiotici basandosi sull’esperienza.
“Il mio progetto cerca di realizzare un test che riesca a dare nel più breve tempo possibile una risposta alla domanda di quale sia l’antibiotico migliore per caso specifico – dichiara il dottorando – In particolare, quello che facciamo è osservare singoli batteri che vengono intrappolati in dei canali microscopici, dei canali di dimensioni appunto micrometriche. Vediamo come si comportano sotto l’azione di antibiotici per cercare di capire quale possa essere la soluzione migliore, già dai primi stadi. In questa fase del progetto, siamo riusciti a dimostrare ed identificare il migliore antibiotico per determinati tipi di batteri in 40 minuti.
Ma quali sono le ambizioni e le sue speranze di Giampaolo Pitruzzello? “Il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di rimanere nel mondo accademico e condurre ricerca – ci spiega – Sono consapevole che questo non è semplice, ci vuole molto impegno, molta dedizione, non solo in Italia, ma anche all’estero, perché le posizioni sono limitate e bisogna lavorare moltissimo per conquistarle” – continua il giovane fisico.
“Un’altra opzione sarebbe quella del settore privato – conclude – dove esistono tantissime opportunità da parte di aziende e compagnie che lavorano nel mio settore, per condurre ricerca. Molte volte questo settore è giunto a risultati eccellenti anche nell’ambito della ricerca applicata, per la produzione di dispositivi che poi vengono immessi sul mercato. Queste sarebbero le possibilità, ma ancora ho un anno per decidere e vedere cosa la vita mi riserverà”.
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