Cosa fare per prendersi cura della propria salute mentale? Quali sono i più frequenti problemi di carattere psicologico che gli studenti si trovano a dover affrontare? Per saperne di più LiveUnict ha intervistato la dott.ssa Maria Grazia Scopazzo.
Sin dall’inizio di un qualsiasi percorso universitario, gli studenti sono chiamati a dover fare i conti con se stessi e con la propria psiche: l’integrazione con i colleghi, la valutazione del corso di laurea scelto, gli esami da dover sostenere, gli eventuali incidenti di percorso e l’impegno per conseguire la tanto agognata laurea. Le dinamiche che scandiscono queste tappe possono essere vissute con grande angoscia e per molti studenti riuscire da soli ad allontanarsi dal cono d’ombra proiettato dalle difficoltà è molto difficile. Per superare questi problemi più facilmente, l’Università di Catania mette a disposizione degli studenti professionisti come la dott.ssa Maria Grazia Scopazzo, psicologa referente del Servizio di Counseling Psicologico dell’ateneo. Ecco cosa ha raccontato ai microfoni di LiveUnict.
“Gli studenti che si rivolgono al nostro sevizio – afferma la dott.ssa Scopazzo – riferiscono soprattutto problematiche legate a stati d’ansia, che possono andare dall’ansia da prestazione a veri e propri attacchi di panico. Spesso in associazione a una non adeguata organizzazione delle attività di studio con difficoltà nel costruire un metodo di studio efficace. In questi casi le energie mobilitate possono non essere sufficienti o possono essere molte ma gestite in modo del tutto sbagliato”. Tutto questo si accompagna ad una sensazione di “blocco”, spesso legato all’idea di voler mollare gli studi perché, per molto tempo e in perfetta solitudine, si è maturata l’idea di non essere in grado di portarli a termine. “In base alla nostra esperienza questi sono casi da attenzionare in maniera particolare perché il profondo senso di fallimento che sperimentano questi studenti è quasi sempre accompagnato da un pericoloso abbassamento del tono dell’umore che può sfociare in stati depressivi veri e propri”.
Secondo la psicologa, parlando di ansia è importante fare leva sul fatto che non è una determinata situazione in sé ad essere spaventosa, quanto piuttosto il modo un cui la si percepisce. Per questa ragione, bisogna scoraggiare quanto più possibile l’evitamento: “Scappando di fronte ad una difficoltà si finisce con il credere di non essere capaci di affrontarla, rinforzando un’idea svalutante di se stessi e aumentando la probabilità di nuovi evitamenti futuri, in un circolo vizioso di procrastinazione all’infinito. Importante è anche porre una giusta attenzione al proprio stato fisico: dormire abbastanza e cibarsi in maniera adeguata perché anche il benessere più strettamente fisico influenza notevolmente le nostre capacità cognitive, dalla memoria all’attenzione e alla concentrazione”. Alcuni studenti, soprattutto quelli che sono all’inizio di un percorso accademico, manifestano, invece, delle difficoltà nella gestione delle relazioni interpersonali e nell’integrazione con l’ambiente universitario. Tutto questo si verifica anche quando un giovane è molto sensibile al confronto con gli altri o si trova a vivere in un contesto in cui vige una spietata competizione. “Questi sono i casi – continua la psicologa – dove il servizio di counseling psicologico aiuta nel breve tempo a rafforzare l’autostima dello studente e ad incrementare il suo senso di autoefficacia, fornendogli una sorta di “kit di sopravvivenza” dal quale attingere per affrontare gli ostacoli che inevitabilmente possono arrivare”.
L’ansia, tuttavia, non sempre ha una valenza negativa. Si può parlare, ad esempio, di un tipo di ansia collegata al cosiddetto “stress positivo” o eustress che si profila come uno stato di eccitazione moderata che induce nel nostro organismo una “scarica di adrenalina”, capace di rendere la nostra performance più reattiva e la nostra concentrazione migliore. Un esempio che gli studenti possono aver sperimentato in prima persona è quello dato dal fatto che nei giorni prima di un esame, quando lo stress è maggiore, tendenzialmente si ha un rendimento anch’esso maggiore, dal momento che la paura di fallire determina un’attivazione fisica e cognitiva che si accompagna ad un aumento dell’attenzione e ad un maggiore coinvolgimento. “Lo stress quindi è una reazione fisiologica, non solo normale ma, entro certi limiti, anche utile. – spiega la dott.ssa Scopazzo – Al contrario quando l’ansia diventa eccessiva inizia a diventare controproducente e la performance diminuisce. Quindi, per prima cosa, può essere utile ai fini di un buon rendimento negli studi, non porsi l’obiettivo di eliminare l’ansia ma di normalizzarla ed imparare a mantenerla entro limiti vantaggiosi. Chi fosse totalmente rilassato durante un esame o un incontro sportivo o in una discussione non darebbe il meglio di sé”.
Una situazione in cui l’ansia va per la tangente e si manifesta in modo incontrollato è data dagli attacchi di panico: “Possono essere spiegati come il risultato finale di una erronea interpretazione catastrofica delle sensazioni di per sé benigne legate a questa attivazione. Nel panico i sintomi ansiosi sono essi stessi fonte di minaccia. Dopo il primo attacco di panico il soggetto inizia ad attivare spontaneamente un’attenzione selettiva riguardo le sensazioni temute e i loro prodromi con un monitoraggio continuo e un conseguente aumento dell’intensità soggettivamente percepita, facilitando così l’attivazione del circolo vizioso del panico”. In queste situazioni, il consiglio della dottoressa è quello di ripetersi delle cose diverse da quelle che si è abituati a dirsi durante gli attacchi di panico, come “i sintomi che sto provando non sono pericolosi”, “non rischio di impazzire o di morire”, “sono soltanto estremamente fastidiosi, comuni a molte persone e soprattutto transitori”, “dopo circa 10 minuti passeranno anche senza far nulla”. Quelle relative al percorso universitario sono il più delle volte piccole psicosi facilmente risolvibili. Talvolta, quando ci sono delle caratteristiche genetiche predisponenti che vengono stuzzicate da situazioni ambientali favorevoli, si può passare da una nevrosi ad una vero e proprio disturbo di carattere psicotico. In questi casi, bisogna valicare qualsiasi forma di pregiudizio improduttivo e rivolgersi ad un professionista “perché un supporto professionale adeguato può migliorare il decorso di un disturbo se trattato subito e bene, soprattutto in fasi della vita definite ancora in sviluppo”.
In generale, per tutelare la propria salute mentale è necessario imparare a volersi bene e a prendersi cura di se stessi, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psichico. Bisogna imparare a non recriminarsi troppo per i propri errori passati e al contempo porsi in modo propositivo dinnanzi al futuro, chiedendosi: “Cosa posso fare oggi o domani per fare in modo di non commettere gli stessi errori del passato?”. “Ci si rivolge al proprio medico di base quanto si sente che qualcosa non va sul piano fisico – conclude la dott.ssa Scopazzo – allo stesso modo bisognerebbe imparare a rivolgersi ad uno psicologo quando si percepisce che qualcosa non va sul piano psicologico. Aiuta anche dedicare quotidianamente del tempo non solo ai propri doveri, nello specifico ai propri doveri di studente, ma anche alle cose che ci procurano benessere, che ci fanno stare bene partendo da un riconoscimento delle emozioni che le varie situazioni ci provocano”.
Il servizio di counseling psicologico dell’Università di Catania è interamente gratuito e opera nel pieno rispetto della privacy degli studenti. È possibile ricevere aiuto per far fronte a problematiche di tipo psicologico ma anche semplicemente per ricevere una consulenza su quale percorso intraprendere e a quali servizi o professionisti potersi rivolgere tra i servizi a disposizione sul territorio. Per richiedere un appuntamento di counseling psicologico basta inviare una mail indicando il proprio nome, cognome, Corso di Laurea e recapito telefonico all’indirizzo di posta elettronica counseling.psicologico@unict.it
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