Quando una scelta viene condizionata: storie di universitari che sbagliano

Gennaio 2018. Di ritorno dalle vacanze di Natale, molti studenti del liceo dovranno decidere del proprio futuro - universitario o lavorativo. Si tratta davvero di una scelta facile?

Come altri prima di lei, Gaia consulta un’infinità di volantini e libretti informativi che le sono stati distribuiti nel corso di uno dei tanti showroom universitari ai quali la scuola l’ha fatta partecipare. Ha appena compiuto diciotto anni, sa di essere in dirittura d’arrivo e che a preoccuparla dovrebbero essere gli imminenti esami di maturità nella sua scuola a indirizzo artistico; ma, opuscoli alla mano, conduce una partita a Monopoli contro se stessa nella quale sì, puoi aspirare ad avere Parco della Vittoria, investendo ogni singola banconota nei primi minuti di gioco per recuperarli quando uno sfortunato vi passerà sopra, oppure dovrai accontentarti di Vicolo Stretto, a un tiro di dado dal “via”.

Perché Gaia vuole diventare un’illustratrice, ma dopo una sola occhiata alla retta delle scuole che vorrebbe frequentare risponde con un semplice “non lo so” a chiunque le chieda se ha già dei piani per il prossimo anno. Ciò che quelle persone non sanno è che Gaia, come molti altri prima di lei, sta già pensando a un ripiego.

Che riguardi la scelta di un corso di studi assolutamente lontano da quelle che sono le proprie velleità o anche il semplice fatto d’aver deciso di proseguire con l’università, la pratica del “intanto studio, poi si vedrà” è una delle più frequenti tra i giovani – nonché una delle principali cause di abbandono degli studi.

E se è vero che tutti noi siamo il prodotto della società che ci circonda, lo è ancora di più per un adolescente, che spesso chiede consiglio a chi gli è più vicino. Il parere dei professori e le esperienze maturate negli anni delle superiori sono fondamentali nel processo che porta alla scelta post-diploma, come racconta Chiara, ex studentessa di Giurisprudenza che oggi ha una laurea in lettere classiche: “Mi dicevano ‘tu puoi fare di tutto, allora fa’ qualcosa che per lo meno ti possa dare di più, perché lettere non ti darà nulla’”. Così, contro il parere dei genitori, che tuttavia l’hanno supportata appieno nella sua decisione, Chiara si è immatricolata nell’ex facoltà di Giurisprudenza per poi compilare il modulo per la rinuncia agli studi appena qualche mese dopo.

Quando il mondo tende ad archiviare la frase “non è ciò che voglio fare” come la giustificazione di chi, in fondo, dovrebbe rassegnarsi a essere soltanto un altro paio di braccia rubate all’agricoltura, avere l’appoggio di amici e famigliari può cambiare tutto. È un errore dare per scontato l’appoggio di un coetaneo o una dura reazione da parte dei genitori. Dopo l’ennesimo bidone da parte dei professori dissi a mia madre che non avevo più intenzione di continuare”, Federico, chitarrista ed ex studente universitario. La sua prima immatricolazione in Economia aziendale risale all’anno accademico successivo a quello del suo diploma al liceo classico. Amante del marketing, vuole acquisire competenze nel settore. Ma capisce ben presto di non trovarsi nel percorso più giusto per lui. Cambia radicalmente materia, si iscrive in scienze erboristiche e continua a studiare e dopo tre anni di ottimi risultati, messi in ombra da una pessima organizzazione all’interno del dipartimento, decide di abbandonare tutto per inseguire la sua vera passione. “Mia madre mi disse ‘forse è la cosa migliore, è inutile pagare le tasse a vuoto, la tua strada è la musica’”, ci racconta.

Qualcuno potrà pensare che la sua scelta sia molto rischiosa da un punto di vista lavorativo; ma come una volta ha detto una persona molto saggia “In tempi di crisi come questi, il lavoro scarseggia per chiunque. Quindi fate ciò che più è nelle vostre corde senza pensare al guadagno”. La frase è stata pronunciata dalla professoressa di un liceo scientifico a degli alunni che, di lì a poco, avrebbero dovuto affrontare la prima prova della Maturità. Ciò che la professoressa non sa è che, ad anni di distanza, quegli stessi alunni, ripetono le stesse parole a chiunque, come Gaia, risponde con un preoccupato “non lo so” alle domande sul futuro.

Quindi, a tutti e tutte le “Gaia” del mondo, che guardi quegli opuscoli notte e giorno, non saltare sul primo treno che passa perché non sai dove ti porterà. La vita è fatta di inaspettate svolte e fermate improvvise, ma se hai ben chiara la destinazione non dovrai preoccuparti del tempo che impiegherai a raggiungerla. Prendi un anno sabbatico, viaggia, concediti degli errori, ma non accontentarti mai di un ripiego. Nel mondo non ci sono soltanto “Vicolo Stretto” e “Parco della Vittoria” e se non ci arrivi con il primo lancio di dadi, avrai più fortuna col secondo.

Silvia Di Mauro

Studentessa di lingue, ha fatto della scrittura la sua raison d'être. Dalle recensioni di libri, serie TV e film alla pubblicazione di un libro con lo pseudonimo di Christine Amberpit, si dedica anche alla sceneggiatura e produzione di serie per il web, corti, video musicali e pubblicità.

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