Il “Facebook” dei microrganismi che popolano il nostro pianeta sembra ormai pronto e ha assunto la forma di una vera e precisa mappa globale dei batteri.
L’enciclopedia online Treccani suggerisce la seguente definizione del termine microbioma: “L’insieme dei microrganismi, dei loro genomi e delle interazioni ambientali che questi stabiliscono in un dato ambiente. Si possono identificare m. in ogni tipo di ambiente, come il suolo, l’acqua dolce o di mare, un albero o un animale, e ogni specifico m. potrebbe essere considerato quasi come uno specifico ‘organo’ (…)”.
Sono stati passati sotto analisi ben 28.000 campioni provenienti da fonti molto diversifacate tra loro, prelevati per esempio dall’intestino umano, dalla pelle dei cetacei, dalle acque degli stagni e dal suolo di foreste tropicali. Cercare di capire se esista un legame tra i tantissimi luoghi della Terra, per ricondurre tutto ad un insime: questo è il centro del “Progetto Microbioma della Terra”, che conta al suo interno un team di 300 ricercatori proveniente da più di 160 enti ed istituti.
Sulla rivista Nature sono stati pubblicati per la prima volta i risultati frutto di questa grande collaborazione. Si tratta di un database accessibile a tutti e contenente dati sui batteri e sui loro “parenti”, organismi unicellulari chiamati “archaea”: microbi identificati tramite la mappa dei geni che codificano la molecola chiamata Rna ribosomiale,la quale va a comporre le “fabbriche di proteine” delle cellule, cioè i ribosomi. Ai fini della ricerca l’Rna ribosomiale è stato utilizzato come orologio evolutivo che permettesse di stabilire i legami tra i vari microrganismi affidando a questi ultimi un codice a barre. Da questo primo step sono emerse 300.000 sequenze di Rna ribosomiale uniche. La differenza tra i database elaborati in passato e quello attuale del Progetto Microbioma della Terra è pari alla differenza tra una tradizionale agenda telefonica e e Facebook.
Spiegano inoltre i ricercatori che: “Prima, per mettere in ista la tua sequenza, dovevi scrivercela dentro, e l’elenco conteneva pochissime informazioni sulla sua provenienza e sulle altre sequenze con cui era stata trovata. Ora invece abbiamo una struttura che supporta tutto quel contesto aggiuntivo e che può crescere organicamente per supportare nuovi tipi di domande e intuizioni. I quesiti che possiamo porci ora sono praticamente illimitati. Per esempio, adesso possiamo identificare l’ambiente da cui proviene un campione, nel 90% dei casi, conoscendo soltanto il suo microbioma o le tipologie e le quantità relative dei microbi che ci vivono: potrebbe essere un’informazione molto utile sulla scena di un crimine”.
I passi compiuti dalla scienza nel campo della ricerca sono davvero enormi e al di sopra di ogni aspettativa, soprattutto quando, come in questo caso, possono rivelarsi utili anche in altri ambiti della vita umana.
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