Terza giornata di test d’ammissione per l’Università di Catania: stamani, a partire dalle ore 8.00, le porte de “Le Ciminiere” si sono aperte per accogliere gli aspiranti studenti dei corsi di laurea a numero programmato del DISUM. Secondo le stime, sarebbero 1400 i ragazzi che hanno sostenuto la prova unica per un posto nei corsi di Lettere, Lingue e culture europee, euroamericane ed orientali e Scienze e Lingue per la Comunicazione. LiveUniCT ha raccolto le impressioni di alcuni concorrenti a pochi istanti dalla fine della prova.
Gli aspiranti studenti del DISUM di Catania si sono confrontati con un test ripartito in tre moduli, ciascuno con tempo prestabilito, tra comprensione del testo, ragionamento logico-critico e cultura generale. Vera novità di quest’anno è stata la prova unica: il test è stato infatti programmato, per la prima volta, senza distinzione per la parte dedicata alle lingue straniere, spiazzando molti studenti che ne facevano un cavallo di battaglia.
L’impressione, comunque, è quella di una prova più complessa rispetto alla precedente, che ha lasciato amareggiati non pochi candidati: “È stato un vero errore concepire il test unico – dichiara Sara, che ha concorso per un posto in Lettere – a mio parere le domande avevano poco a che vedere con l’ambito umanistico; l’organizzazione, poi, è stata pessima, con errori assurdi come il voto di maturità o il nome di battesimo del candidato a pochi minuti dall’inizio”. E sulla questione tempo, aggiunge: “La ripartizione dei tempi (prescrittivi per ciascuna sezione del test) è stata squilibrata: i testi di comprensione erano difficili, troppo pochi 60 minuti per questi ed eccessivi 20 minuti per le domande di cultura generale, risolvibili in pochissimo tempo”.
La gestione e suddivisione del tempo sono stati problemi comuni quest’oggi, come spiega anche Carmen, anch’essa propensa per il corso di Lettere: “Bisognerebbe accelerare le procedure, questa lentezza non fa altro che mettere ansia e incide in negativo sulla concentrazione. Inoltre, bisognerebbe lasciare spazio alla gestione personale del tempo, senza limiti prestabiliti, in quanto molte domande erano poco chiare”. La riflessione di Carmen non esclude l’aspetto organizzativo: “Ci hanno avvisato solo a cinque minuti dalla fine, nonché messo troppa pressione più per gli aspetti burocratici che per la prova in sé”. Quanto ad un giudizio complessivo, la ragazza non si sbilancia: “Il test non era impossibile, né una passeggiata; mi aspettavo più domande relative alle conoscenze acquisite nel corso degli studi”.
“Non esisteva una sola domanda di letteratura” – lamenta invece Ludovica. “Troppa geografia ed educazione civica; la parte di comprensione era poco chiara per certi aspetti ed i testi selezionati erano fin troppo complessi sul piano formale” – conclude. In direzione opposta il parere di Roberta: “Mi aspettavo un test più difficile, a dire il vero; la parte di comprensione e le conoscenze generali erano abbastanza fattibili. Potevano lasciarci gestire liberamente il tempo o, quanto meno, ripartirlo meglio sulla parte logica, in quanto era la sezione che a mio avviso poteva mettere in difficoltà”.
Sebbene la maggior parte dei candidati siano classe 1998, come ogni anno non sono mancati anche studenti di anni arretrati. Tra di essi, parla Rachele, classe 1997 e già studentessa del DISUM: “Conoscevo già le procedure del test e a distanza di un anno posso dire che ci sono aspetti positivi e negativi”. La studentessa si è confrontata anche con altre problematiche relative all’organizzazione: “Capisco perfettamente il duro lavoro della commissione ma i tempi di attesa sono infiniti; inoltre, alcuni membri della commissione parlavano a voce alta durante lo svolgimento della prova e questa è stata un’ulteriore difficoltà, al punto che alcuni di noi sono stati costretti a lamentarsi” – precisa la ragazza. Nel suo commento non mancano impressioni sulla prova: “Quello dell’anno scorso era un test davvero basato sulla cultura generale, con domande su varie materie; quest’anno le domande erano troppo vaghe, e il ripasso studio si è rivelato praticamente vano. In compenso, gli esponenti della commissione sono stati più severi ma disponibili alle nostre domande”, conclude.
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