Le trasformazioni in corso nell’ambito dell’industria, dell’informatica, della robotica stanno rivoluzionando il contesto sociale ed economico in cui viviamo, a partire dal mercato del lavoro dove si verifica il declino di professioni storiche, soppiantate da altre maggiormente qualificate e all’avanguardia che rispondono alle esigenze di questa “quarta rivoluzione industriale”. I dati Istat ci rivelano quali sono le professioni vincenti e perdenti.
È noto già da tempo, precisamente dall’avvento della globalizzazione degli anni ’90, la necessità della neonata economia mondiale di professioni altamente qualificate. Ciò vale prevalentemente per i paesi sviluppati, i quali non potendo competere con i prodotti realizzati dai paesi poveri, dove il costo della manodopera è incredibilmente basso, trovano nella alta qualificazione e di conseguenza nell’alta specializzazione dei prodotti l’unica soluzione per sopravvivere e ritagliarsi una fetta in questo grande ed immenso mercato globale. Questo processo ha portato, negli ultimi anni, ad un sempre maggiore sviluppo ed aumento di professioni qualificate nel mercato, comportando un evidente calo di quelle meno qualificate, ancora legate ad un sistema economico, che ormai risulta sempre più obsoleto.
L’indagine “‘Impatto sul mercato del lavoro della quarta rivoluzione industriale” presentata da Giorgio Alleva, presidente del’Istat alla Camera del Senato ha sottolineato ancor di più questa realtà, mettendo a confronto un campione di 27 professioni “vincenti” (in crescita di almeno 20mila unità) e “perdenti” (in calo dello stesso valore) nel mercato del lavoro 2011-2016.
Ad avere la meglio risultano essere le carriere ad alto tasso di qualifiche nel commercio e nei servizi e le professioni intellettuali e scientifiche a elevata specializzazione, mentre diminuiscono le attività del gruppo di artigiani, operai specializzati e agricoltori e dei profili esecutivi di ufficio, come segreteria e contabilità. In dettaglio, le categorie che emergono nel mercato e di cui c’è maggior richiesta sono: le specializzate tecniche (ad alto tasso di qualifiche, competenze tecnologiche e orientate a ruoli di analisi e problem solving), le specializzate non tecniche (intellettuali ma senza particolari competenze tecnologiche), le tecniche operative (manuali e indirizzate all’utilizzo di macchinari) e le elementari (a basso livello di qualifiche).
Secondo i dati Istat , il calo più brusco si registra, invece, per il settore delle costruzioni e per professioni come muratori in pietra, manovali, personale non qualificato dell’edilizia civile, ma anche per professioni associate prevalentemente a mansioni di ufficio, e ciò è dovuto in parte all’automatizzazione e digitalizzazione, talvolta anche a crisi congiunturali dei settori. Infine, ciò che sorprende di più è il fatto che nello stesso periodo mentre tali professioni hanno subito un simile declino, invece, la stessa sorte non ha riguardato le professioni molto elementari, quali gli addetti all’assistenza delle persone, il personale addetto all’imballaggio e al magazzino, i commessi alle vendite al minuto e diverse professioni legate alla ristorazione, che ne sono uscite rafforzate.
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