Continuano gli appuntamenti con Porte Aperte, il programma di iniziative promosso dall’Università di Catania.
Il mito è una fonte inesauribile di possibilità di interpretazioni del presente, delle relazioni tra le cose, i pensieri e il mondo. Anche in una “favola”, leggera e ironica – ma anche un po’ inquietante – come quella raccontata da Andrea Camilleri nel suo romanzo “Maruzza Musumeci” (Sellerio, 2007) ritornano i motivi classici della sirena, del suo canto che uccide, e di una vendetta covata per millenni contro un Ulisse dedicato ai campi.
L’Ulisse (l’anti-Ulisse, in questo caso) disegnato dallo scrittore agrigentino, è Pietro Montandon, attore di grande esperienza e capacità mimetica, che giovedì sera (13 luglio), alle 21, nel Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini, vestirà i panni di Gnazio Manisco e di tutti gli altri personaggi della storia, nella messa in scena di “Maruzza Musumeci – Una storia di terra, di mari, d’ulivi (e di sirene!)” per la regia di Daniela Ardini (produzione Lunaria Teatro), con le scene e i costumi di Giorgio Panni e Giacomo Rigalza.
Lo spettacolo fa parte del ciclo “Nuovo Teatro” organizzato a Catania dall’associazione Teatro della Città e inserito nel calendario di eventi “Porte aperte Unict 2017” che fino al 31 luglio ospita concerti, proiezioni, spettacoli teatrali e letture negli edifici storici dell’Università di Catania.
Gnazio, un contadino che ritorna dall’America per dedicarsi a coltivare la terra, acquista un campo che è come un’isola sull’acqua e decide di sposarsi. La donna di cui si innamora perdutamente è bellissima e canta canzoni meravigliose che solo lui comprende. Da qui si dipanano una serie di eventi sorprendenti che coinvolgono personaggi radicati nella cultura siciliana, dalle più diverse caratteristiche, creati dalla maestria divertita di Andrea Camilleri.
Attraverso il susseguirsi incessante degli eventi, lo spettacolo prende idealmente il pubblico per mano e condurlo in un viaggio attraverso una mitologia rude, selvaggia, sensuale, popolata da Aulissi Dimare, Sirene Catananne, cani feroci ma anche attraverso la poesia, l’ironia e la levità della storia d’amore di Gnazio e Maruzza, fino al messaggio finale dell’immortalità del canto delle sirene racchiuso in una conchiglia che dona l’ultimo conforto a un soldato morente. Il lavoro per l’adattamento del testo ha rispettato la parola di Camilleri, lasciando la fascinazione del racconto, di una lingua misteriosa (terragna e materica, velata e oscura) che dà forma alle cose e suscita nella memoria di chi l’ascolta una serie infinita di echi e di rimandi.
Biglietti: 10 euro / ridotto personale universitario: 7 euro / ridotto studenti 5: euro.
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