Da qualche mese abbiamo detto addio al TFA e dato il benvenuto al FIT, il nuovo percorso di abilitazione per diventare insegnanti che partirà nel 2018. I problemi, però, sono sempre dietro l’angolo e fa discutere, soprattutto nelle ultime settimane, la questione dei 24 crediti che si presenta come l’aspetto più critico di questa riforma.
Per accedere al concorso del 2018, tutti gli aspiranti insegnanti dovranno possedere 24 crediti in materie antropo-psico-pedagogiche (6 CFU in almeno tre dei quattro settori), crediti che quasi nessuno degli studenti – dall’ambito scientifico a quello umanistico – attualmente possiede. Quali sono, al momento, le modalità per acquisire questi 24 CFU? Per chi sta ancora studiando, è possibile tramite l’inserimento di esami a scelta nel proprio piano di studio o tramite crediti extracurriculari. Per gli studenti già laureati, invece, ad oggi, l’unica possibilità sarebbe quella di iscriversi a corsi singoli a pagamento. La questione più spinosa è quella dei neo-laureati e dei laureandi che non hanno la possibilità né il tempo di inserire crediti extra all’interno dei loro piani di studio e quindi di conseguire questi crediti in maniera gratuita. A questo si aggiunge il fatto che i codici SSD validi per considerare questi 24 CFU conseguiti non sono ancora stati resi noti dal Ministero.
Per capire meglio qual è, a livello pratico, la situazione nelle università italiane, abbiamo chiesto ad alcuni studenti cosa e quanto ne sanno di questa riforma e quali, secondo loro, sono le criticità.
Secondo Desiré, studente in Lingue e Letterature comparate all’Università di Catania, la riforma è drammatica ma, tra le novità, il FIT sembra tra le meno disastrose: “il problema ora sta nelle modalità di attuazione di tale sistema, buono sulla carta ma problematico nella pratica”. Per quanto riguarda la questione dei 24 CFU, Desiré ritiene giusto che ogni insegnante debba padroneggiare questo tipo di materie, ma al momento ciò non consente ai neolaureati e ai laureandi di muoversi in tempo, “il che potrebbe essere una sorta di vantaggio burocratico che consentirebbe di smaltire le graduatorie esistenti senza incidere sulla disoccupazione: anziché diminuirla assumendo, la si diminuisce non permettendo l’abilitazione”.
Francesco S., studente in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna, ci dice che “questi 24 crediti da conseguire sono, senza dubbio, l’ostacolo più grosso” e che la riforma non sarebbe poi così male se non vi fosse questo problema. Trovandosi in un limbo tra il primo e il secondo anno di magistrale, la sua situazione è una delle più critiche per chi intende iniziare il percorso FIT. Francesco, però, ci dice che gli studenti si stanno muovendo, in questi giorni, per tentare di arginare il problema. “Conseguire questi crediti a laurea acquisita costa, quindi la proposta principale su cui si discute in questi giorni è quella di fare in modo di farci accordare la gratuità, o quanto meno venire incontro sulla cifra (sempre nel caso che i crediti vengano acquisiti post laurea)”.
A livello locale e nazionale, le associazioni studentesche si stanno muovendo per avanzare delle proposte che possano agevolare gli studenti che vorranno intraprendere questo percorso triennale già a partire dall’anno prossimo. In generale, tra le altre proposte principali e più urgenti ci sono la gratuità degli esami per acquisire i 24 CFU per chi è già laureato o prossimo alla laurea; considerare validi, almeno in questa fase transitoria, tutti gli SSD degli ambiti richiesti; la riapertura dei piani studio per dare la possibilità di modificare i percorsi e gestire i crediti a scelta; e, infine, una moratoria per evitare di andare fuori corso, ad esempio con un semestre bonus.
Sembra, comunque, che da parte di alcuni parlamentari siano arrivate rassicurazioni sul fatto che il decreto attuativo verrà definito prima dell’estate in modo da dare a tutti il tempo di acquisire i CFU entro l’autunno 2018, e sulla definizione di una fase transitoria volta ad agevolare chi dovrà conseguire questi CFU nel minor tempo possibile. Non resta, quindi, che aspettare le novità riguardanti gli SSD e sperare che le proposte degli studenti vengano accolte.
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